venerdì 29 marzo 2013

Mozambico: "Migliorare il sistema delle carceri"


"Sistema di governo e carceri mozambicane vanno migliorate". A dichiararlo, in un'intervista al giornale Verdade On line è Francesco Margara, coordinatore per ProgettoMondo Mlal del programma Vita Dentro, nato per migliorare la condizione dei detenuti, soprattutto giovani, nella provincia di Nampula. Un'esigenza dettata non solo dalle condizioni di vita dei detenuti, ma anche dalla discriminazione che sono costretti a subire dalla società, una volta usciti di progione e ritornati nelle comunità di rifeirimento.

Che cosa è ProgettoMondo Mlal?
ProgettoMondo Mlal è un'organizzazione non governativa italiana, impegnata nella provincia di Nampula dal 2002. All'inizio, abbiamo lavorato con la Caritas in materia di diritti umani, in particolare per le persone con poca conoscenza della cultura giuridica, specie detenute.

Qual è il vostro obiettivo?
Puntiamo a migliorare le condizioni di base dei prigionieri nella provincia di Nampula, dove lavoriamo in particolare nella Penitenziaria Industriale e nel Carcere femminile, che si trova in una zona chiamata Rex, oltre alla Prigione Provinciale di Nampula. Mi preme rilevare che ci dedichiamo in particolare ai giovani detenuti, dai 16 ai 21 anni, in Mozambico.

Cosa ha motivato la scelta della provincia di Nampula per svolgere le vostre attività?
Dopo un attento studio, abbiamo scoperto che la provincia di Nampula ha il più alto numero di casi penali in Mozambico, quindi abbiamo concentrato le nostre attività per i detenuti, perché eravamo preoccupati per la loro situazione. Abbiamo ideato un progetto in grado di garantire il rispetto dei loro diritti umani, e progettato strategie che ci permettano di vivere a contatto con chi vive in carcere, che ha così potuto comprendere noi e il nostro lavoro. All'inizio si è trattato di scegliere detenuti di buona condotta, spiegando loro come comportarsi e come evitare conflitti con gli ufficiali penitenziari. Piano piano abbiamo guadagnato forza introducendo diversi pacchetti formativi, puntando molto sull’aspetto culturale con gruppi di teatro, musica, squadra di calcio, e tutte le altre attività che possono creare un momento di svago.
Puntiamo molto anche sull’istruzione, impegnandoci per il recupero dei giovani detenuti insieme al Servizio Nazionale delle Prigioni (SNAPRI), l'Università Cattolica del Mozambico (UCM), UNILÚRIO, Caritas e l’Istituto per assistenza legale (IPAJ).

Che cosa è stato fatto in concreto per il bene dei detenuti?
Abbiamo un programma basato sull’ "arte terapia", che serve per aprire le menti dei detenuti, farli divertire e creare spazi abitativi degni durante la loro permanenza negli istituti di detenzione. Ciò che spesso accade nelle carceri del Mozambico è che molti reclusi non vivono davvero la propria vita, e questa si riduce a una condizione di inutilità. Partecipando al nostro programma, invece - che prevede anche attività come agricoltura e allevamento di polli - non sono obbligati a pensare troppo alla situazione in cui si trovano.
E’ per questo che abbiamo formato "Anamawenchiwa", un gruppo musicale che ha partecipato a numerosi festival, in particolare il Tambo Tambulani Tambo a Pemba, provincia di Cabo Delgado, il Festival della cultura di Beira, il Festival dei Giochi tradizionali a Lichinga e il Festival di musica tradizionale di Ilha de Moçambique. Oltre a questo ensemble musicale, è stato formato un gruppo teatrale che ogni settimana viaggia nelle carceri distrettuali della provincia di Nampula.
Abbiamo poi aiutato nel reinserimento sociale i detenuti che hanno finito di scontare la pena, soprattutto per renderli capaci di realizzare attività generatrici di reddito e gestire il proprio auto-sostentamento, smettendo così di commettere crimini. Il risultato sono fabbri, falegnami, elettricisti, muratori, operatori turistici, idraulici e agricoltori, formati con corsi riconosciuti dall'Istituto Nazionale del Lavoro e la Formazione Professionale e finanziati da ProgettoMondo Mlal attraverso i fondi dell’Unione Europea.

Quanti detenuti sono stati formati fino ad ora?
Finora abbiamo formato più di 200 persone che sono già fuori dalle loro celle e che stanno svolgendo attività produttive nelle loro comunità d’origine. Ciò che vogliamo è che gli ex-detenuti non vengano emarginati dalla società a causa della mancanza di conoscenza di alcune attività. La loro formazione inizia in prigione e sono accompagnati fino al ritorno nella comunità. Così abbiamo promosso seminari su salute, educazione civica, comprese le leggi che li difendono e li condannano e l'istruzione. Quest'anno sono 500 le persone che sono state coinvolte nelle attività.

Chi si occupa delle formazioni ai detenuti?
La nostra equipe è formata da professionisti di livello superiore in diversi settori, quali la sanità, l'istruzione, il commercio, l'agricoltura, l'allevamento dei polli e l'imprenditorialità. Essi lavorano dentro e fuori delle carceri.
Dopo l'uscita dal carcere, gli educatori accompagnano gli ex-detenuti per presentarli alle autorità locali, in modo che non vengono respinti dalla comunità per il timore che commettano nuovi reati. Lo facciamo perché in Mozambico esiste una cultura di esclusione sociale nei confronti delle persone che escono di prigione.
In questo momento stiamo dando assistenza a 30 ex detenuti per il loro reinserimento nelle comunità, e anche se non facciamo miracoli, ci sono utenti che decidono di non ritornare a commettere reati. Coloro che seguono i nostri consigli riescono a formare famiglie, continuano a studiare e sviluppano le loro attività produttive.

Esiste l’emarginazione degli ex detenuti nella società mozambicana?
Sì, dopo che un cittadino rimane a lungo in carcere, la sua reintegrazione nella società non è facile. La comunità non ne vuole sapere di lui, afferma che è un criminale, non importa che abbia scontato la sua pena. Sostiene che non si può vivere con gli altri senza correre il rischio di trasmettere loro "un comportamento deviante". Questo è il motivo per cui seguiamo il detenuto dopo il suo rilascio, oltre a finanziare i corsi professionali.

Ha parlato giovani detenuti in Mozambico, quanti sono detenuti nelle carceri in cui promuovete le vostre attività?
In questo momento lavoriamo con 200 giovani detenuti. Con la nostra presenza nelle carceri, si crea uno spazio che noi chiamiamo "Prigione Scuola" dove hanno celle separate dagli adulti, si rinuiscono durante il tempo libero o durante l’ora d’aria. Il nostro sforzo è evitare, per quanto possibile, l'interazione tra giovani e adulti detenuti.
Nel 2006, nella Penitenziaria Industriale di Nampula esisteva solo la sesta classe (equiparabile alla nostra prima media) mentre ad oggi siamo arrivati ad avere l’undicesima, e il prossimo anno si arriverà alla dodicesima. Questo è stato uno dei più grandi successi ottenuti in tutti questi anni, perché ora tutti i giovani detenuti (200 in totale) frequentano la scuola, senza dimenticare che anche gli adulti hanno la stessa possibilità di studiare.
I certificati vengono rilasciati dal Ministero della Pubblica Istruzione. Purtroppo devo riconoscere che alcuni giovani non hanno l'età minima imputabile di 16 anni, come a norma di legge in Mozambico. Alcuni di loro, infatti, hanno 14 o 15 anni e sono detenuti perché non hanno un documento identificativo che permetta loro di dimostrare la loro età reale. Questo è un problema in un paese dove è normale trovare persone che raggiungono l'età adulta senza mai aver posseduto un documento di identità valido.

Chi finanzia la realizzazione delle vostre attività?
Abbiamo avuto due progetti fino ad oggi, il primo finanziato dal Ministero degli Affari Esteri italiano, il secondo dall’ Unione Europea. Per la realizzazione abbiamo avuto un finanziamento di circa € 800.000, che ha consentito l'introduzione di corsi di formazione professionale per i detenuti, la promozione delle attività agricole e di allevamento di polli e l'installazione di postazioni sanitarie all’interno degli istituti penitenziari.

Cosa si produce nei centri aperti di Itocolo e Rex?
Abbiamo a disposizione circa 500 ettari di terreno, dove produciamo vari prodotti agricoli come mais, ortaggi, manioca, alberi da frutta e dove facciamo allevamento di polli. In questi campi lavorano solo detenuti che poi usufruiscono del risultato che viene destinato al miglioramento della loro dieta.
L'anno scorso abbiamo fornito alimenti per circa due mila persone nel corso di otto mesi con due pasti al giorno, cosa che non accadeva prima, quando avevano diritto a un solo pasto al giorno. Nel centro aperto nella zona Rex, abbiamo creato un nucleo di produzione di polli, gestito da quattro donne detenute. Questo ha migliorato la loro dieta. Ora mangiare pollo due volte a settimana è, di fatto, una realtà.
Con i fondi del progetto abbiamo inoltre finanziato tre cicli di produzione di poco più di 500 polli e tutti gli utili sono stati utilizzati per aumentare lo spazio a disposizione e per ripartire con altre produzioni. Da tre mesi stiamo producendo tra i 600 e i 700 polli, che sono destinati al mercato locale e all'alimentazione delle detenute.

I diritti dei detenuti sono violati nelle carceri della provincia di Nampula?
Da quando ProgettoMondo Mlal ha iniziato a lavorare in questa città, le cose sono migliorate in modo significativo. Le violazioni sono sempre esistite, non è colpa di qualcuno in particolare, ma piuttosto è il sistema di governo del paese che non è giusto. Bisogna capire che quando si parla di violazioni dei diritti umani delle persone, non ci si riferisce solo ai maltrattamenti o alla mancanza del diritto di parola, ma si deve guardare alla mancanza del rispetto delle procedure rispetto alle leggi esistenti. Ancora una volta dico che sono il sistema di governo o le prigioni a dover essere migliorati, non le persone.

Quali sono le condizioni di vita nelle celle della provincia Nampula?
Per quel che ho potuto vedere esiste il problema del sovraffollamento, ma non è una situazione preoccupante. Le condizioni più precarie sono nei carceri distrettuali dove, oltre al sovraffollamento, esistono problemi per le condizioni igieniche precarie, che richiedono un intervento immediato.

Quali sono i prossimi passi di ProgettoMondo Mlal?
Come ho detto all'inizio, dopo aver completato il progetto "Vita Dentro", nell’ambito dei diritti dei detenuti, stiamo cominciando un nuovo progetto coordinato dal Centro di Ricerca Konrad Adenauer, la cui missione sarà quella di eseguire una ricerca sulla situazione della componente sociale di megaprogetti che svolgono le loro attività in Mozambico. Vogliamo portare tutti coloro che sfruttano le risorse naturali a lasciare un'eredità che può segnare tutti i mozambicani e coloro che un giorno verranno a visitare questo paese.
Vogliamo anche fare una ricerca che promuova la questione della responsabilità sociale in Mozambico, che mira a richiamare l'attenzione delle autorità governative, al fine di dare un contributo in un ambito purtroppo molto nuovo nel paese.

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