martedì 5 giugno 2012

Perù: Chiesa e diritti umani nel caso Garatea

Il fatto: l’arcivescovo di Lima, Cardinale Juan Luis Cipriani, membro di spicco dell’Opus Dei a livello internazionale, decide di non rinnovare l’autorizzazione a esercitare il ministero presbiterale nella propria diocesi al sacerdote dell’ordine dei Sacri Cuori (Sagrados Corazones) P. Gastón Garatea.
Ex insegnante della Scuola Recolecta, ex parroco di Ayaviri, ex membro della Commissione della Verità e Riconciliazione ed ex presidente della Mesa de Concertación de Lucha contra la Pobreza, attualmente impegnatissimo in spazi di dialogo e di proposta su politiche di inclusione sociale, da sempre uomo, oltre che prete esemplare, di grande passione, seppur misurata da un carattere mite e dialogante, con idee chiare e con fermezza etica, P. Garatea, da poco superati i 70 anni, è il simbolo della difesa dei diritti umani e della vicinanza con i poveri. Uno degli ultimi uomini di Chiesa ancora vicini all’opzione preferenziale per il povero, senza per questo essere forzatamente “schierato”: uno che con il suo impegno quotidiano mostra un cammino di vera conciliazione. Uomo di riferimento del mondo politico, della cultura e dell’opinione pubblica sui temi sociali, visto che una delle sue ultime interviste in televisione - a cui è stato invitato a partecipare proprio perché considerato “voce autorevole” - ha scatenato la rappresaglia del cardinale.
Da tempo infatti P. Garatea dà voce a un settore della Chiesa, sempre più nascosto, intimorito e messo all’angolo, aperto al mondo moderno, cioè aperto ad ascoltare i bisogni e le sofferenze di chi vive umane e quotidiane forme di intolleranza, discriminazione ed esclusione, e prende posizione su temi molto “scottanti” per la Chiesa in generale: unioni civili di omo ed etero, celibato cattolico, pedofilia, perfino aborto. Ha dichiarato spesso non una posizione esplicita “a favore”, ma una comprensione di situazioni su questi aspetti che provocano sofferenza, con la necessità, da parte della Chiesa, di offrire delle risposte, che non siano semplicemente dinieghi e chiusure, che in generale sono le uniche alternative per chi possiede scarsi argomenti, poca sensibilità umana e carenza di “intelligenza”.
P. Garatea è stato parroco ad Ayaviri, un luogo “storico” per ProgettoMondo Mlal, dove sono passati numerosi volontari e cooperanti. Dagli anni ’80 fino ad oggi abbiamo sempre mantenuto una “presenza”, in solidarietà con un mondo complesso, vitale, che spesso ci ha insegnato nuovi cammini.
Ayaviri, a quasi 4 mila metri di altitudine, centro di un’opera attiva da parte di una Chiesa aperta al sociale, con la sua Prelatura è stata per anni protagonista di un cammino di fede dettato dalla vicinanza con gli ultimi, lottando per l’accesso alla terra per i contadini, per la difesa dei diritti umani in tempo di conflitto armato, e di difesa dei diritti delle donne.
E P. Garataea, fino alla fine degli anni ’90, è stato un artefice e un riferimento di quella comunione di Chiesa votato all’opzione preferenziale per il povero. Tornando a Lima è stato nominato membro della Commisione della Verità e Riconciliazione, che ha investigato i crimini perpretati da Sendero Luminoso, MRTA e dalle Forze Armate a conseguenza del conflitto armato. Ed è stato uno dei “comisionados” più autorevoli seppur, anzi proprio per in forza della sua umana semplicità.
Ma Cipriani non è nuovo a questi atteggiamenti; è un “recidivo” dell’intolleranza. Ex arcivescovo di Ayacucho, altra zona dove ProgettoMondo Mlal ha operato con intensità e dove continua a operare con progetti di difesa dei diritti umani, Cipriani è dalla parte delle forze armate, disprezzando con “parole, opere e omissioni” i diritti umani (dichiarando sempre la sua antipatia per il movimento di difesa dei diritti umani, difendendo sempre i militari seppur notoriamente all’epoca zeppi di torturatori e criminali, e impedendo l’opera ad Ayacucho di organizzazioni della Chiesa votate a questo scopo come la Commissione Episcopale di Azione Sociale CEAS).
È opera lunga elencare le occasioni e gli atteggiamenti di questo personaggio ostile a tutto ciò che sia pluralismo o che sappia di cambiamento sociale. Non ultima, la durissima battaglia ancora in corso per obbligare la prestigiosa Pontificia Universidad Católica del Perú a cambiare lo statuto per consentire al Cancelliere (cioé l’arcivescovo di Lima, cioé, per il momento, lui) di nominare direttamente il Rettore: insomma, la lotta per il controllo della PUCP.
E non per meri motivi economici, ma per zittire e controllare quelle voci che non seguono i dogmi di Roma, specie sui temi scottanti già citati. Peché di fatto, la PUCP negli ultimi anni ha costruito un’immagine di laicità che infastidisce la gerarchia, dato che l’appellativo Pontificio dovrebbe automaticamente richiamare all’obbedienza e all’ottemperanza della dottrina ufficiale. Quindi, un personaggio in permanente e costante lotta “contro” gruppi e idee, mai a favore, con umana compassione ed evangelica dolcezza di qualcosa che non siano solo morale e posizione ufficiale della Chiesa.
Canone vs. Vangelo; quest’ultimo sempre ignorato, anche nelle pochissime lettere pastorali, per fortuna lette da pochissimi. E in questi anni di “governo pastorale” il cardinale è stato sempre molto prodigo di “indicazioni” ai parroci della sua diocesi, su come vestirsi, su come organizzare la propria parrocchia, sulla pastorale, insomma una vicinanza che sa di volontà di controllo, dettata dal “timore”.
P. Garatea ha detto che rispetterà la decisione del cardinale, per obbedienza, e anzi ha preso le distanze dalle numerosissime spontanee reazioni di fedeli, militanti di diritti umani o ex alunni, che hanno protestato dinanzi alla Nunziatura Apostolica o con comunicati stampa. Ma è inutile, la Chiesa opera con insondabili, spesso incomprensibili e ancor più inaccettabili ragioni, poco evangeliche e molto secolari.
P. Garatea porge l’altra guancia, come Cristo. Cipriani si straccia le vesti, come i Farisei nel Tempio.
Al di là della portata, in questo caso “limitata” a un solo presbitero, e con un atto apparentemente di “routine” come moltissimi altri, si presenta un nuovo esempio di come la Chiesa vuole stare nella Storia, o meglio come la Chiesa anteponga il Dogma alla Storia; nonostante l’evidenza empirica dimostri che l’umanità sia dentro quest’ultima.

Mario Mancini
ProgettoMondo Mlal Perù

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