martedì 12 luglio 2011

Guatemala senza leader, elezioni nel caos. La Costituzione non prevede nessuno dei candidati in lizza

Ultime ore di attesa in Guatemala, in un clima di violenza, accuse reciproche e demagogia. Si attende la lista ufficiale dei candidati alla Presidenza della Repubblica che si disputeranno il vertice dello Stato il prossimo 11 settembre.
Scade infatti oggi (12 luglio) il termine di iscrizione per i candidati, e sempre più si attende di sapere come potrà delinearsi l’emiciclo politico del Paese. Eppure, nonostante ci fosse il divieto di iniziare prima della metà di maggio, è da mesi che si fa campagna elettorale.
I nomi sono sentiti e risentiti nel Paese
, le strade a molteplici corsie di smog sono tappezzate di manifesti: ogni palo della luce è talmente democratico da regalare un po’ di sé a tutti i partiti. Le macchine sventolano bandiere, le apette-taxi si vendono anche lo spazio parabrezza pur di tirare su due spiccioli – e due promesse –, mentre cominciano già i sondaggi sul primo turno.
Ma c’è qualcosa che non va in questa apparente linearità che ci avrebbe portato facilmente a settembre. Il punto di rottura si chiama Costituzione. E la Costituzione ha fatto sì che alcune iscrizioni finora presentate sono state rigettate in toto. A ben vedere quasi tutte; ma facciamo un piccolo giro parlamentare per capire meglio chi, paradossalmente, rimane intatto dalla Costituzione.
Partiamo dal più bello e dal più chiacchierato, per poco tempo anche in Italia. Sandra Torres de Colom, moglie – anzi, ex – dell’attuale Presidente della Repubblica.
La Costituzione del Guatemala all’art. 186 elenca i motivi di impedimento alla carica di Presidente e più specificatamente al comma C prevede l’impedimento per i familiari dell’attuale Presidente fino al quarto grado di consanguineità, e secondo di affinità. Le ragioni di tale misura, si capisce, sono di ordine storico. La possibilità per la signora Sandra sarebbe stata di appellarsi alla Corte Costituzionale e vedere che interpretazione della legge ne sarebbe venuta fuori, anche se ufficialmente è prima in linea di affinità. I tempi si sarebbero allungati, settembre arriva rapido e una lettura contraria le avrebbe impedito la candidatura. Meglio allora inventarsi un bel divorzio, uscire dalle parentele-affinità del presidente e il gioco è fatto.
Il Tribunale Supremo, in una conferenza stampa alla presenza dell’Ambasciatore USA a Guatemala e da organi dell’Unione Europea, ha rigettato la candidatura per “burla alla Costituzione”. Nel diritto sappiamo che agire anche legalmente, ma con finalità illecite, rende l’atto illegale. Comunque non convince la signora Sandra: durante la presidenza del marito si è messa in prima fila in tutte le politiche sociali pur di cavalcarne l’onda durante la sua campagna, ma questo la gente guatemalteca, seppure mediamente malinformata, l’ha capito.
Dal partito della signora Sandra, la UNE, si è poi staccato un certo signor tracagnotto, Baldizon, con il suo movimento Lìder. Di certo non arriverà ad altissime percentuali, anche se lo slogan per cui “solo la famiglia unita salva il Guatemala” qualche appiglio ce l’ha. Ma il Parlamento, per voce di tutti i rappresentanti dei partiti presenti, ha chiesto il suo ritiro da candidato presidente a seguito dei fatti di cronaca: un suo candidato sindaco nella città di San José Pinula, il Signor Luis Fernando Marroquin, ha pensato bene di avvantaggiarsi nelle elezioni facendo fisicamente fuori due dei suoi avversari. Una buona cultura politica, nulla da eccepire.
Altri due casi invece riprendono la fattispecie della signora Torres. La candidatura di Harold Caballeros, candidato per VIVA –Vision con Valores, è stata rigettata perché precedentemente era pastore di una chiesa evangelica e, per Costituzione, sempre all’articolo 186 comma F, non possono concorrere alla carica “i ministri di qualsiasi religione o culto”. Rigettato.
Il candidato poi di Creo, partito di estrema destra che convince in molti per le capacità dialettica del suo candidato, Eduardo Suger, è ancora fonte di discussione per esser nato in Svizzera mentre per candidarsi si richiede essere guatemalteco d’origine. Ma l’origine sarebbe data anche dalla sola cittadinanza di uno dei due genitori. Suger poi è alla sua terza elezione: domandare ora sulla sua legittimità ha qualcosa di imbarazzante.
Prima di andare oltre, la domanda è: ma un partito democratico che conosce le “regole di ingaggio” del gioco politico e che, presentandosi alle elezioni, legittima in qualche maniera quello stesso sistema, come può pensare di evadere i dettami costituzionali? O ancora, come può non controllare la propria rete sul territorio espellendo quelle forme di opportunismo o di clientelismo o, come nel caso di Lider, di pazzia?
E qui forse è il più grande paradosso del contesto politico del Guatemala. Candidato di destra, del partito patriota, del partito che contro la violenza risponde con la violenza, con la “mano dura”, come enfatizzano il suo slogan e il suo logotipo. Il Generale Otto Pérez Molina, il cosiddetto “generale della pace” in quanto firmatario degli Accordi di Pace del 1996, ma ricordato e conosciuto come comandante di diverse stragi nella provincia del Quiché, denunciate dal libro accusa “Guatemala nunca màs” curato da Monsignor Gerardi. Colui che dice di non esser mai stato a contatto con il campo di battaglia, ma appare in alcuni video dell’epoca – e su youtube – al lato di cadaveri.
Viene allora da rimettere in discussione la democrazia in quanto tale, perché l’unico rimasto in corsa, almeno fino a questa notte, è il responsabile di diversi crimini di guerra. Perché i militari di allora sono diventati le guardie private di oggi e la popolazione, invece di capire e ricordare, quasi si sta dimenticando. Segno di questo oblio, la previsione che da Pérez Molina al 42% circa di preferenze al primo turno, con picchi di gradimento tra i giovani, seguito da lontano dalla signora Torres al 16% circa.
La società internazionale dovrebbe preoccuparsi. In un Paese che miete in media 18 morti al giorno, in un contesto di violenza inaudito, tra estorsioni, narco-traffico, sequestri e violenze, la risposta che si propone è una violenza più forte. O, in alternativa, bypassare la Costituzione. In queste ore, varie sono le manifestazioni per permettere comunque alla Signora Sandra di candidarsi.
La mancanza del principio di legalità in seno agli stessi partiti è una bomba a orologeria in un sistema sociale e politico ancora indietro su molti fronti: dall’educazione, alla salute, dalle libertà personali ai diritti umani.
Un involontario appello internazionale c’è stato: nella capitale all’alba dello scorso sabato due auto ne hanno affiancata un’altra e l’hanno trivellata di colpi. Morto sul colpo il cantante argentino Facundo Cabral, 74 anni, famosissimo in tutta l’America Latina.
Il fatto potrà tristemente servire all’interno del Paese ai fautori di una sicurezza pubblica imposta con la forza. Ma dovrebbe servire in primis agli osservatori internazionali per preoccuparsi nuovamente della situazione interna al Paese. Sostenendo le Istituzioni nazionali nel prendere le decisioni adeguate per il bene della società guatemalteca.
Domani si avranno nuove notizie: o tutti respinti o si spera che tutti i partiti abbiano il loro piano B presentando un altro candidato “costituzionabile”. Buttando via tutti i soldi delle campagne finora portate avanti. Sempre e comunque meglio che lasciare da subito le chiavi del Paese in mano ai nuovi fautori della violenza legalizzata.

Edoardo Buonerba
Casco Bianco
ProgettoMondo Mlal Guatemala

2 commenti:

  1. E il candidato del Frente Amplio Rigoberta Menchu....lei è la candidata della coalizione dei partiti di sinistra e movimenti sociali!!

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  2. Verissimo! l'articolo è molto ampio e si limita di proposito ai principali candidati. La Menchù, nonostante sia forse l'unica candidata conosciuta in Italia per essere Premio Nobel della Pace, ha una percentuale di preferenze molto bassa (intorno all'1 %) e non sembra avere possibilità (finora) di essere eletta. Su di lei, faremo presto un quadro più preciso. Grazie comunque per la corretta puntualizzazione.

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