mercoledì 11 luglio 2012

Ancora violenze in Guatemala per l'energia idroelettrica

Lo scorso 4 luglio, nel corso di una manifestazione popolare nella regione del Quichè in Guatemala, un gruppo di uomini armati ha aggredito e malmenato una dirigente del Consiglio Popolare di K’iche’s (CPK), Lolita Chávez. A diffondere la notizia è stato nei giorni successivi il Centro de Medios Independientes de Guatemala. La donna – si legge nel loro comunicato- tornava da una manifestazione pacifica tenutasi nella cittadina di Santa Cruz.
La violenza nei confronti del CPK nasce dall’opposizione delle comunità K’iche’s al progetto “Sistema di Integrazione Elettrica per i Paesi del Centro America” (SIEPAC) che prevede la privatizzazione dei bacini idrografici del Centro America e la produzione di energia idroelettrica. Progetto che il sindaco Estuardo Castro appoggia apertamente, favorendo in particolare la multinazionale DEOCSA che produce e distribuisce energia elettrica, mentre il CPK si oppone fermamente alla sua realizzazione in difesa dei diritti delle comunità indigene.
Il 4 luglio, quindi, circa 400 persone si erano date appuntamento nella piazza di Santa Cruz del Quiché per protestare contro l’atteggiamento razzista e arrogante con cui il sindaco Estuardo Castro, membro del Partito Patriota (PP), sta trattando le comunità indigene che si rifiutano di vendere le proprie terre alle società internazionali.
Al termine della manifestazione, un gruppo di uomini armati con bastoni, machete e coltelli ha appunto assalito i membri del CPK mentre raggiungevano la comunità di Xetinap Quinto La Laguna, inseguendoli e picchiando molti di loro ma, in particolare cercando intenzionalmente di colpire Lolita Chávez che, fortunatamente, è stata ferita solo in modo superficiale ed è riuscita a scappare. Altre 3 donne sono state ricoverate a causa delle ferite.
Non è la prima volta che membri del CPK subiscono attacchi di questo tipo. Il 12 giugno scorso, José Tavico Tzunun, uno dei membri più attivi del CPK, era stato assassinato con un colpo di pistola fuori da casa sua, mentre altri membri dell’organizzazione hanno ricevuto minacce di morte.
Il problema dello sfruttamento delle risorse idriche dell’area per la produzione di energia elettrica è un tema emerso in modo forte negli ultimi mesi, anche per la sue implicazioni tra istituzioni pubbliche guatemalteche e comunità indigene.
Alle prime, orientate a fare accordi con società multinazionali del settore, le seconde contestano il mancato coinvolgimento delle comunità locali e delle autorità indigene, sia per quanto riguarda le scelte che la ripartizione dei proventi.
In segno di solidarietà con le popolazioni Maya Ixiles della regione del Quichè, sollecitati anche da alcune reti italiane e gruppi locali, anche ProgettoMondo Mlal si era fatto promotore in Italia di un incontro con l’azienda italiana Enel Green Power che sta realizzando una centrale idroelettrica ad acqua fluente proprio nella regione, per capire meglio le caratteristiche del progetto e la situazione del rapporto con le comunità locali.
L’incontro svoltosi a Verona, al quale avevano partecipato i vertici di EGP italiani e latinoamericani, avrebbe potuto diventare, per la rete italiana di amici delle comunità indigene del Guatemala, un buon punto di partenza per una ripresa del dialogo e dei negoziati su basi sostenibili: “Purtroppo – ha dichiarato il presidente di ProgettoMondo Mlal Mario Lonardi - l’iniziativa è stata perlopiù vissuta come una specie di invasione di campo che poteva turbare l’approccio imposto alla vicenda, mentre lo stile di ProgettoMondo Mlal è diverso, il nostro “strumento di lavoro è lo scambio, tra persone, gruppi, comunità e istituzioni, inteso come una reale opportunità per mettere in atto un rapporto di corresponsabilità che definiamo di partenariato, come del resto recita la nostra Carta dei Valori”.
“Siamo sicuri – ha concluso Lonardi - che il pericolo di sfruttamento e coercizione dei diritti delle comunità ancestrali sia altissimo, ma oggi, si rischia di oscillare tra il semplice gesto caritatevole e la campagna ideologica “contro tutti”. Al contrario, credo che il nostro compito sia quello di sollecitare la società civile ad assumere responsabilmente la sfida del dialogo, pur senza rinunciare alle idee e ai principi”.
Sempre sul Guatemala, e a fianco della società civile italiana, ProgettoMondo Mlal sta portando avanti un’altra campagna internazionale, questa volta per il riconoscimento del diritto a un lavoro dignitoso. Proprio lo scorso 25 giugno, a Brescia, Cgil, Spi Cgil Brescia, Fondazione Guido Piccini, Apasci e ProgettoMondo Mlal hanno organizzato nel Salone Buozzi della camera del Lavoro un incontro pubblico intitolato “Lavoro dignitoso, vita dignitosa in Guatemala”.

Ufficio Comunicazione
ProgettoMondo Mlal


intervista e foto di Lolita Chavez su: upsidedownworld.org

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