lunedì 16 aprile 2012

Un colpo di clacson, e ti risvegli in Africa

Sapevo che stavo per raggiungere l'Africa, che Nampula è una città che non ha nulla di europeo… ma che strana emozione ho provato quando dall'aereo, atterrando, vedevo solo distese di baobab interrotte da qualche tetto di paglia.
E' Africa. L'Africa che a volte rimane senza luce, altre senza acqua.
E' l'Africa della terra rossa e del verde della vegetazione. E' l'Africa delle lunghe e interminabili distanze, chilometri di asfalto e di argilla senza quasi incontrare un'anima, salvo venditori di frutta, di cajù e piri piri che si piazzano in mezzo alla strada fino a quasi farsi investire pur di pubblicizzare in qualche modo i loro prodotti. E' l'Africa delle case di fango, dei bambini con le ceste sulla testa, delle spiagge bianche e deserte, del silenzio dei pescatori, dei ritrovi della popolazione all'ombra di imponenti alberi per condividere il pesce fresco. E' l'Africa che si alza al sorgere del sole e va a dormire al tramonto, l'Africa che, pur non avendo niente, riesce a trasmettere la sua serenità.
Passando e osservando queste zone, ho avuto quasi paura di disturbare quella quiete, quella pace. E sorridono gli africani dell'Africa rurale quando ti vedono. Ti guardano e ad un tuo cenno di saluto rispondono con calore, oserei dire ospitalità.
Nampula è caotica. Si guida all'inglese, particolare che non mi aspettavo. Piano piano si impara l'arte di attraversare la strada senza farsi uccidere. Qui vige una guida sportiva, ma in caso di temporaneo smarrimento del pedone nel bel mezzo della rua, ci pensa il suono del clacson a risvegliarlo dal suo sonnambulismo.

Francesca Grego
Casco Bianco ProgettoMondo Mlal
Progetto , Mozambico

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