martedì 19 aprile 2016

A Bobo Dioulasso a fare il pieno di cultura

Sono andata a Bobo Dioulasso a passare il mio weekend di Pasqua, soprattutto perché avevo bisogno di fare il pieno di cultura, musica, arte.
La settimana della cultura di Bobo è un evento biennale, ormai giunto alla sua diciottesima edizione, che si svolge nei punti focali della cittadina e alla Maison de la Culture, un amplissimo e sfarzoso politeama in cui per un attimo dimentichi di trovarti nel quinto paese più povero al mondo.
La SNC è per la precisione un concorso, in cui danza, artigianato e gastronomia si sfidano in pool di artisti che si impegnano per guadagnarsi il podio, e un riscatto sociale.
Ho trascorso tre giorni in giro per la città, alla ricerca di concerti reggae e djembettisti di tutto rispetto. Non avevo una meta, e io e gli altri ragazzi in servizio civile, con gli amici locali, abbiamo deciso di farci trasportare dall'istinto, più che dal programma della manifestazione.
La cerimonia di apertura è stata lunghissima, in linea con gli eventi burkinabé, e la disillusione l'ha fatta da padrone. Tre ore sotto il sole allo stadio di Bobo, aspettando di vedere corpi neri in movimento e sudore alle stelle. Invece, una piccola sfilata equestre, un defilé di maschere tipiche, e un saluto veloce delle autorità e del ministro dello sport, e alle 18 già il pubblico liberava lo spazio degli spalti.
La maggior parte degli eventi degni di nota si sono svolti alla Maison de la culture: nel pomeriggio si sfidavano troupe artistiche di giovani e bambini, che già in tenera età suonano con maestria il balafond (lo strumento tipico burkinabé, simile a uno xilofono) e lo djembé. Mi ha colpito il modo di suonare di questi ragazzi, sempre con il sorriso, sempre guardandosi gli uni con gli altri, come per condividere fino all'ultima goccia di gioia che quel momento regala. Ancora una volta, artisti che suonano non per il pubblico, ma per la comunità di cui fanno parte, per loro stessi.
E poi, corpi muscolosi che saltano come delle cavallette, che sembrano non sentire lo sforzo del battito continuo dei piedi sul palco. Ritmi tribali che non puoi non sentire fino allo stomaco, che non puoi non seguire, complice anche l'eleganza dei costumi tradizionali.
Ogni esibizione contrappone i vari gruppi etnici, ed è curioso osservare come ciò che accomuna lo spirito artistico africano, al di la delle peculiarità locali, è il medesimo senso di concezione dell'ensemble musicale, dove non ci sono assoli, e dove l'incitazione dell'altro è elemento fondamentale.
Altro aspetto caratteristico, la fiera: all'interno della sede della SNC, a pochi metri dallo stadio di Bobo, ho trascorso due piacevoli orette tra guaritori tradizionali che proponevano rimedi contro qualsiasi male fisico, creme miracolose, e oggettistica di vario tipo. Non ho acquistato nulla, data la scarsa qualità, ma è stato comunque interessante visitarla. Più avanti, all'Ecole Tougouait, numerosi stand proponevano oggettistica e piatti tipici delle varie etnie del Burkina, nonché di alcuni paesi dell'ECOWAS. Ho comprato una tisana contro la malaria e il mal di pancia, e ho gustato deliziose brochette di carne intinte nella salsa maionese; come dolce, una bouillie di miglio e cereali.

Elisa Chiara
Casco Bianco ProgettoMondo Mlal
Burkina Faso

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