lunedì 30 settembre 2013

Democrazia: una parola uguale per tutti?

ProgettoMondo Mlal e Cisv, due ong impegnate da circa 50 anni in progetti di cooperazione internazionale, hanno partecipato all’ultima edizione del Festival del Diritto che si è concluso il 29 settembre a Piacenza, per intervenire sul tema “Democrazia dell’altro mondo”.

Le reminiscenze di scuola, e qualche fugace ripasso sui testi di storia e di filosofia politica, danno il là alla nostra vicepresidente Ivana Borsotto per intervenire con una puntuale riflessione.
Ricordando infatti quanto il concetto e la pratica della democrazia siano variate nel tempo e che la democrazia degli antichi era molto differente da quella dei moderni, (quella Greca da quella dei Comuni del 1200, da quella della Rivoluzione francese e da quella dell’Ottocento e così via fino ai giorni nostri), Borsotto sottolinea quanto il concetto e la pratica della democrazia siano variabili anche in questi nostri tempi.
Oggi la democrazia sembra presentarsi come un set di vestiti. C’è quello rappresentativo, quello popolare, quello partecipativo, e quello assembleare. C’è quello plebiscitario e quello diretto, c’è quello esportabile e quello esclusivo ed elitario. Nei nostri giorni, per non pochi pensatori, il legame sociale non è più pensato o pensabile come un contratto razionale, come un sistema di regole, di norme e di procedure, capace di produrre e garantire un ordine. Piuttosto si tratta di un legame freddo, poco appassionante , un po’ ragionieristico e poco “cool”, come una democrazia per così dire oggettiva.
Al contempo, però, emergono dubbi sulla capacità della democrazia rappresentativa di affrontare con efficienza e in modo sostanziale i problemi delle trasformazioni strategiche, economiche e sociali a scala mondiale. E questo, o meglio anche questo, spiegherebbe l’apatia, la disaffezione, la sfiducia , gli astensionismi.
Al contrario, il legame sociale si starebbe configurando - per il ritorno della passione e delle passioni - come un patto emozionale, fondato sulla sensibilità, sulle amicizie, sui sentimenti pubblici , sulle affinità elettive, anche dei blog e dei social network, come una democrazia per così dire soggettiva.
Oggi le passioni sembrano animare grandi e piccole piazze di tutto il mondo con una intensità che da decenni sembrava perduta , pur tra contraddizioni e disordini e con esiti incerti. Ci si può quindi domandare quali siano le condizioni costitutive della democrazia , quali le costanti e quanto essa stessa possa cambiare. E ancora quale ne sia l’utilità, effettiva o percepita, per l'affermazione dei diritti politici, civili e sociali di tutti i cittadini e come strumento contro la povertà e la diseguaglianza oppure la sua criticità come attrito per processi decisionali che i tempi moderni richiedono sempre più tempestivi. Ci si può domandare se la democrazia presupponga l’assenza o la chiusura dei conflitti , o sia piuttosto un modo di valorizzare e ricomporre i conflitti. Si tratta di interrogativi di orizzonte molto ampio, ma di continua attualità.
Da un lato, infatti, negli ultimi decenni il numero degli Stati Sovrani si è quadruplicato ed è aumentata sensibilmente la percentuale di Paesi democratici: nei primi anni '70 era democratico il 20% dei regimi, incidenza che in questo primo decennio del 2000 ha superato il 50%. La democrazia si è spostata dal Nord, a Sud e a Est. Dall’altro, si sottolineano i crescenti limiti alle sovranità nazionali e si considerano nuove forme di governance, nuovi processi di partecipazione popolare e di formazione del consenso.
Si tratta di interrogativi che abbiamo pensato di cominciare ad affrontare domandoci se la democrazia sia, o sia ancora, uguale per tutti. Oppure se sia diversa, e sotto quali profili, in realtà diverse”.

ProgettoMondo Mlal e Cisv - impegnate nella promozione dei diritti umani, nel rafforzamento istituzionale, nel sostegno all'attivismo civile, nell'istruzione e, in una parola, in alcune componenti essenziali della democrazia in America Latina e Africa – non possono interrogarsi sul tema se non ascoltando la voce, le ragioni e le emozioni dei protagonisti della costruzione sociale e culturale della democrazia.
Conclude Borsotto: “Noi non realizziamo progetti “per”, ma progetti “con”. Le nostre attività di cooperazione sono elaborate e realizzate in piena collaborazione con le associazioni e le comunità locali, nella speranza che la democrazia possa essere affermata anche con un piccolo cambio di preposizione. La nostra voce è quindi quella della pratica della democrazia, che ne verifica e ne convalida la grammatica”.

Qui sotto le interviste da Haiti e dal Perù.
La prima è stata fatta a Suzy Castor, docente, storica e attivista per i diritti umani, che nel 1986 ha fondato il Cresfed, Centro per la Ricerca e la Formazione Economica e Sociale allo Sviluppo di Haiti.
La seconda dà invece voce a Francisco Ricardo Soberón Garrido, storico difensore dei diritti umani e attivista in Perù. Nel 1983 ha fondato Aprodeh, associazione nata proprio per la difesa dei diritti umani nel paese andino.





1 commento:

  1. Anonimo2.10.13

    Bella lezione di democrazia, da chi la democrazia ha dovuto guadagnarsela con lacrime e sangue. Bella lezione per noi che la democrazia la percepiamo come una evidenza assodata, scontata, dovuta. Non sempre è così; può non essere così per sempre. Marialuisa

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