mercoledì 13 aprile 2011

A Cordoba, tra nuove e vecchie scoperte

Da poco più di un mese siamo a Cordoba: “Desde el primer mundo”, come gli argentini chiamano l'Europa e il Nord America.
Ricordo il primo impatto con questa città che conserva ancora alcune parti del suo passato (quelle poche che si sono conservate), di una storia propria importante, e che però, nonostante ciò, mira di più ad assomigliare a quel "primer mundo" a cui qui tanto aspirano.
E' qualcosa che avevo già notato in un precedente viaggio in Argentina, e che questa volta mi è balzata subito agli occhi. Già, arrivando in aereo, una ragazza cordobesa mi aveva detto: "Sì, l’Argentina é bella, però é un casino... L’Europa é splendida, la Spagna mi affascina ed é molto meglio!!...".
Forse qui, più che in altri Paesi dell'America Latina, rimane forte il sogno degli ex colonizzatori venuti dall'Oltreoceano.
Né finisco mai di stupirmi di come gli argentini si sentano “europei” o a volte “tanos” (italiani). Sarà perché l'Argentina è uno dei Paesi economicamente più "sviluppati" dell'America Latina, sarà perché c'è stata una forte (se non la più forte) immigrazione italiana e spagnola, sarà che è stato inculcato dai tempi della "scoperta dell'America"... Ma poi, non sarebbe meglio dire dai tempi dei massacri, delle colonizzazioni?
Mi sembra che l'Argentina viva sempre in questo limbo, in bilico tra due appartenenze, così diverse e così contrastanti...
Accanto a ciò, la gente va comunque riscoprendo la sua storia. Una prova di ciò è stata offerta dagli eventi organizzati per il 24 marzo, giornata della Memoria appunto, in cui qui a Cordoba in circa 50.000 persone hanno marciato per ricordare la triste e profonda ferita della dittatura.
Tra un “asado” (carne alla griglia), le empanadas (che ho imparato a fare!!) e il dulce de leche, mi sto integrando bene in questa città, tentando di coglierne tutti gli aspetti e di capirne contraddizioni e potenzialità. Tanto che, mate e criollitos (piccoli panini imbevuti di grasso!), fanno ormai parte della mia dieta quotidiana e, approfittando del sole e del clima ancora estivo, trascorro molto tempo all’aperto con questi due elementi caratteristici della vita argentina.

Anche al lavoro si é creato un bel clima. E se anche capita ancora che mi chieda: ”che ci faccio qui, io che non sono né architetto né urbanista?”, pian piano sto cominciando a partecipare alle prime attività del Progetto e comincio a sentire che potrò fare qualcosa anche io!
La città di Cordoba é un susseguirsi di eventi, cineforum, concerti, presentazioni. Tra le varie iniziative, con Arianna, abbiamo cominciato a seguire un corso all’università sulle problematiche legate al diritto alla casa in America Latina, tenuto da un professore che lavora per il Ceve (il partner locale di ProgettoMondo Mlal). La prima lezione é stata molto interessante e ci ha offerto una panoramica, geografica e storica, con esempi di alcune realtà presenti nel territorio argentino: a Buenos Aires e a Ushuaia.
Caso vuole che a un certo punto ci abbiano fatto vedere le immagini di una manifestazione in cui alcuni militanti resistevano allo sgombero di un terreno di Ushuaia, e ho scoperto che si trattava di gente che io conoscevo. Persone che avevo conosciuto nel mio precedente viaggio in Argentina, quasi a confermare quanto “el mundo es un pañuelo” (il mondo sia un fazzoletto, cioè molto piccolo). Così, appena tornato a casa, mi sono subito messo a cercare tra vecchie schede telefoniche e agende il numero di una di loro. Chiamarla è poi stata questione di un attimo:
“Teresa come stai? Sono di nuovo in Argentina, a Cordoba…”.
“Francesco, non ci credo! Anche io sono a Cordoba …da una settimana”.
“Fantastico! Dove sei?”
“Al Buen Pastor…”. Ovvero Teresa era a 600 metri da casa mia!
E così ci siamo rincontrati dopo 2 anni, e a piú di 3.000 chilometri di distanza… una vera “Carrambata” fuori programma!!

Nella terza lezione del corso “Problematiche dell’abitazione popolare” era stata organizzata una visita a un “asentamiento” (accampamento-favela) nel quartiere di Genral Savio di Cordoba.
Abbiamo così avuto la possibilità di vedere in prima persona la problematica abitativa di questa città, di come la gente si organizzi per sopravvivere e di quale possa essere la risposta da parte del governo.
Nell’asentamiento, vivono da 35 anni circa 900 famiglie, provenienti da Paesi vicini o da altre regioni dell’Argentina, in case molto precarie dove, molto spesso, mancano i servizi di base come acqua corrente, luce e fognature.
“Grazie all’organizzazione tra gli abitanti – ci ha spiegato una delegata di una delle zone dell’asentamiento – come popolazione siamo riusciti ad avviare un processo politico e di urbanizzazione con cui vorremmo portare tutti noi abitanti a vivere un giorno in una casa dignitosa”.
Il Progetto, appoggiato da piani di finanziamento statale e regionale, prevede l’edificazione di alcune case in un terreno vicino e la ristrutturazione di altre, portando acqua potabile, luce, ampliando le strade così da consentire che questa zona entri a fare parte del tessuto urbano.
Pur se con alcuni aspetti ci sono apparsi poco convincenti (esempio l’affidamento delle costruzioni a un’impresa esterna e l’assenza, o poca consistenza, delle spese a carico degli abitanti), sicuramente rappresenta un esempio di come, organizzandosi, delle persone possano risolvere un problema così significativo e presente qui in Argentina, ovvero quello del diritto alla casa.

Francesco Venturin
Casco Bianco ProgettoMondo Mlal
Cordoba, Argentina

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