lunedì 27 febbraio 2012

Catturato l'ultimo capo di Sendero. Un colpo al terrorismo o al narcotraffico?

A 12 anni dalla fine “ufficiale” del conflitto, la cattura dell’ultimo (?) capo militare del movimento terrorista Sendero Luminoso, sembra la sceneggiatura di un film.
Mesi fa, era arrivato l’ordine di procedere con la cattura direttamente dal Presidente Humala.
E il 12 febbraio scorso, Florindo Flores Hala, “Artemio”, viene infatti bloccato da una pattuglia militare. Si sa che, in termini operativi, il piano di cattura ha previsto la messa in capo di intelligence con personale dell’esercito infiltrato per scoprire il nascondiglio, e di squadre miste, esercito e polizia, specializzate, per la cattura. Il 9 febbraio era stata identificata la pattuglia e, in circostanze ancora da chiarire, Artemio era stato ferito – si dice appunto da uno degli infiltrati dell’esercito –, e ormai braccato viene subito fermato e portato a Lima. Operazione conclusa.
Nel rendere pubblica la notizia, il Presidente Humala ha voluto metter innanzitutto in evidenza la “forza della democrazia” che “fa valere la legge nel rispetto dei diritti umani, anche quando si tratta di un personaggio come Artemio” che, dopo 12 anni, proseguiva ancora in un’assurda e sanguinosa guerra.
Detto questo, dal 2000 a oggi, il carattere di Sendero Luminoso è completamente cambiato. Dalla Guerra Popolare di Abimael Guzman (catturato nel 1992), che scatenò una violenza smisurata con quasi 70mila morti prevalentemente indigeni di lingua quechua, e una catena incommensurabile e terribile di conseguenze sociali, economiche, psicologiche, si assiste oggi a un fenomeno diverso, già ribattezzato “narcoterrorismo”.
Non a caso, negli ultimi dieci anni, il Perú è diventato, dopo la Colombia, il secondo produttore di foglia di coca e di pasta di cocaina nelle zone di foresta dove si annidavano, e si annidano, gli ultimi “remanentes” di Sendero Luminoso, compresi i bambini soldato e le schiave sessuali.
Delle piccole pattuglie armate, dunque, di un massimo 50 persone pronte a tutto, che si sostentano facendo da protettori e sicari dei narcotrafficanti, in una commistione che ha poco di motivazione ideologica ma con identici risultati in termini di morte, terrore, sottosviluppo.
Aree come l’Alto Huallaga, dove appunto è stato catturato Artemio, e la Valle del Rio Apurimac y Ene (il VRAE), rappresentano le zone dove sono maggiormente presenti questi squadroni di sicari, pagati dai “carteles” di peruviani o messicani, che attaccano le forze dell’ordine che “invadono” o costituiscono una minaccia ai loro affari.
Eppure, proprio con la presidenza di Humala, si era accesa dunque la speranza che la politica antidroga potesse prendere una strada diversa, e la nomina di Ricardo Soberon a capo dell’agenzia DEVIDA, pareva un segnale in tal senso. Slogan come “Riduzione di coltivazione di coca” invece che “sradicamento” (cioé riduzione delle aree di coltivazione e non quantificazione delle aree “strappate”), “Sviluppo economico e sociale” invece che “sviluppo alternativo nelle zone di produzione” e, infine, “negoziazione e accordi” con i cocaleros invece che “scontro frontale”.
Detto segnale di cambiamento ha però incontrato diversi ostacoli, prima di tutto nell’Ambasciata USA e poi nei mass media allineati su posizioni esclusivamente repressive, e ha poi portato le dimissioni di Soberon.
Dunque, Humala, dopo un progressivo e lento spostamento da posizioni pro-chavez (campagna elettorale del 2006, prima attenuata nel primo turno delle elezioni del 2011) verso il centro politico con il cambiamento del primo ministro e metà dei ministri del primo governo nominato a luglio del 2011, aveva evidentemente bisogno di dare un segnale forte all’opinione pubblica nazionale e internazionale. Anche perché proprio negli ultimi mesi, Humala ha consumato una rottura “politica” con gli alleati di sinistra, giustificata e sostenuta dalla necessità di raccogliere una maggiore coesione di governo, soprattutto nella gestione dei conflitti che colpiscono l’immagine di un Paese stabile.
Ecco perciò la necessità di un segnale forte, da dare a tutti i settori della società, che dimostrasse la propria efficacia ma anche la fedeltà ai principi democratici.
Cosa significhi la cattura di Artemio, rispetto alle sorti di Sendero Luminoso e del narcotraffico, è invece più difficile a dirsi. Se Sendero Luminoso fosse ormai diventata, come un po’ tutti sostengono, una banda di sicari al soldo del narcotraffico, la fine della violenza in aree di produzione di coca e cocaina, sarebbe ancora lontana dall’essere sconfitta. Anche perché l’economia del narcotraffico, e quindi l’intera sua filiera, alimentandosi nell’emarginazione e nella povertà, può vantare una capacità di riprodursi, muoversi e spostarsi, molto piú rapida della lenta macchina repressiva e anche del pachidermico apparato statale chiamato a portare sviluppo laddove esiste solo emarginazione ed abbandono.
La cattura di Artemio rimane in definitiva un segnale di una contraddizione di fondo: la crescita economica come unica misura dello sviluppo di società caratterizzate da profonde disuguaglianze sociali. La scorsa settimana, Bill Gates a Madrid aveva dichiarato che la cooperazione internazionale (nel caso specifico si riferiva a quella della Spagna) deve indirizzarsi esclusivamente ai Paesi di basso reddito, mentre Paesi di reddito medio, e ha citato esplicitamente il Perú, avrebbero le risorse sufficienti per risolvere da soli il problema della povertà.
Un ragionamento che ha in sé implicito un concetto anche pericoloso dal momento che potrebbero trarsi conclusioni superficiali e affrettate, attorno a un tema, quale è quello dello sviluppo umano, che non riguarda solo calcoli di PIL.

Mario Mancini
ProgettoMondo Mlal Perù

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