venerdì 6 settembre 2013

C'era una volta il Paese del mondo migliore

C’era una volta un Paese bellissimo, pieno di cultura vitale e radici fresche, dove le differenze non esistevano e tutti vivevano in pace.
Sarebbe magnifico poter aprire una riflessione di viaggio sul Guatemala in modo tanto idilliaco, ma per quanto il Paese serbi in sè paesaggi mozzafiato e radici culturali a mio avviso immortali, le disparità e la violenza sono tangibili in ogni angolo e strato della realtà sociale.
Ancora oggi si possono annusare nell’aria i rimasugli di una violenza perpetuata nel corso degli anni, di una crudeltà così spietata da far pensare alla gente che basti un secondo, un solo battito di palpebre per veder sparire i propri figli, le proprie donne,i propri cari, portati lontano da persone ignobili, lontani dal mondo, da chi amano, dalla vita stessa.
Una realtà come questa non può che uccidere i sogni di chiunque: i nonni hanno ancora la paura negli occhi, gli adulti si sono arresi ancor prima di iniziare a combattere, e gli unici a cui resta uno spiraglio di sogno sono i ragazzi, bambini e adolescenti con sguardi penetranti che, mentre ti guardano, sembrano dire “io ce la farò, e se non ce la faccio almeno ci provo”.
La difficoltà più grande, senza dubbio, sta nel tenere sempre accesa questa minuscola fiamma, sperando che presto evolva in un grande fuoco: l’incendio dilagante del riscatto sociale e di altre possibilità, che non devono per forza essere gli stereotipi imposti dalla macchina mediatica che anestetizza menti e coscienze quotidianamente (poichè ben sappiamo quanto una massa ignorante sia funzionale al potere), semplicemente “altre possibilità” di un futuro migliore.

Martina Veronese

Nessun commento:

Posta un commento