giovedì 22 marzo 2012

In Honduras. Il Paese più violento al mondo

L’Honduras è Caraibi, l’Isola dei Famosi, le spiagge candide e i costumi a pois che piombano in prima serata nelle televisioni del Nord del mondo, per parlare di simulacri di fame e di litigi sguaiati, tra bellimbusti offesi e starlette stralunate…
Ma l’Honduras è anche un Paese di bambini e giovani, un Paese dal futuro mancato: non possiamo permettere che un’intera generazione venga spazzata via è uno sforzo complesso e lungo, ma è anche terribilmente necessario.
Il contesto attuale che attraversa il sistema-paese è realmente negativo, e gli adolescenti e i giovani sono senza ombra di dubbio tra i maggiormente a rischio, quindi anche i piú coinvolti e colpiti dal clima di violenza che si respira in Honduras.
Qui infatti nel 2009 la stabilità democratica è stata messa a dura prova da un colpo di stato soft che ha però riportato i militari nelle strade, e che è stato appoggiato dai grandi imprenditori depositari di forti interessi economici e preparati ad azioni anche radicali di lobby.
Così, oggi, la democrazia appare come un velo, una patina formale che nasconde un retroterra fatto di perdita di potere (volontaria) dello stato, di violenza dilagante, predominio onniscente del Narcotraffico, e consolidamento di bande giovanili capaci di esprimere marginalitá rabbiose e veri e propri contro-poteri nelle comunità.
Le sparizioni forzate, le minacce a giornalisti e attivisti, la corruzione dominante nelle alte sfere del potere politico e giudiziario e tra le truppe della pubblica sicurezza, hanno generato nel tempo una cultura della paura e dell’impunità drammatica per la gente comune, estremamente funzionale a chi può permettersi il lusso quotidiano di muovere i fili del potere economico e degli investimenti finanziari.
Attualmente l’Honduras è il Paese più pericoloso al mondo, con tassi di omicidio superiori a quelli di tanti Paesi in situazione di conflitto armato (per fare pochi esempi, si tratta di indicatori superiori a quelli di Iraq o Afghanistan).
Si parla di circa 82 morti violente ogni 100mila abitanti. Giusto per fare una comparazione: il dato medio mondiale si aggira intorno alle 8 morti violente ogni 100mila abitanti.
A farne le spese sono prevalentemente gli adolescenti e i giovani
: nell’anno 2009 i dati mostravano 111,6 morti violente tra i ragazzi tra i 15 ed i 19 anni, 253,4 morti violente tra i giovani tra i 20 e i 24 anni, e addirittura 313,8 morti violente tra i giovani tra i 25 ed i 29 anni.
Si tratta dunque di una vera e propria epidemia a base di piombo, una tragedia nazionale che sta distruggendo il futuro del Paese e il diritto alla vita dei suoi cittadini più giovani.
L’escalation di violenza non è cresciuta per caso, ma è il risultato del trend negativo sperimentato dal Paese nell’ultimo decennio, un trend le cui cause si possono riassumere nella fortissima disuguaglianza nella distribuzione delle risorse (Honduras è uno dei Paesi piú diseguali al mondo), nella marginalizzazione di un intero segmento giovanile incapace di accedere al mercato lavorativo formale, ed escluso progressivamente da un sistema educativo che privilegia l’alfabetizzazione primaria e si “dimentica” dell’educazione media e superiore (lasciando di fatto la possibilitá di continuare a studiare in mano ai figli delle classi piú agiate), e negli spaventosi flussi migratori che rompono la struttura famigliare e dilaniano i tessuti affettivi.
La collocazione geografica dell’Honduras, sulla piú importante rotta di mercato di cocaina del mondo (esattamente tra la Domanda degli States e l’Offerta dei paesi andini) ha fatto il resto.
Oggi un ragazzo hondureño, proveniente da una famiglia di scarse risorse economiche, ha a disposizione le seguenti scelte di vita: un lavoro informale, sottopagato e senza tutela, o lavoro formale e sfruttato nelle maquiladoras e nelle grandi produzioni per l’esportazione (attività stagionale); la migrazione, prevalentemente verso l’estero, principalmente verso ipotesi di sfruttamento ed ulteriore marginalità e violenza; l’arruolamento nelle pandillas (bande giovanili auto-organizzate in situazioni borderline), nelle maras (gruppi criminali in cui predomina una età media molto bassa, coinvolti in dinamiche delittuose di ampia scala, nel controllo del territorio, e abituate a un uso efferato della violenza quale meccanismo dimostrativo e simbolico nei confronti della popolazione e delle autorità), o addirittura nelle reti del narcotraffico che hanno trasformato l’Honduras in un privilegiato Hub per lo stoccaggio e il trasporto di sostanze psicotrope e stupefacenti lungo la tratta Nord-Sud del mondo.
La questione è ancora più complessa quando si affronta il tema di genere, e la situazione delle bambine e delle ragazze nel paese. Nei primi 6 mesi dell’anno 2007 sono state presentate 3.800 denunce di violenza domestica (dato che comunque sottostima la reale entità del problema), il fenomeno del femicidio è costantemente in crescita in un Paese che già soffriva un profondo machismo culturale nelle relazioni inter-personali di genere, la tratta di bambine e ragazze è all’ordine del giorno, e persino attraverso un semplice lavoro di ricerca come il diagnostico promosso da ProgettoMondo Mlal nell’area di Choluteca e Nacaome si raccolgono dati gravissimi come quello per cui il 25% delle adolescenti ha subìto nella propria scuola una qualche forma di attenzione/violenza a sfondo sessuale almeno 1 volta.

Alessandro Gambarini
capoprogetto Giovani per la Democrazia
ProgettoMondo Mlal Honduras

2 commenti:

  1. Anonimo27.6.12

    ciao sono jose, queste momento sono i talia in padova,
    he leido tu blog, y tienes razon en honduras la situacion es muy dificil, yo soy voluntario de una organizacion que trata de cambiar la realidad del pais con la eduacio a jovenes y bambini, conosco tambien cholutaca es una de las zonas con mas calor que hay en honduras, tambien tenesmo proyectos tambien ese lugar nuestros proyecto tratan ayudar a los que tiene menos posiblidad lo tengan

    jose
    www.acoes.org
    josh1614@hotmail.com
    jos

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