giovedì 13 novembre 2014

IL LIBRO: "PortAperta a La Paz. Dalle Ande, una rete di speranza"

Coriandoli e tamburi degli splendidi carnevali boliviani, i colori struggenti delle albe e i tramonti infuocati sulle Ande, il serpeggiare scosceso delle strade verso la selva. Ma anche tanto dolore e tanto amore, nel Sud America di Che Guevara, Monsignor Romero, Lula, di Videla ed Evo Morales, che non risparmia a nessuno emozioni di alto voltaggio.
È questa la storia di Riccardo Giavarini, il volontario storico del Mlal che vive in Bolivia ormai da quasi quarant’anni, raccontata nel libro fresco di stampa “PortAperta a La Paz. Dalle Ande, una rete di speranza”, a cura di Gisella Evangelisti.
Un racconto che si snoda come un “Quipu”, l’insieme di cordicelle annodate usato dagli Incas per trasmettere messaggi e numeri, con oltre 8 milioni di possibili combinazioni. Alla cordicella-base della storia personale si intreccia la cordicella delle voci dell’America Latina e dell’Italia. Di sottofondo, una terza cordicella riporta note canzoni e balli andini.
“Il bene ostinato” di Paolo Rumiz ha definito la storia e l’impegno di tanti volontari italiani che hanno dedicato qualche anno della loro vita a lavorare in mezzo alla gente di sperduti villaggi o caotiche città nel Sud del mondo, inseguendo un ideale di giustizia.
In “PortAperta a La Paz” si parla di uno di loro, il “nostro” Giavarini appunto, che arrivato ventenne sull’altipiano boliviano, si è identificato con chi ci vive, tanto da decidere di rimanerci per far diventare realtà tanti sogni considerati impossibili.

Originario di Bergamo, Riccardo Giavarini è padre di 5 figli avuti dall’altrettanto battagliera moglie boliviana, Berta Blanco.
Ma per più di 30 anni è stato cento volte padre dei giovani indigeni Mosetenes che rivendicano il rispetto per la terra e la foresta in cui sono nati e cresciuti, dei minatori di Potosì, degli scioperanti di Cochabamba, dei campesinos delle Ande, dei giovani detenuti di La Paz che lo hanno battezzato boliviano "de oro".
Giavarini, che nel 2011 è stato nominato volontario dell’anno Focsiv, in questi anni è arrivato dove neanche la cooperazione italiana può.
Conquistando la fiducia della Diocesi di El Alto, ha avviato attività personali di sostegno e accompagnamento anche quando mancavano i fondi internazionali, riuscendo a vincere una grande sfida con l’inaugurazione del primo Centro di rieducazione minorile della storia boliviana, Qalauma, oggi un programma pilota di ProgettoMondo Mlal riconosciuto dal governo boliviano e sostenuto dal nostro governo italiano e dall’Unione Europea.

Gisella Evangelisti dal 1985 si trova in America Latina come coordinatrice di progetti di promozione sociale e culturale, e come consulente dell’UNICEF. Ha esperienze di lavoro sul campo in Ecuador, Perù, Brasile, Paraguay e in vari paesi del Centro America. Esperta di cooperazione internazionale, ha sempre avuto una particolare attenzione ai problemi della donna e a quelli dei popoli indigeni dell’Amazzonia peruviana. Ha curato una serie di pubblicazioni educative in Italia e in America Latina, parecchi articoli per riviste specializzate, un CD-rom sui popoli indigeni … Di tutto il suo lavoro ricordiamo in particolare, perché in qualche modo si avvicina a questo, il volume “La luna grande dietro le montagne” uscito tempo fa sulla figura di Vittoria Savio, volontaria che opera a Cuzco in Perù con le “trabajadoras dell’ hogar”.

I proventi dalla vendita di questo volume, che può essere acquistato anche contattando Mlal Onlus allo 045.8102105 o scrivendo a info@mlal.org, saranno destinati ai progetti di Riccardo in Bolivia.

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