martedì 15 gennaio 2013

Haiti: Impluvium per mangiare più frutta e verdura

(Mirco Bellagamba da Papaye) - Nel pieno della stagione secca haitiana, sono già 40 giorni che nella zona di Hince, altipiano centrale dell'isola caraibica, non cade una goccia di pioggia. Stando alle previsioni la siccità durerà ancora 3 mesi, tanto che anche i ruscelli si stanno prosciugando.
Il Progetto Piatto di Sicurezza è quindi pronto alla realizzazione di due impluvium: due sistemi per la raccolta di acque piovane che permetteranno di immagazzinare nelle cisterne di 100 m3 ciascuna, l’acqua necessaria per irrigare.
Le scorte di acqua raccolta nella stagione delle piogge permetterà così di coltivare ortaggi per più mesi , da dicembre a agosto, dando la possibilità ai contadini di realizzare fino a due cicli produttivi. Una stagione più lunga vuol dire aumentare considerevolmente la produzione di pomodoro, peperoni, cavoli, insalata, cipolle, porri e peperoncino.
Inoltre l’acqua immagazzinata ci aiuterà a migliorare le produzioni di yucca,patata dolce, e della frutta ( manghi,arance, pompelmi, avocadi, papaye e banana), produzioni fortemente colpite dai lunghi periodi secchi.
Intanto, 3 anni dopo il terremoto ad Haiti, la situazione degli alloggi nel paese resta devastante, con centinaia di migliaia di persone che si trovano ancora in rifugi precari. Secondo le testimonianze raccolte da Amnesty International, le condizioni di vita nelle tendopoli stanno peggiorando: si registra una forte difficoltà di accedere all`acqua, ai servizi igienici e ai sistemi di raccolta dei rifiuti, circostanze che hanno contribuito alla diffusione di malattie infettive, come il colera.
Come se non bastasse essere esposti all`insicurezza, alle malattie e agli uragani, molte persone che vivono nelle tendopoli sono costantemente a rischio di essere sgomberate con la forza.
Dopo il terremoto, infatti, oltre 60.000 persone hanno subito sgomberi forzati dalle tendopoli.
Sempre secondo Amnesty, le iniziative del governo di Haiti sembrano più interessate a impedire alle vittime del terremoto di vivere in luoghi pubblici piuttosto che a fornire loro alloggi sicuri.
La partenza degli attori umanitari dall'isola e la diminuzione dei finanziamenti hanno infine peggiorato le condizioni di vita nelle tendopoli. Solo una piccola parte dei fondi promessi dai donatori è stata assegnata a progetti edilizi. Per conto nostro, un primo traguardo lo abbiamo raggiunto, con la costruzione, nell'epicentro del terremoto a Léogane, della scuola comunitaria Les Abeilles d’Aspam, prevista dal programma di ricostruzione “Scuole per la rinascita”.

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