martedì 5 luglio 2011

Evo Morales dottore honoris causa per la difesa dei diritti umani

Il presidente della Bolivia, Evo Morales, è stato nominato “dottore honoris causa” dell'Università Nazionale di Cordoba, in nome della sua lotta per il recupero della sovranità del popolo boliviano e dei diritti umani dei popoli indigeni.
Un riconoscimento, attribuitogli il 30 giugno nella città argentina, di una fortissima valenza simbolica e politica per tutti i paesi dell'America Latina. Come affermato da una dirigente sociale in un'intervista, “l'università, con questo gesto, ha riflettuto sui processi dei movimenti sociali in America Latina e sulla loro importanza storica, riconoscendo la pluriculturalità”.
Dopo un primo incontro a porte chiuse nella sala dell'Università, su espressa richiesta del "neo dottore”, si è svolto un incontro con le organizzazioni sociali, boliviane e argentine, nella mensa universitaria, là dove, per lo stesso Morales, sono nate forze rivoluzionarie e di fermento politico.
Il presidente boliviano è un simbolo per tutte le rivendicazioni latino-americane, uno “specchio al quale tutti dobbiamo guardare”, a detta del rettore dell'Università. Attraverso una politica di riconoscimento delle differenze culturali, di difesa dei diritti umani e dei popoli indigeni, di rispetto e valorizzazione delle risorse naturali (tra cui l'acqua che era stata privatizzata nel paese), e di nazionalizzazione per alcuni servizi basici, il presidente ha intrapreso un cammino simile ad altri presidenti latino-americani. Lui stesso nel suo discorso ha nominato Hugo Chavez, Fidel Castro, Ignacio Lula da Silva e l'argentino Nestor Kirchner, persone da cui sostiene di avere imparato molto.
Per le particolarità della nazione boliviana, che forse più di altre ha subito gli effetti del colonialismo (e del neo-colonialismo), e che presenta al suo interno un numero molto alto di discendenti indigeni (il 62% secondo la Banca Mondiale), il processo che si sta sviluppando, dopo l'ascesa di Morales di 5 anni fa, risveglia un particolare interesse per tutte le nazioni latino-americane. Tra cui l'Argentina, uno dei paesi latino-americani più europei, ma che al suo interno presenta ancora molti popoli che reclamano ricoscimento e diritti. Molte di queste popolazioni indigene erano presenti all’incontro: dai mapuche della patagonia, ai comechingomes di Cordoba, agli aymara di Jujuy, hanno tutti manifestato il proprio sostegno al presidente boliviano, al suo progetto politico e alle sue rivendicazioni, tra le quali la depenalizzazione della masticazione della “sacra” foglia di coca (utilizzata dai popoli boliviani e del nord dell’Argentina per resistere agli effetti dell'altitudine), messa in atto dalle Nazioni Unite. Alcune organizzazioni sociali hanno quindi fatto omaggio a Morales di una ghirlanda di foglie di coca.
Per insignire Evo Morales della presidenza onoraria del Movimento Studentesco, è salito sul palco della mensa universitaria anche Santiago Pampillón che ne è il presidente. “Morales è un esempio della lotta che si sta portando avanti nei nostri paesi per la costruzione di un progetto popolare e di ridistribuzione della ricchezza”, ha detto.
Il presidente boliviano ha dedicato la sua Laurea Honoris Causa a tutti i popoli dell'America Latina, invitando gli studenti a lavorare per aiutare il processo di organizzazione e unità dei popoli del continente. Parlando di se stesso e del processo che si è sviluppato da 5 anni in Bolivia, ha ribadito la sua idea di convertire la scienza politica in una grande scienza al servizio del popolo e non uno strumento di dominazione o per il beneficio personale.
Ha definito la sua politica anticolonialista, come quella di molti altri paesi latino-americani, che oggi rappresentano una speranza non solo per le proprie popolazioni, ma per il mondo intero, interessato da una forte crisi capitalista.
E dopo i discorsi, accompagnati da cori euforici e festosi, si é dato spazio alla musica folcoristica boliviana e argentina, con balli e canti in costumi tipici in un’esplosione di colori.
Nel mezzo del tripudio di bandiere e musica, il presidente ha voluto salutare i presenti con un invito, quasi una raccomandazione “ama sua, ama llulla, ama quella”, che nella tradizione incaica significa “non rubare, non mentire, non essere pigro”.

Francesco Venturin
casco bianco ProgettoMondo Mlal Argentina

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