venerdì 6 settembre 2013

Un viaggio come un meraviglioso film

È stato particolarmente difficile raccogliere le prime parole per scrivere queste poche righe di impressioni sul mio viaggio in Guatemala. Non che io non trovassi le espressioni giuste, o non avessi idee, o mi mancasse l’ispirazione. Volevo solamente tardare il più possibile l’inevitabile momento in cui mi sarei trovato davanti alla mia pagina bianca, da solo, nel mio melanconico alone di memorie, a lasciar fluttuare i mille ricordi di questi indimenticabili attimi andati, quegli istanti di gioia, di serenità e di pace, ognuno collegato a innumerevoli immagini, quasi a dover formare dei brevi video, piccoli clip della mia mente sigillati in dei cassettini nella memoria ed estraibili a comando.
Ma poi mi è bastato un click per tornare in quel paradisiaco posto. Un click per rivedere di nuovo i paesaggi mozzafiato di quel Paese, i suoi tramonti, i suoi laghi, i suoi vulcani, le sue piramidi maya; per potermi ritrovare nuovamente davanti al disarmante sorriso di una bimba che, superando le proprie diffidenze, accetta da un gringo (uno straniero bianco) una caramella all’arancia; per ritrovare le speranze di un mondo migliore impresse con una matita nel disegno di un bambino, e per sbattere davanti a quel tremendo slogan, “urge mano dura”, con sotto quel pugno chiuso, serrato, quasi a bloccare tante speranze.
Altre volte mi ritrovo io stesso all’interno del mio stesso video mentale, come un attore che interpreta una parte, magari a giocare una partita di calcio Guatemala-Italia sotto una battente pioggia, ridendo a crepapelle con tutti gli altri dopo essermi strappato completamente i pantaloni per un buffonesco scivolone a terra.
Mi rivedo a bordo di quel furgoncino, a cantare a cappella Fra Martino, a ridere e scherzare per delle battute sceme, a giocare interminabili tornei di briscola con il profe, o a chiedere all’autista Freddy, intento a salvarci le chiappe durante un hollywoodiano inseguimento armato, se avesse voglia di un panino.
Riesco ancora a rivedermi sul bordo di quella piscina, seduto con tutti gli altri ad ascoltare le incredibili storie di vita di Freddy e della sua famiglia, storie di persone forti che non hanno mai abbandonato la speranza, anche a un passo dalla morte: gente determinata e convinta che questo mondo pieno di contraddizioni si possa cambiare.
Interrompendo il mio flusso di coscienza prima di apparirvi troppo noioso, concludo ringraziando in particolar modo Beppe che mi ha dato la possibilità di fare un’esperienza magnifica che credo possa diventare un punto di svolta della mia vita, e tutte le persone straordinarie che ho avuto modo di incontrare in questo mio meraviglioso viaggio.

Gabriele Frascaroli

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