mercoledì 12 gennaio 2011

Il grido di dolore: OGGI NIENTE SPOT, LASCIATECI SOLI

di Ericq Pierre* - È stata tanta l’agitazione che, salvo alcune eccezioni, non abbiamo potuto onorare i nostri morti come avremmo voluto. Non li abbiamo coperti e non li abbiamo sepolti. Perché erano troppi. Perché molti già erano stati sotterrati dalle macerie. Perché avevamo troppe persone attorno. Perchè c’erano troppe vittime, troppi morti ancora estremamente presenti. Mai altro dilemma ci è parso tanto grande: seppellire i morti o soccorrere quelli che stavano morendo?
Non abbiamo onorato i nostri morti e non ne siamo orgogliosi. Non ci piace pensarli inermi sotto gli occhi di tutti, soprattutto degli stranieri. E allo stesso tempo non sopportavamo di piangere mentre il mondo intero ci guardava. Perchè il mondo intero è venuto ad aiutarci, e a vederci piangere.
Ci disgusta essere considerati oggi uno spettacolo. Alcuni si disperano tutto il tempo, ma questo non deve far pensare che gli haitiani siano propensi a esprimere le proprie emozioni in pubblico.
In realtà la massiccia presenza di amici stranieri, seppure accorsi in nostro aiuto, è diventata un carico pesante. Sono venuti in molti e non se ne sono andati. Sono venuti con troppe proposte, troppe risorse, troppe promesse. Hanno preso troppe decisioni. Sono arrivati con un carico di conoscenze, ma senza capacità pratiche.
In tanti ci hanno abbracciato, che alla fine quasi ce ne vergognavamo. Com’è possibile, chiedete voi? Con il calore dei loro abbracci quasi ci hanno soffocato.
In questo 12 gennaio 2011, molte organizzazioni presenti ad Haiti approfittano dell’anniversario per guadagnare in visibilità, e per convincere i finanziatori dell’importanza del lavoro fatto nel corso dell’anno. E insisteranno sulla necessità di venire ancora supportati in futuro.
Con quel poco di ricostruzione tangibile e visibile, e soprattutto con l’evidente carenza di ricoveri per il milione di senzatetto e il mancato avanzamento nell'opera di rimozione dei detriti, nel giorno dell’anniversario queste Organizzazioni si preparano a presentare insieme alle autorità locali la propria visione sul futuro di metà di quest’isola. Per l’occasione faranno un’intervista dopo l’altra, distribuiranno video che diano la prova della presenza della loro organizzazione e dei sacrifici che hanno fatto, anche personalmente, per venire in aiuto degli haitiani.
Alcuni ripeteranno per l’ennesima volta che Haiti riceve più aiuti di qualsiasi altro Paese, escluso l’Afghanistan. E rinnoveranno il loro sostegno al popolo haitiano, usando nuove cifre, o anche cifre riciclate.
Per alcune Organizzazioni non governative (ONG), anche la lotta contro l'epidemia di colera è inserita nell'agenda del 12 di gennaio, sebbene abbiano già espresso una certa delusione quando l'epidemia è apparsa dove non se l'aspettavano.
Infatti l'idea era che il colera si dovesse essere sviluppato negli accampamenti di periferia, e solo dopo nel resto del Paese. E in molte avevano lanciato allarmi prematuri su un germoglio epidemico negli accampamenti. Invece la malattia si è comportata in modo molto diverso.
Infatti il colera è cominciato nella zona rurale di Artibonite, e non negli accampamenti dei sopravvissuti, e si è poi diffuso altrove con particolare accanimento.
La stessa Missione di Stabilizzazione delle Nazioni Unite ad Haiti (Minustah) dovrebbe accettare le conclusioni scientifiche a cui si è giunti rispetto all'origine di questa malattia. Ma molto poco si è fatto fino ad ora in quella direzione.
È anche comprensibile che le Organizzazioni, che veramente hanno lavorato tutto l'anno ad Haiti, usino questo anniversario per parlare delle proprie attività e perfino per autopromuoversi.
Ciò che chiediamo loro è soltanto che il 12 gennaio non organizzino commemorazioni pubbliche, celebrazioni, né inaugurazioni di nessun tipo. Il mio unico suggerimento è che scelgano qualunque altra data di gennaio, eccetto quella di mercoledì 12.
Ci lascino questa data, affinché noi haitiani possiamo finalmente onorare da soli i nostri morti.
Chiedo ai nostri amici stranieri che ci diano almeno un giorno. Uno solo. Ci lascino soli il 12 gennaio del 2011. E ogni altro 12 gennaio degli anni a venire. In fondo si tratta di un solo giorno nell'anno, dal 2011 d'ora in poi, per onorare i nostri morti, ricordarli e riflettere su quanto è accaduto, su come e perché oggi siamo qui. Dobbiamo ritrovare un po' di pace, soli con noi stessi.
Spero che i nostri amici stranieri capiscano, che le ambasciate capiscano, che le agenzie multilaterali e bilaterali capiscano. Che capiscano le ONG, la Minustah, le Nazioni Unite, l'Organizzazione delle Nazioni Unite, la Comunità dei Caraibi e tutti gli "amici di Haiti." Dobbiamo rimanere da soli e riscoprirci.
Molti miei concittadini sono arrivati a dirmi che sentono la nostalgia di quando eravamo più soli che mai. Le cose non andavano affatto bene, è vero, ma nemmeno oggi vanno bene, e non siamo soli.
Desideriamo davvero tenere il 12 di gennaio per noi. Direi che è quasi l’unico gesto di sovranità di cui siamo capaci.

* Ericq Pierre, economista e agronomo haitiano
lavora per la Banca Interamericana di Sviluppo

Nessun commento:

Posta un commento