mercoledì 22 agosto 2012

Nampula, tra povertà e delinquenza

Imparare a vivere a Nampula non è così semplice e immediato.
Quando sono arrivata, quasi tre mesi fa, non riuscivo minimamente a percepire come fosse la realtà. Accolta da volti che subito si sono rivelati amici, ho vissuto il primo periodo in una sorta di bolla di sapone, protetta e rassicurata. La mia mente e i miei occhi assorbivano e incameravano tutto quello che mi circondava indistintamente e i rumori avevano tutti lo stesso valore.
Con il passare delle settimane ho però iniziato a distinguere i profumi dagli odori, i suoni dai rumori e gli sguardi semplicemente curiosi da quelli decisamente poco innocenti.
Camminare per le strade può essere un rischio e anche guidare la macchina con i finestrini abbassati è comunque un invito rivolto a coloro che sfidano la sorte tentando di sottrarre borse, portafogli o qualsiasi oggetto di valore a chi è distratto e magari preso a chiacchierare.
Le regole base per non andare incontro a un potenziale “assalto”, sono quindi ferree: non indossare oggetti che luccicano, tenere la borsa a tracolla, girare con pochi soldi e solo con le copie dei documenti (gli originali è meglio lasciarli a casa). Anche il cellulare è meglio non dia troppo nell’occhio e sia di quelli poco sofisticati e basilari e, se possibile, è meglio essere sempre in compagnia.
Quando qualcuno tenta di sottrarti la borsa per la seconda volta in 3 giorni e al contempo senti di altri racconti simili, pensi a quanto sia importante fare prevenzione e investire tempo e denaro in progetti come quello che ProgettoMondo Mlal sta portando avanti in Mozambico, Vita Dentro, per lavorare a fianco dei detenuti e migliorare le loro condizioni di vita all’interno delle carceri favorendone anche il reinserimento sociale.
A convincerti, più delle statistiche, è proprio il fatto di vivere sulla tua pelle l’insicurezza e la costante sensazione di essere un possibile bersaglio.
Nampula, figlia di una terra meravigliosa che ha vissuto secoli di occupazione e anni di guerra, porta il peso di una povertà che fatica a scomparire, ma che rischia di confondersi e annullarsi tra i pensieri e diventare stagnante normalità. E a certe immagini sarebbe bene non fare mai l’abitudine.

Martina Adami
cooperante Vita Dentro
ProgettoMondo Mlal Mozambico

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