lunedì 13 ottobre 2014

Bolivia, arte tessile in mostra

Gli artigiani sono venuti da tutta la Bolivia, non solo con i loro prodotti tessili tipici, ma anche con i loro vestiti, cappelli e sandali, diversi per ciascuna comunità. C’erano telai orizzontali e verticali, telai alla cintura e a pedali, nonché donne e uomini che filavano la lana. Una fantasia di colori incredibile.
A fine settembre, come ProgettoMondo Mlal, in collaborazione con l’Asociación Villa San Antonio de Qutapiqiña (AIQ), già nostro partner locale nel Progetto “Qutapiqiña”, abbiamo partecipato con il nuovo Progetto “Tessendo Culture” al 5° Incontro di Arte Tessile Indigena Originaria – “Tessendo l’anima dei popoli” – promosso dal Ministerio de Culturas y Turismo e organizzato dalla Fiera a La Inversa.
Personalmente, come Casco Bianco ProgettoMondo Mlal, nei primi due giorni ho aiutato l’Aiq nella vendita dei prodotti artigianali (sciarpe, guanti e cappelli di alpaca, nonché lana grezza e lana filata) e cercavo di dare risposte alle tante domande che la gente ci poneva sull’Associazione.
Accanto al nostro stand c’era un gruppo del Beni (Amazzonia) che realizzava prodotti con fibre vegetali: archi, frecce, cappelli, porta oggetti, ciotole, prodotti di ogni tipo.
E se l’artigiana dell’Aiq spiegava loro come i fili di alpaca potessero avere diverse dimensioni, loro spiegavano a noi come anche i fili delle piante potessero essere gli uni diversi dagli altri. Sempre la stessa artigiana ogni tanto prendeva una sciarpa e la sbatteva energicamente sugli altri capi. Io, stupita, gli ho chiesto il motivo: “è per scacciare la sfortuna”, mi risponde, in altre parole, per vendere molto.
Sull’altro lato, invece, c’era un altro stand di Apolobamba, le Bartolina Sisa di Pelechuco. Qui, oltre ai prodotti tessili, avevano collane, braccialetti e penne decorate.
Mi aiutavano traducendo dall’aymara e si mettevano in posa per farsi fotografare, contentissime di mostrare ai passanti le loro creazioni. I bambini seguono dovunque i loro genitori perché qui non esistono i nonni a cui lasciarli (lavorano anche loro!) o gli asili. Eppure si comportano bene, eccezion fatta quando le matasse di lana di alpaca finivano… nella minestra.
Per non lasciare lo stand incustodito, al momento del pranzo le “hermanitas” facevano a turno, e per la prima volta le ho osservate nella preghiera mentre, sedute in terra (sopra il suo awayo), prima di mangiare, fanno un ringraziamento alla Pachamama (la Madre Terra).
Nel frattempo l’artigiano del Beni finiva di costruire un flauto e provava a suonarlo, così durante il pranzo potevamo ascoltare una musica migliore di quella proposta dal Comune.

Eleonora Falchetti
Casco Bianco in Bolivia
Progetto Qutapiqiña

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