lunedì 29 marzo 2010

Il tuo cinque per mille al resto del mondo

Puntuale come ogni anno, arriva il periodo delle dichiarazioni dei redditi. E, come ogni anno, ProgettoMondo Mlal ricorda a tutti la possibilità di sostenere concretamente l'Organizzazione scegliendo di dedicarle il 5 per mille. Un sostegno in più per contribuire alla realizzazione degli oltre quaranta progetti che l'Ong veronese sta realizzando, da più di quarant'anni, nel sud del mondo.
Grazie al Tuo sostegno, ProgettoMondo Mlal sarà in grado di contribuire allo sviluppo di centinaia di comunità in Africa e America Latina, lavorando al fianco delle donne, delle associazioni di agricoltori, con le famiglie e nelle scuole, per i bambini e gli adolescenti in difficoltà, nei villaggi di montagna del Marocco come nelle periferie delle megalopoli brasiliane, nelle valli andine come nella selva peruviana, per assicurare un’alimentazione quotidiana e sicura, l’accesso alla salute e a un posto di lavoro, il diritto all’istruzione e alla partecipazione alla vita sociale e politica nei rispettivi Paesi.
In questo senso la solidarietà italiana garantirà a ProgettoMondo Mlal di portare avanti con maggiore serenità i vari programmi che la vedono impegnata nel sud del mondo.
Un aiuto in più che andrà ad aggiungersi a quello straordinario di chi aderisce alle nostre campagne di emergenza fondi, come in questi mesi per la ricostruzione di 4 scuole ad Haiti, e che darà forza al sostegno quotidiano e costante di quanti aderiscono al Programma di Sostegno a distanza o finanziano il Fondo Amico Mlal, o, ancora, scelgono il nostro artigianato per bomboniere e idee regalo.

Per donare il 5 per mille è sufficiente in fase di dichiarazione dei redditi inserire, nell’apposita casella dedicata alle Onlus, di 740, Unico e Cud, il codice fiscale n. 80154990586.



Anche quest'anno, destina il tuo cinque per mille al resto del mondo!
Per maggiori informazioni www.progettomondomlal.org
oppure, scarica la locandina!

venerdì 26 marzo 2010

La voce della memoria per il futuro del Paraguay

La Casa de la Juventud è uno spazio aperto ai ragazzi tra i 15 e i 30 anni che vivono nelle zone urbane più marginali di alcune città del Paraguay. Aperta per promuovere il protagonismo dell’associazionismo giovanile, la Casa ambisce alla costruzione di un’alternativa di società futura in cui equità, responsabilità e intere pluralità generazionali possano diventare un modello per il futuro del Paraguay.
La cerimonia di inaugurazione della nuova struttura, articolata nelle tre diversi sedi di Asunción, San Lorenzo e Caacupé, si è svolta lo scorso 16 marzo nell’ambito del nuovo Programma triennale “La voce della Memoria”, promosso da ProgettoMondo Mlal con un cofinanziamento dell’Unione Europea, partito nelle scorse settimane.
L’obiettivo del Programma è contribuire al riscatto e alla ricostruzione della memoria storica del Paraguay, restituendo alle nuove generazioni dati e notizie su quanto accaduto realmente nel periodo della dittatura di Alfredo Stroessner Matiauda (1954-1989).
Imput e strumento principale dell’intero progetto, che sarà cuore e sfondo di ogni iniziativa, è la Relazione Finale elaborata, su incarico del governo paraguayano, dalla Commissione della Verità e Giustizia.
In questo modo il progetto La Voce della Memoria offrirà anche visibilità all’esperienza della Casa della Gioventù, una Fondazione (da cui lo spazio prende il nome) che vanta da anni un impegno importante su questi temi, contribuendo così a sollecitare l’attenzione dell’opinione pubblica e delle istituzioni sul mondo giovanile e sulle opportunità che esso stesso potrebbe offrire allo sviluppo del Paese.
Quattro i temi attorno a cui sono organizzate le attività della Casa: la promozione di nuove politiche giovanili, con la creazione di gruppi in rappresentanza delle diverse comunità che collaborino con il governo locale e regionale attraverso i Consigli della gioventù; un’area educativa per potenziare il grado di apprendimento, conoscenza e approfondimento di ragazzi tra i 16 e i 18 anni rispetto alla costruzione di una cittadinanza attiva; un laboratorio di comunicazione alternativa tra giovani, e per i giovani, che sperimentino anche iniziative concrete come l’organizzazione di una trasmissione radiofonica; una proposta di cultura alternativa che raccolga e promuova idee e forme di espressione, che altrimenti non trovano spazio negli ambienti tradizionali, anche grazie alla creazione di una specifica campagna di sensibilizzazione sociale sul ruolo e i diritti dei giovani.
L’iniziativa si rivolge per lo più a studenti universitari o a giovani lavoratori che vivono situazione di povertà o emarginazione. La sede di Asunción sorge in un quartiere particolarmente popolato, ma anche le sedi distaccate di Caacupé e San Lorenzo sono frequentate da un elevato numero di giovani che partecipano quotidianamente alle varie attività.
Grazie alle singole iniziative e al sostegno offerto alla Casa della Gioventù, il progetto La Voce della Memoria si propone di educare la popolazione più giovane, in collaborazione con il Ministero alla Gioventù paraguayano, al significato di democrazia, perché venga compreso a fondo cosa è stato il periodo di dittatura, e quali sono state dal punto di vista storico e politico le concause e le corresponsabilità che hanno comunque appoggiato o tollerato il regime Stroessner.
La Fondazione Casa de la Juventud, partner di ProgettoMondo Mlal in questo Programma, lavora già da tempo su questi temi, con campagne come “Ni Olvido Ni perdón” del 2004 e “Contra el Olvido y el Silencio” del 2009, oltre che attraverso l’Agenda Joven del 2009 che ha coinvolto 5.000 giovani di Asunción nella commemorazione del ventennale del ritorno della democrazia.

Informazioni anche su americalate

mercoledì 24 marzo 2010

La cultura cresce anche in carcere

Un intero spazio dedicato ai detenuti, perché possano esprimersi attraverso varie forme artistiche. Un vero e proprio centro culturale, quello inaugurato all'inizio di marzo all'interno del carcere di Nampula in Mozambico, per essere gestito dagli stessi reclusi nei loro momenti di “libertà”. Davvero emozionante la cerimonia ufficiale, aperta dal direttore del carcere alla presenza del rappresentante del Ministro della Giustizia, del sindaco e di una nostra folta rappresentanza ProgettoMondo Mlal: Stefano Fontana, Flavia Zecchin, Cristiano Bolzoni, Fabio Berselli, e io (Angela Magnino) in qualità di esperta penitenziaria inviata del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria italiana.
L’evento era stato preparato con cura dal Gruppo Amanavenchia che, in lingua macua, significa “i riabilitati/rigenerati/recuperati”, gruppo composto da 56 detenuti distribuiti nelle diverse attività promosse all’interno del carcere.
Il Gruppo teatrale ha allora presentato alcune scene, dal registro drammatico o comico, sui momenti di vita quotidiana in carcere, cogliendo comunque l’occasione per denunciare anche quei soprusi e quelle lentezze della giustizia che spesso si trasformano in vere e proprie violazioni dei diritti individuali. Come per esempio accade per la scarcerazione: se la persona non ha denaro per pagare un avvocato può rimanere anche molto a lungo in carcere in attesa del decreto di scarcerazione.
Una piece teatrale particolarmente ‘toccante’ è stata recitata da un attore detenuto disabile che, nel mostrare tutti i propri limiti fisici, ha rivendicato il diritto di appartenenza alla società anche per coloro che facilmente ne vengono invece lasciati ai margini.
Il Gruppo di poesia, col ‘mestre’ Clesio, da alcuni mesi produce un opuscolo settimanale di poesie scritte dai detenuti, che viene redatto in carcere e poi fotocopiato in 500 copie e distribuito nelle scuole e nei luoghi pubblici. L’opuscolo ha ormai raggiunto la ventottesima edizione ed è stato distribuito durante l’evento.
Tra le altre iniziative positive, nate dalla nostra esperienza progettuale in carcere, anche la mostra fotografica inaugurata in dicembre a Maputo, frutto dello stage di fotografia realizzato con i detenuti da un importante fotografo mozambicano.
Un recluso che aveva fatto parte del gruppo, al momento della scarcerazione ha infatti ottenuto dal progetto un microcredito per aprire un proprio studio di fotografia. Si tratta di un risultato tangibile e molto apprezzato dai reclusi che, in questo modo, vedono in questo esempio riuscito una speranza anche per il proprio futuro.
Grazie alla possibilità per gli ex detenuti, che hanno dimostrato un ravvedimento, di rientrare organizzare a loro volta attività con i detenuti, il neofotografo che ha beneficiato del programma di microcredito ha fatto da fotografo ufficiale della cerimonia di apertura del Centro culturale. Nel cortile, invece, è stata allestita una mostra con le fotografie artistiche degli altri detenuti.
Sempre nell’ambito del Progetto, si è costituito anche un Gruppo musicale che sta facendo grandi progressi e che, grazie al contributo di un tecnico audio, sta ora incidendo addirittura un disco registrato all’interno della struttura penitenziaria. Gli strumenti suonati dai detenuti sono diversi: chitarre, percussioni e ambira, uno strumento a corde tradizionale.
La cerimonia, conclusasi con un semplice rinfresco, ha rinnovato in tutti i presenti la motivazione a proseguire nel miglioramento delle carceri mozambicane. E ha confermato come la cultura, intesa nelle sue varie forme espressive, sia un mezzo che arriva dritta all’anima delle persone consentendo a ogni uomo, anche se in situazione di reclusione, di esprimere il meglio di sé.

Angela Magnino, cooperante ProgettoMondo Mlal per il progetto Vita Dentro

martedì 23 marzo 2010

Al Jazz Club Ferrara per non dimenticare Haiti

Il Jazz Club Ferrara parteciperà alla ricostruzione di 4 scuole ad Haiti. Con un'offerta per una maglietta griffata, messa a disposizione dall’azienda di abbigliamento Fix Design come contributo alla raccolta fondi promossa dall’Ong ProgettoMondo Mlal, si potrà contribuire anche singolarmente a restituire un briciolo di quotidianità alle comunità colpite dal terremoto del 12 gennaio.

L’iniziativa, che a partire dal 26 marzo e per tutto il mese di aprile sarà ospite della prestigiosa sede del Torrione San Giovanni, vuole essere il naturale proseguimento della collaborazione iniziata lo scorso anno con ProgettoMondo Mlal, in occasione del concerto per Marino, a sostegno dei bambini dei villaggi berbero del Marocco.
Quest'anno lo spirito di attenzione, rispetto e solidarietà, che ha sempre caratterizzato il gruppo di abituè del Jazz Club Ferrara, raccoglie una nuova sfida a favore dei bambini di Haiti.
Spenti i riflettori dell’attenzione internazionale su una tragedia che è stata – e rimane- immane, con più di 200 mila morti e la distruzione di case, ospedali, scuole, chiese, negozi, è quanto mai importante non abbandonare la popolazione di Haiti, già relegata ai margini del mondo ben prima del terremoto.
ProgettoMondo Mlal, e da 12 anni ininterrottamente ad Haiti, al momento del sisma, stava lavorando a 2 progetti: per la sicurezza alimentare e la ricostruzione del territorio post catastrofi naturali. Così, tanto più oggi, nella stessa area, zona rurale di Léogane e cuore dell’epicentro del terremoto a 40 chilometri a est dalla capitale, l’Ong italiana vuole ricostruire 4 scuole per le migliaia di ragazzi rimasti senza niente e, ancora oggi a stagione delle piogge avviata, accampati sotto tende fatte di sole lenzuola.
Raccogliendo l’appello di ProgettoMondo Mlal, il Jazz Club Ferrara allestirà perciò un corner Solidarietà per Haiti nella propria struttura fino al termine della programmazione.
In quest’ambito sarà possibile avere t-shirt e felpe con un’offerta libera.
L’intero ricavato andrà a finanziare il Progetto Scuole per la Rinascita di Haiti.
Per saperne di più: www.jazzclubferrara.com‎ - www.progettomondomlal.org

Per partecipare al Progetto, donazioni a Banca Popolare Etica – Causale “Scuole per Haiti ”
IBAN  IT 07 J 05018 12101 000000511320 –
Bollettino postale n. 12808374 - Intestazione a ProgettoMondo Mlal

lunedì 22 marzo 2010

Jacobo, contadino boliviano

Jacobo è un contadino di Peña Blanca, per due settimane al mese lavora ad AIPAI, una delle associazioni contadine che collaborano con ProgettoMondo Mlal nel progetto “Vita Campesina”.
Jacobo è buono come il pane. È sempre disponibile e ha una risata contagiosa. Anche se ha spesso gli occhi stanchi e secondo me lavora troppo. Lui dice che è l’acqua del posto che è troppo salata e quando si fa la doccia e gli va negli occhi gli fa quell’effetto. Ma forse il fatto che crolli tutte le sere alle nove è un punto a favore della mia di teoria. Jacobo russa.
Ha una quarantina d’anni ma ne dimostra meno. Non beve e non partecipa alle feste perché è evangelico e, guardandomi in giro, penso che ci sia una qualche corrispondenza tra l’età che dimostra e le prescrizioni della sua religione.
Jacobo ha cinque figli: quattro maschi e una femmina. I due maggiori ormai sono anni che lavorano in Argentina, il terzo sta finendo il liceo, dopo vuole fare l’Università, probabilmente agraria. Jacobo ci spera, almeno ci sarà qualcuno che si prenderà cura del campo. La figlia invece ha diciannove anni, da poco si è trasferita a Potosí con il marito. Stanno studiando entrambi, lei vuole diventare contabile, il marito insegnate di ginnastica. Il figlioletto di due anni lo hanno lasciato a Jacobo e alla moglie. La città è un posto pericoloso e poi d'inverno fa troppo freddo. Il bambino più piccolo di Jacobo ha sei anni, è sorridente e ha lo sguardo furbo del birbante.
La prima volta che Jacobo è andato via dal suo villaggio aveva sedici anni. È andato con lo zio a Buenos Aires a lavorare per due anni in una fabbrica di ceramiche. La seconda volta se ne è andato a diciannove anni, perché considerato idoneo al servizio militare. La sua destinazione era il Beni, una delle regioni amazzoniche della Bolivia. Le cosa che più gli sono restate impresse dell’anno che ha passato sotto le armi sono l’umidità e la quantità di alberi che che caratterizzano il Beni.
La moglie di Jacobo era la sua vicina di casa, una volta tornato dal militare le ha chiesto di sposarlo. Celebrati i quattro giorni della cerimonia lui è partito per l’Argentina, era la stagione della raccolta dei pomodori. Raccogliendo pomodori si guadagna bene poi, già che c’era, in Argentina a lavorare c’è restato un annetto. Quella è stata la terza e ultima volta che è andato via dal suo villaggio.
Jacobo è un gran lavoratore, in AIPAI è il tecnico addetto alla produzione. Non ha studi in merito ma l’esperienza e l’innata capacità di trafficare con le macchine ne fanno un ottimo tecnico. Tutti sono contenti di come lavora anche se pensano che i 100 euro che prende al mese siano eccessivi e, per rimediare, all’ultima assemblea gli hanno ridotto il salario portandolo a 80. I soci, convinti di aver fatto la cosa giusta, ora sembrano più contenti. La moglie, per quanto ho visto io, mi sembra lo sia meno.
Jacobo ha un sogno, ma ancora non me l’ha detto.

di Martino Bonato, Casco Bianco Bolivia per ProgettoMondo Mlal

venerdì 19 marzo 2010

Brasile: braccialetto del sesso e il gioco ha inizio

Una nuova moda imperversa tra gli adolescenti brasiliani: le “pulseiras do sexo” (letteralmente “braccialetti del sesso”).
Le “pulseiras do sexo”, o Snap, è un gioco che ha preso piede negli ultimi anni in Inghilterra e che ora è arrivato a contagiare il Brasile attraverso internet.
Ragazzi e ragazze, dopo aver comprato diversi braccialetti a loro scelta, si riuniscono principalmente durante l’intervallo a scuola: e il gioco ha inizio.
Una volta in cerchio, lo scopo consiste nel cercare, a turno, di strappare un braccialetto dal polso di un’altra persona. Ad ogni colore corrisponde un’azione e una volta rotta una “pulseira”, in base al colore di questa, si porta a termine quello che risulta essere uno strano incrocio tra un desiderio e una penitenza.
Giallo significa un abbraccio, rosa il ragazzo deve mostrare il petto alla ragazza, arancione impone di dare un morsicotto, viola un bacio con la lingua o un rapporto sessuale, rosso ballare una lapdance, verde la ragazza pratica sesso orale al ragazzo, bianco la scelta è rimandata alla ragazza, azzurro il ragazzo pratica sesso orale alla ragazza e nero significa un rapporto sessuale completo nella posizione del missionario.
Il “gioco”, per ovvi motivi, ha sollevato un vivace dibattito.
In rete i blog sono pieni di commenti di genitori preoccupati, pedagogisti e psicologi che cercano di fornire risposte ai ragazzi che cercano di acquistare nuovo “braccialetti del sesso” online.
Le istituzioni locali di diverse città brasiliane hanno già proposto progetti-legge per proibire ai giovani di indossare i braccialetti in ambienti scolastici.
Ma il tema principale continua a essere trascurato, un tabù offuscato dietro l’ombra di un gioco: il sesso tra adolescenti.
Lo stesso Ministero della Salute ha dichiarato che il numero di giovani sessualmente attivi è aumentato radicalmente negli ultimi 10 anni.
Uno studio al riguardo, pubblicato nel 1998, evidenziava come tra i giovani tra i 16 e i 19 anni il 56,5% dei ragazzi e il 41,4% delle ragazze fosse sessualmente attivo. Questi dati possono essere paragonati ai risultati di un simile studio pubblicato nel 2005 da cui risulta che la percentuale dei ragazzi è aumentata fino ad arrivare al 78,4% e quella delle ragazze al 68,5%.
Cifre che rendono impellenti nuove capillari diffusioni di programmi di educazione sessuale, oltre al rafforzamento di quelle già esistenti.
Le istituzioni scolastiche dovrebbero rendersi principali protagoniste di questo dialogo con i giovani, tenendo conto del fatto che il numero di ragazzi che hanno rapporti sessuali a scuola è elevatissimo, e il gioco che si cela dietro le “pulseiras do sexo” ne è solo un esempio.
Bisognerebbe implementare programmi di salute, gruppi di discussione con una partecipazione effettiva e quotidiana di professionisti della salute, affinché gli adolescenti possano avere risposte per quello che riguarda gli aspetti che riguardano la salute riproduttiva.
I poliambulatori e consultori pubblici devono essere preparati ad accogliere la popolazione adolescente di questo paese per riuscire a rendere effettivi i programmi di prevenzione, sia per quanto riguarda la contraccezione e la pianificazione familiare per arrivare a diminuire il numero di gravidanze indesiderate (in Brasile l’aborto è tutt’ora illegale), sia per la prevenzione delle malattie sessualmente trasmissibili.
Le istituzioni scolastiche delle realtà locali, invece, si preoccupano di nascondere il tema e di preservare il buon costume dei municipi locali.
Un assessore del comune di Navengantes (nello stato di Santa Catarina), in seguito all’approvazione di un progetto-legge che proibisce l’uso dei braccialetti nelle scuole della rete municipale, durante una conferenza stampa ha fatto vergognosamente rimbalzare la responsabilità su un’altra istituzione, certamente spesso debole e carente: la famiglia.
Sono gli stessi genitori degli alunni che dovrebbero parlare con i loro figli in casa. Speriamo che questa legge termini l’ esposizione dei rapporti sessuali degli adolescenti nel municipio.
Se l’importante è non “esporre” il fatto che gli adolescenti abbiano precoci e promiscui rapporti sessuali, allora il tabù rimane intatto in un Brasile in cui le donne sono vittime di aborto clandestino, gravidanze adolescenziali e a rischio di contagio di AIDS (uno studio realizzato nel 2007 ha dimostrato che su un campione di 820 giovani tra i 13 e 19 anni, il 2% risulta essere sieropositivo).
Ma la richiesta di un maggiore dialogo può essere accettabile solo se inserita in un quadro generale di cooperazione e alleanza tra le varie istituzioni per la tutela della risorsa più grande che il Brasile ha a disposizione: i giovani.

Sarah Reggianini, casco bianco ProgettoMondo Mlal in Brasile nel progetto “La strada delle bambine

giovedì 18 marzo 2010

Nella Nuova Argentina dei nostri nonni

Dopo quasi quattro mesi di Argentina ancora riesco a stupirmi dell’immensa meraviglia della Pampa. Ogni volta che guido l’auto attraverso queste terre piatte che si perdono all’orizzonte, immerso nel verde dei campi e nello sfumare delle nuvole del cielo, è sempre un’emozione nuova, e stranamente é quasi come sentirmi a casa.
E’ il momento che capisco bene come mai molti dei nostri migranti italiani, sopratutto del nord, venuti a colonizzare queste terre da ormai cent’anni a questa parte si siano trovati così a loro agio da fermarsi per sempre, costruire qui il loro futuro, generare figli che discendono dall’Italia ma che sono definitivamente argentini, appartenenti a quel popolo, cioè, nato dall’immigrazione, crogiuolo di culture infinito. Proprio come queste terre affascinanti che tanto mi ricordano da dove vengo, un enorme mix di Europa e Latinoamerica.
Certo da noi è diverso, da noi nella pianura padana è impossibile percorrere ormai più di 70 km senza incontrare una casa. Qui invece, tanto sono sterminate queste terre, si può. Così c’é da calcolare bene prima la benzina perché si rischia di dovere camminare molto prima di incontrare una stazione di servizio.
Nel bel mezzo di questo panorama, viaggiamo con l’equipe del Progetto Habitando. Io con l’assistente sociale Nicolasa, e due delle nostre architette Laura e Matilde, per raggiungere alcuni dei comuni beneficiari del nostro intervento di miglioramento dell’habitat: antiche colonie di migranti italiani, francesi, tedeschi, russi, svizzeri, e molti altri che, dalla fine del 1800 fino al 1980 circa, hanno occupato queste terre dando origine alle colonie. Comunità che, anche a discapito delle popolazioni indigene locali oggetto dello sterminio tollerato dal governo argentino a fine Ottocento, oggi sono cresciute e hanno dei nomi che evocano le loro origini: Bella Italia, Nueva Torino, Colonia Francesa.
Le regioni di Cordoba e Santa Fe, zone del nostro intervento, sono tra le aree maggiormente interessate dall’esodo dei migranti italiani del secolo scorso, ed é incredibile la quantità di visi italiani che si possono ritrovare tra le persone: uomini e donne argentini, assolutamente appartenenti a un mondo diverso, a una cultura altra dall’Italia ma che dell’Italia, del Piemonte, del Friuli, della Calabria, del Veneto e di molti altri luoghi, ha ancora intatto il seme dell’origine che, quando meno te lo aspetti, rimbalza in uno sguardo, una movenza, una parola, un ricordo, nei monumenti delle piazze, nei nomi delle vie del paese.
Avevo spesso sentito raccontare e visto molte immagini della grande migrazione dei nostri “nonni” verso l’Argentina, l’Australia, il nord Europa, ma ritrovarmi a viverla direttamente é molto diverso. Ed è una sensazione particolare incontrarsi con sindaci, tecnici comunali, rappresentanti di organizzazioni locali e padri e madri di famiglia che rispondono a nomi come Reynaldo Gervasoni o Jacinto Raúl Fabbroni o Mario Migno fino a Silvina Guadalupe Trincheri e Oscar Alejandro Basso.
In una settimana abbiamo percorso quasi 2.000 km, visitato 8 Comuni dei 20 con i quali stiamo lavorando nella provincia di Santa Fe, incontrando le equipe di ciascuno, conoscendo le famiglie con necessità di una nuova casa.
Il tema dell’Habitat, inteso come “il luogo in cui si vive” comprendendo la casa, il terreno e le necessità di base, è molto sentito in ogni Comune. Un bisogno che si manifesta a noi sotto forme diverse: da agglomerati di baracche improvvisate fatte di ferro, legno e plastica, senza servizi igienici, nei quali abitano decine di famiglie, a quartieri interi in cui mancano completamente acqua potabile, energia elettrica, occupati abusivamente.
In un Paese così ricco di risorse come l’Argentina, la forbice tra ricchi e poveri é veramente notevole, incrementata poi dalla terribile crisi del 2001 da cui il Paese si sta riprendendo lentamente. Una povertà complessa, che riguarda non solo la casa ma anche l’opportunità di accedere a un livello di cultura adeguato e sopratutto di partecipare alla vita sociale.
I comuni visitati, che vanno da paesini di 8.000 abitanti fino ad agglomerati di 30.000 persone, contano una disoccupazione che in alcuni casi interessa il 45% della popolazione con un fabbisogno abitativo o di acceso a un habitat dignitoso che può arrivare al 55%.
In questi incontri abbiamo conosciuto molti amministratori preoccupati per le condizioni di vita dei propri cittadini, abbiamo potuto discutere e analizzare le loro necessità, studiato con loro alcune proposte di intervento per il miglioramento di quartieri e case rendendo protagoniste già in fase di costruzione le persone che le abiteranno, accompagnando un processo di miglioramento che da tempo stanno cercando di portare a termine. Abbiamo registrato realtà molto diverse, con molta energia e voglia di cambiamento, di soluzioni.
Anche se, a volte, non mancano le situazioni dove invece la popolazione ha perso la speranza, e dove la capacità di reazione risulta piatta come la Pampa sconfinata. Terra argentina ma che molto ha della nostra Italia.

di Nicola Bellin, capoprogetto Habitando

martedì 16 marzo 2010

Nuovi educatori per "La strada delle bambine"

João, educatore e studente di scienze infermieristiche, e Monica, educatrice con anni di esperienza in realtà molto dure, si sono ora uniti a Wanderley, Rodrigo e Francesca (la nostra cooperante ProgettoMondo Mlal), già educatori del progetto "La strada delle bambine". Entrambi avevano partecipato al corso di formazione per educatori di strada conclusosi lo scorso 25 febbraio e organizzato da Consorzio Trama, partner locale di ProgettoMondo Mlal nel progetto.
L’entrata di Monica e Joao costituisce fonte di rinnovate energie per la squadra degli educatori di strada che potranno così dedicare più tempo alle zone di loro competenza permettendogli di instaurare relazioni più forti con il pubblico a cui si rivolge “La strada delle bambine”: bambini e adolescenti nella lotta allo sfruttamento sessuale di minori, professionisti del sesso (donne adulte prostitute, travestiti e transessuali) per la prevenzione delle malattie sessualmente trasmissibili e al traffico di persone.
Monica, João, Rodrigo, Wanderley e Francesca saranno dunque presenti nei quartieri di Barra da Tijuca, Central do Brasil, Campo de Santana, Lapa, Quinto de Boa vista e Copacabana di Rio de Janeiro, inoltre nella città di Duque de Caxias, dove ha sede il Projeto Legal.
Con l'inizio del 2010 era infatti stato avviato uno studio minuzioso del territorio per far sì che i potenziali educatori potessero essere presenti nelle zone di massima emergenza per quanto riguarda lo sfruttamento sessuale di minori e il traffico di persone.
Le aree di Barra da Tijuca e Copacabana sono ad esempio molto conosciute soprattutto per l'alto numero di turisti sessuali, e da anni Wanderley sensibilizza le giovani prostitute e i travestiti sul tema del traffico; la Central do Brasil e Quinto da Boa Vista sono zone invece frequentate da moradores de rua (senza fissa dimora) e ragazzine dipendenti da droghe, che si prostituiscono per pochi reais.
Campo de Santana è il quartiere informalmente dedicato alle prostitute più anziane e Lapa, famosa a livello internazionale per la vita notturna, è luogo esclusivo dei travestiti e transessuali.
A Duque de Caxias, infine, è stata constatata l'importanza di rafforzare le attività per raggiungere tutti e quattro i distretti della città, in quanto Consorzio Trama riconosce l'assoluta importanza di mantenere una forte presenza in un'area della Grande Rio afflitta da povertà estrema, degrado sociale e mancanza di opportunità per i giovani che nascono e crescono in favelas.

Sarah Reggianini, Casco Bianco ProgettoMondo Mlal Brasile

lunedì 15 marzo 2010

Per Haiti: spazi di educazione e attività produttive

Le abitazioni che ricordavo di aver visto fino al 12 gennaio sono briciole. Tavoli e piccolo mobilio giacciono ovunque in pezzi, stoviglie suppellettili fuoriescono tra le macerie.
Prima del 12 gennaio, la gente viveva in piccole costruzioni in cui, famiglie anche molto numerose, si dividevano poche stanze. Oggi, 19 case su 20 sono distrutte. Tante famiglie vivono nelle tende arrivate da poche settimane, molto tempo dopo il sisma. Ma altre vivono ancora tra le lenzuola appese a quattro assi di legno recuperate tra le macerie. La settimana scorsa, le piogge ormai quotidiane avevano inzuppato ogni cosa, e i genitori cercavano ovunque teli in plastica da stendere sui poveri accampamenti così da coprire almeno i bambini.
Prima del sisma i contadini piantavano e coltivavano i loro campi. La vita seguiva lo stesso ritmo da anni, secondo i cicli della terra e delle stagioni.
Oggi molti di questi appezzamenti di terra coltivata sono occupati dalla gente; dai loro insediamenti fatti di lenzuola e tende. Il terremoto ha infatti danneggiato molti canali d'irrigazione e da allora l’acqua non è più arrivata alle piante ormai quasi pronte. Così tutte le colture sono andate perse. Ora sarebbe di nuovo tempo di piantare il mais, purtroppo il grosso delle sementi è andato perduto e i pochi fornitori del Paese hanno esaurito le scorte da molte settimane.
Si attendono nuovi rifornimenti dagli Organismi internazionali, ma all'improvviso i bisogni sembrano diventati talmente immensi che molti non ne riceveranno.
Naturalmente non solo le attività strettamente agricole sono rese difficili dalle conseguenze del terremoto, anche tante altre attività produttive e tutta una serie di servizi che ne dipendevano.
Prima del terremoto i bambini più fortunati andavano a scuola. Il sistema educativo del Paese era molto debole, con classi di 40 bambini, pochi mezzi e un approccio didattico vecchio. Ma almeno, i bambini studiavano, si distraevano,crescevano.
Oggi tutte le scuole della zona sono distrutte o comunque gravemente danneggiate. Non ce n'è una agibile e funzionante. Dei bambini non si occupa più nessuno, e si ritrovano da soli in spazi non protetti, senza stimoli educativi né opportunità di crescita adeguate.
Tutte queste situazioni sintetizzano quelli che sono oggi i principali aspetti di questa fase post-terremoto ad Haiti. In sostanza la popolazione ha perso in un colpo solo i tre riferimenti più importanti della propria vita: la casa; l'impiego con un reddito; la scuola per i propri figli. Niente di tutto questo esiste più ed è questo il profondo dramma che si trovano a vivere oggi gli haitiani, qualcosa che va molto oltre il crollo dei singoli edifici.
Da qualche settimana, ProgettoMondo Mlal sta lavorando al recupero di almeno due di questi aspetti cruciali: l'educazione e la produzione di reddito con le attività agricole e produttive. Ed è la risposta migliore che possiamo offrire oggi a questa comunità che conosciamo da tempo, e con la quale stavamo lavorando già da due anni.
L'associazione locale di Grande Rivière, il Cefecacc, è una realtà importante nella zona e riesce a mobilitare le forze dell'intera comunità. Inoltre il nostro partner, il Cresfed, ha una profonda conoscenza del Paese e dei suoi meccanismi ed è dunque di grande sostegno. La conoscenza del Paese e dei suoi interlocutori è infatti fondamentale per trovare la risposta giusta a questa crisi... Perché siamo tutti consapevoli che il lavoro prenderà moltissimi mesi (e addirittura anni), e che si dovrà ricostruire con grandissima attenzione. Infatti con la ricostruzione che stiamo pianificando, si contribuisce anche a una scelta di una visione specifica per lo sviluppo del Paese. Dunque, per quanto riguarda l’impegno di ProgettoMondo Mlal, visione e strategia, vanno pensate bene e insieme a chi in questo Paese lavora da anni per il suo sviluppo. Per esempio, sul tema educazione: da sempre l’istruzione ad Haiti è soprattutto in mano ai privati che a volte pensano più al proprio interesse, senza garantire in cambio grande professionalità. Mentre per ProgettoMondo Mlal sarebbe molto più importante lavorare a rafforzare un’offerta scolastica pubblica e quindi gratuita, che – almeno in teoria – garantisca un'educazione accessibile a tutti e di qualità.
Ma come possiamo formulare proposte di questo tipo quando la visione politica per quanto riguarda l’educazione nel Paese è ancora tutta da creare, quando ancora non esiste una linea guida né un punto di partenza? Linea guida che poi dovrà essere condivisa e resa comune a tutto il Paese…
Si tratta di domande e riflessioni legittime, e a cui rispondere è assolutamente essenziale se vogliamo veramente contribuire a una visione integrata dello sviluppo.
La cosa risulta ancora più complicata per il fatto che attualmente vige su tutto il territorio interessato dal terremoto il divieto generale a costruire, e questo per consentire che prima di iniziare con la ricostruzione vera e propria siano pronti gli studi e i rispettivi piani urbanistici a cui stanno lavorando i vari attori statali e internazionali. Ed è giusto che sia cosi...
Nel frattempo però non possiamo nemmeno lasciare nell'abbandono i bambini e le loro famiglie. Ecco, in estrema sintesi, tutta la complessità attuale che si vive ad Haiti, in un Paese dove tutto è da rifare con urgenza, ma senza conoscere la direzione in cui si vuole andare.
In questa situazione complessa, ProgettoMondo Mlal ha deciso di non rimanere comunque ad aspettare. Proprio in questi giorni l’equipe sta completando un lavoro di censimento preciso dei bambini in età scolare e dei pochi locali agibili ancora esistenti nella sezione comunale di Grande Rivière.
Con questi dati più precisi sulla situazione, e in coordinamento con i rappresentanti comunali, locali, nazionali e internazionali, saremo presto in grado di riorganizzare degli spazi di educazione e animazione per i bambini e le famiglie più bisognose.
Questo al momento è il compito più immediato da portare a termine per contribuire alla ripresa di una vita quotidiana, in attesa di potere avviare i lavori di costruzione vera e propria.
Parallelamente, continuiamo a collaborare alla pianificazione congiunta che assicuri una ricostruzione integrata e sostenibile. Così come stiamo lavorando alla ripresa delle attività produttive a conduzione famigliare. Anche in questo caso bisogna coordinare le iniziative con tantissimi interlocutori perché il fattore dell'urgenza non comprometta quello di uno sviluppo sicuro e sostenibile. Un nostro nuovo agronomo, grande esperto della regione, sta riprendendo il lavoro nei campi, cercando di rispondere ai vari bisogni, vecchi e nuovi.
Il Centro di servizi agricoli Cescal, costruito con il nostro progetto Piatto di Sicurezza verrà presto riabilitato, poi interverremo anche sul Centro Cefecacc e sull’edificio magazzino del Koledel. Sarà un passo avanti importante per restituire un impulso forte alle attività di molti produttori e produttrici della zona, così da vedere ripartire almeno questo aspetto fondamentale della vita quotidiana.

Nicolas Derenne, ProgettoMondo Mlal Haiti

venerdì 12 marzo 2010

Callisto, pollice verde con il pallino della grappa

BOLIVIA CkaraCkara, NorChichas, Sud Potosì - Don Callisto è un tecnico dell'associazione Asociacion integral de productores Arco Iris (Aipai), nostro partner nel Progetto Vita Campesina, e si occupa della produzione. Ha sessant'anni, dieci figli di cui otto emigrati (temporaneamente o definitivamente) in Argentina, e una grande passione per la sua terra e per i suoi frutti.
In quest'angolo di Bolivia, certamente non favorito da fertilità e abbondanza di acqua, Don Callisto, "sa tirare fuori il sangue dalle pietre", come dice Aurelio Danna di ProgettoMondo Mlal.
Quando non si occupa delle sue terre o delle colture del Centro di Aipai, Callisto si alza alle prime luci del giorno per andare, a piedi, nelle varie comunità a fare da "consulente" agrotecnico. In particolare segue la conduzione di alcune serre, sparse in diversi pueblitos, la cui costruzione era stata promossa, anni fa, proprio da ProgettoMondo Mlal e che oggi consentono di produrre ortaggi per le merende delle scuole e nei villaggi, e di vendere poi l'eccedente al mercato.
Callisto parla volentieri di colture e di piante: a parlarne si accende e si appassiona. Sa bene come far fruttare questa terra difficile, cosa che richiede anche determinazione e un po’ di ingegno.
Dalle sue parti, a San José, due ore a piedi a nord di CkaraCkara, dodici famiglie a lato di un fiume, Callisto possiede quattro ettari (molto di più della media, che è di circa 1 ettaro). Vi fa crescere maìs, uva, mele, pesche. Poi produce grappa (singani), vende giovani alberi da frutto, sementi, la cocciniglia che ricava dai fichi d'india. Produce cenere da vendersi come "complemento" alle foglie di coca (velocizza il rilascio dell'alcaloide) bruciando la verdillera, una pianta che ha la particolarità di essere salata. Purtroppo continua a usare prodotti chimici (che rivende anche), in modo un pò naif, senza preoccuparsi della sua salute. Aurelio Danna, suo prezioso riferimento in ProgettoMondo Mlal per quanto riguarda quest’attività, ha sempre un bel dirgli…
L'altro giorno siamo andati insieme a casa sua, a San José. Tutto contento  mi ha condotto nella sua campagna, nei pressi di un grande rio, e perciò privilegiata. La natura intorno è ricca, folta (e silenziosa!). Mi ha mostrato i suoi filari e offerto la sua uva e, sopratutto, siamo andati a vedere il suo alambicco. Purtroppo il cielo era minaccioso, aveva cominciato a tuonare e, per la paura di non potere poi più riguadare il rio ingrossato, non abbiamo potuto trattenerci molto.
In compenso mi sono accomiatato da Callisto con un compito per casa: procurarmi per il mio prossimo viaggio dalle sue parti un bilancino portatile in plastica per i suoi commerci di semi e chimici vari. In cambio porto via con me a Cochabamba 4 preziose giovani piantine di basilico: un bel ricordo di Callisto, “pollice verde” del progetto Vita Campesina.

di Leonardo Buffa, Casco Bianco ProgettoMondo Mlal in Bolivia

Qui un breve video, girato sempre da Leonardo, sulla produzione casereccia della grappa

giovedì 11 marzo 2010

Cile: oltre alle case ricostruire il tessuto economico e sociale

Per chi come me ha vissuto 5 anni in Cile, gli ultimi dieci giorni sono trascorsi nell’incessante ricerca di amici e conoscenti, e navigando in internet alla ricerca di notizie, foto, video e aggiornamenti.
Per fortuna non sono arrivate notizie drammatiche dalle mie conoscenze, solo tanta paura, qualche muretto crollato, e il difficile cammino per il ritorno alla normalità già intrapreso con forza e determinazione.
Passata la preoccupazione, vengono spontanee alcune valutazioni sulla portata e l’impatto della catastrofe, mentre con rapidità impressionante, almeno in Italia, le notizie relative al terremoto scompaiono dai mezzi di informazione.
Del resto il Cile è un Paese lontano, raramente al centro dell’attenzione mondiale. Nella sua storia recente, è successo per eventi tragici, come il colpo di stato del 1973, e per la lunga dittatura militare che ne è seguita, o per avvenimenti che hanno fatto epoca, come l’elezione nel 2006 di Michelle Bachelet, prima presidente delle Repubblica donna in America Latina.

Dalla notte del 27 febbraio scorso, il Cile è così di nuovo tristemente alla ribalta, e questa volta per un violentissimo terremoto. Il bilancio è di 900 morti e di un numero imprecisato di dispersi. Ma interi villaggi costieri sono stati spazzati via dal tsunami conseguente alla scossa, le importanti città di Talca, Curicó e Concepción (la seconda del paese con quasi 1 milione di abitanti) hanno subito gravissime distruzioni. In tutto il territorio nazionale ci sono stati crolli e danni materiali alle infrastrutture come strade, ponti, porti.
Al di là delle polemiche per i ritardi nei soccorsi, in parte vere e in parte eccessive per un Paese che ha subito uno dei più forti sismi della storia, e che tutto sommato ha resistito abbastanza bene, sono rimaste impresse negli occhi di tutti le immagini di distruzione dei villaggi di pescatori, delle piccole cittadine di campagna, delle umili case delle periferie di Santiago e Concepción, insomma proprio di quel Cile che non corrisponde all’immagine di modernità e sviluppo così conosciuta all’estero.
Negli ultimi 2 decenni, infatti, il Cile si è fatto conoscere all’estero proiettando un’immagine di sviluppo economico sostenuto, stabilità sociale ed efficienza. E la salvaguardia di questa immagine è sempre stata una delle principali preoccupazioni dei governi e della società cilena, che hanno invece cercato di occultare le fortissime disuguaglianze ancora presenti nel Paese.
Un commentatore cileno ha definita la catastrofe come “la frattura esposta in cui si vede l’osso delle disuguaglianze sociali e della leggerezza con cui il Cile si è costruito delle false certezze in questi anni”.
In prospettiva della lunga fase della ricostruzione, che inevitabilmente si protrarrà per anni, sarà importante tenere conto di queste considerazioni, e della realtà scoperchiata agli occhi del mondo dal terremoto.
Naturalmente un terremoto così violento colpisce indifferentemente tutte le fasce della popolazioni, al di là del loro reddito o della loro classe sociale. Ma è altrettanto vero che le popolazione più danneggiate sono state, come era prevedibile, quelle costrette a vivere in abitazioni precarie, nei quartieri meno moderni e in edifici non antisismici.
Non ho dubbi che saranno rapidamente ricostruite strade, ponti, e le altre infrastrutture che permetteranno al Paese riprendere a funzionare come prima. Altrettanto probabilmente ogni famiglia avrà la sua casa nuova costruita con criteri antisismici, in tempi relativamente brevi. Questi interventi saranno resi possibili dalla gran quantità di aiuti internazionali che arriveranno, e in parte già arrivati, e dall’organizzazione e dall’efficienza che lo stato cileno possono sicuramente garantire, oltre che dallo straordinario spirito che contraddistingue questo popolo nelle difficoltà.
Ma la ricostruzione rimarrà incompiuta se non ci si ricorderà di quelle fratture non visibili ad occhio nudo, ma che sono forse le più difficili da sanare.
Oltre alle case, ci sarà bisogno di ricostruire reti sociali ed economiche, opportunità per i più colpiti e i più deboli, nella direzione di riprendere quel cammino verso una maggiore giustizia ed eguaglianza sociale che rischia di essere trascurato, una volta di più, nell’anelo verso la modernità e lo sviluppo economico a tutti i costi.
E’questo, a mio giudizio, l’ambito in cui potranno nei prossimi mesi e anni contribuire con il loro lavoro le Ong, come ProgettoMondo Mlal, in direzione di uno sviluppo che parta dal basso, attento e sensibile, a stretto contatto con partner ed organizzazioni locali.
La ricostruzione di questo tessuto sociale ed economico, già gravemente compromesso negli anni “ruggenti” dello sviluppo cileno, e definitivamente devastato dal terremoto del 27 febbraio, sarà fondamentale, tanto e forse di più della ricostruzione materiale, e potrà rappresentare proprio quell’intercapedine flessibile e resistente che renderà più forte la società cilena di fronte al futuro.

Francesco Pulejo
già cooperante ProgettoMondo Mlal in Cile

mercoledì 10 marzo 2010

Tre dediche selezionate per il concorso dedicato alle donne di Haiti

No sé escribir, no sé dibujar, no sé pintar. Pero sé caminar, sé levantarme..sé luchar! (Non so scrivere, non so disegnare, non so dipingere. Però so camminare, so rialzarmi e so combattere!)
Questa la frase vincitrice del concorso promosso da ProgettoMondo Mlal nella giornata dell'8 marzo e dedicato alle donne di Haiti.
La giuria, composta da tre donne di diverse generazioni, ha voluto premiare la frase di Luisa Lavagnoli, "per la forza che è riuscita a trasmettere con le poche rappresentative parole". Alla vincitrice va quindi un colorato portamonete fatto di perline realizzate dalle donne Haitiane. Seconda e terza classificata (nell'ordine Maria Donatella Campaldini e Ilaria Capuozzo) riceveranno invece un piccolo portachiavi in legno anche questo tipico dell'artigianato haitiano.

Qui le tre frasi selezionate

No sé escribir, no sé dibujar, no sé pintar. Pero sé caminar, sé levantarme..sé luchar! (Luisa Lavagnoli

Auguro a tutte di ritrovare, dopo questo duro colpo, l’energia e la forza che noi donne portiamo dentro. Per tornare ad essere le figlie, le mamme, le nonne, le sorelle, le zie, le mogli… le donne originali e uniche che siamo. Buon 8 marzo (Maria Donatella Campaldini)

A te Donna, madre, moglie, sorella, figlia, amica… fonte di vita, sostegno, speranza, calore per uomini e civiltà. A te, in questo momento buio della tua vita, invio un augurio sincero affinché torni il Sole. Con il cuore (Ilaria Capuozzo)

lunedì 8 marzo 2010

8 marzo: una serie di dediche per le donne di Haiti!

L’8 marzo per le donne di Haiti. Nella giornata dedicata a tutte le donne, ecco il risultato del nostro concorso "Una dedica per le donne di Haiti". Un pensiero per chi sa affrontare con coraggio e fierezza le difficoltà della vita.
Di seguito le dediche che ci state inviando...

Aiutare le donne di Haiti significa costruire il futuro del Paese. Sono loro che ne sostengono l’economia. Con la loro fierezza e determinazione, a cui sanno sempre affiancare un grazie sincero. Non di sottomissione, ma di reale rispetto dell’altro
Emilia Ceolan

Nei momenti più duri sono stati l’affetto e la solidarietà delle donne a darmi coraggio. Anche se lontana vi sono vicina.
Maria Magotti

Auguro a tutte di ritrovare, dopo questo duro colpo, l’energia e la forza che noi donne portiamo dentro. Per tornare ad essere le figlie, le mamme, le nonne, le sorelle, le zie, le mogli… le donne originali e uniche che siamo. Buon 8 marzo.
Maria Donatella Campaldini

Siate molto coraggiose e forti.
Maria Nadali

A tutte le donne di Haiti che hanno fatto due miracoli: uno tanto tempo fa e uno oggi.
Gabriella Gobbi

A tutte le donne di Haiti perché c’è bisogno della loro forza anche fuori da Haiti.
Mirella Gobbi

Con la speranza di un domani migliore ricco di bimbi sorridenti con gli occhi spalancati verso il futuro.
Cristina De Fabbro

Che la musica e l’incanto della vostra cultura possano presto riscaldare ancora le vostre giornate.
Cristina Zanella

La vostra forza ricostruirà il vostro meraviglioso Paese.
Diana Zanella

Io sono molto preoccupata per il terremoto. E molto preoccupata per le donne di Haiti. Cercate di sopravvivere. Resistete. Spero che siate felici.
Giulia Mengalli, 6 anni

Si dice: dove c’è una Donna il povero non patisce… Ma se c’è una Donna povera invece…
Cristina Verde

A te Donna, madre, moglie, sorella, figlia, amica… fonte di vita, sostegno, speranza, calore per uomini e civiltà. A te, in questo momento buio della tua vita, invio un augurio sincero affinché torni il Sole. Con il cuore.
Ilaria Capuozzo

Chi dice Donna dice Dono.
Romina Gobbo

Un giorno come tanti, una festa come poche… Auguri a tutte le Donne del Mondo.
Valentina

A te che avresti un giorno raccolto una stella nel fango.
Di tante lacrime hai nutrito il vento, di tanti sorrisi hai solcato il tramonto.
A te che nel caffè del silenzio sai ancora divinare un oltraggio.
Di poche premure hai subito l’ingiuria.
Di pochi deserti hai cantato la tregua.
A te che di un muro sghembo hai levigato uno specchio;
da nessun sogno hai partorito un’arsura,
da nessun uomo hai tracciato la strada.
Da te che in una danza sacrilega,
hai disegnato i contorni dell’umano peregrinare,
volgo i miei occhi inquisitori, per non osarti guardare.
Per non osarti annegare.

Marco Cosentina

Donne di Haiti rialzate il vostro Paese come solo voi Donne sapete fare.
Valentina Zanoni

Per le donne di Haiti non c’è dedica che sia degna di celebrare la loro grandezza.
Jessica Bianchetti

No se escribir, no sé dibujar, no sé pintar. Pero sé caminar, sé levantarme..sé luchar!
Luisa Lavagnoli

A Marostica la solidarietà continua nelle classi

18 mamme (in rappresentanza di tutte le altre) si sono turnate nella bellissima Piazza Castello di Marostica, resistendo al vento freddo di ieri (7 marzo) ma incoraggiate da un bellissimo sole, per un banchetto di raccolta fondi destinata ad Haiti.
Ma il mercatino non si ferma! Venerdì 12 marzo si continuerà infatti nella scuola media Dalle Laste di Marostica che, proprio di recente, ha ospitato anche la delegazione di bambini lavoratori rappresentanti del Movimento di bambini e adolescenti lavoratori (Manthoc) peruviano in visita a ProgettoMondo Mlal.
Il banchetto sarà organizzato per le famiglie della scuola media in occasione della proiezione del film "Basta guardare il cielo".

domenica 7 marzo 2010

8 marzo: Il pensiero della Cisl va alle donne di Haiti

Nella giornata dedicata alle donne, il pensiero della Cisl del Trentino vola ad Haiti. Il Coordinamento Donne del sindacato ha infatti organizzato un incontro con Emilia Ceolan, ex responsabile dell’area Centro America per ProgettoMondo Mlal. L’appuntamento è fissato per lunedì 8 marzo alle 10 nella Sala “A” al secondo piano della sede della Cisl del Trentino, in via Santa Croce 61.
Si parlerà di Haiti, di una terra da sempre maltrattata dalla natura e dagli uomini, ancor più tragicamente segnata dal terremoto del 12 gennaio scorso. Una catastrofe che, ancora una volta, ha evidenziato il ruolo delle donne: compagne forti, madri generose e figlie responsabili. “Aiutare le donne di Haiti – afferma Ceolan – significa costruire il futuro del Paese. Sono loro che ne sostengono l’economia con la loro fierezza e determinazione a cui sanno sempre affiancare un grazie sincero, non di sottomissione, ma di reale rispetto dell’altro”. “Il nostro pensiero – continua Stefania Galli, del Coordinamento Donne della Cisl trentina – nella giornata dedicata alle donne va a chi deve affrontare con coraggio le difficoltà della vita ed è capace di trovare ogni espediente pur di sostenere la propria famiglia. In questo le donne dimostrano la loro forza infaticabile e il loro sguardo sempre fiducioso verso il futuro”. L’incontro sarà utile per capire anche i reali bisogni di Haiti, affinché qualsiasi raccolta fondi sia un dono effettivamente consapevole.

Per la raccolta fondi di ProgettoMondo Mlal

DONAZIONI A
Banca Popolare Etica
IBAN IT 07 J 05018 12101 000000511320
Bollettino postale n. 12808374

venerdì 5 marzo 2010

Un quaderno per ricostruire

Papà prende la posta dalla buca delle lettere. Tira fuori una busta dalla tasca del suo vestito e dice: “Scoprite chi ci scrive?” Un esercizio di lingua, forse un dettato, come i tanti che i nostri bambini ogni giorno si trovano a svolgere. E a scriverlo è stato un piccolo studente di Léogane, proprio nel giorno in cui lo stesso quaderno ha smesso di essere usato. La data, su in cima, con a fianco la scritta “Gesù vive”, è infatti quella del 12 gennaio, giorno del terribile terremoto che ha devastato l’isola.
Riemerso tra i banchi di un scuola andata distrutta a Léogane e fotografato dal nostro cooperante Nicolas Derenne durante un giro di perlustrazione nelle zone in cui eravamo presenti con il progetto “Piatto di Sicurezza”, questo piccolo documento ci ricorda ancora una volta l’urgenza di ricostruire le scuole, le classi, i banchi e le sedie in cui i bambini di Haiti possano tornare a crescere e a riappropriarsi di un briciolo della quotidianità perduta.



Martedì 12 gennaio 2010 - Gesù vive

Papà prende la posta dalla buca delle lettere. Tira fuori una busta dalla tasca del suo vestito e dice: “Scoprite chi ci scrive?”
“È zio Reb” dice Remi.
“È zia Simona” dice Lea.
“È stato Remi a indovinare - dice papà - Zio Reb ci i invita da lui venerdì”.
“Formidabile!” esclama Lea. “Come ci andiamo dallo zio?”
“Quando saremo là, papà, posso andare a vedere le selle?” domanda Sandra.
“E io vorrei visitare la città, e fare spese insieme a mamma”. Dice Remi.
“Molto bene molto bene”, dice papà.
Per leggere tanto Remi legge la lettera. Apre la busta, e poi la lettera che è al rovescio. La raddrizza e poi legge.

martedì 2 marzo 2010

Concorso: Donne haitiane più forti con una tua dedica

L’8 marzo per le donne di Haiti. Nella giornata dedicata alle donne, un pensiero per chi, come ci ricorda l’ex responsabile dell’area Centro America per ProgettoMondo Mlal, Emilia Ceolan, “sa affrontare con coraggio e fierezza le difficoltà della vita ed è capace di trovare ogni espediente pur di sostenere la propria famiglia”. A loro che, oggi più che mai, sono chiamate a dimostrare la loro forza infaticabile e il loro sguardo sempre fiducioso verso il futuro, ProgettoMondo Mlal vuole dedicare uno spazio centrale nel giorno della festa della donna.
Si tratta di un concorso aperto a tutte le donne, chiamate a lasciare una dedica via mail, fax o consegnandola direttamente nella nostra sede, con il loro personale messaggio di incoraggiamento.
Le dediche, che andranno a costituire un unico grande messaggio di solidarietà, saranno inviate ad Haiti e l’8 marzo verranno pubblicate sul nostro sito. Le più belle riceveranno un piccolo riconoscimento simbolico per… non dimenticare!
Aiutare le donne di Haiti significa costruire il futuro del Paese. Sono loro che ne sostengono l’economia. Con la loro fierezza e determinazione, a cui sanno sempre affiancare un grazie sincero. Non di sottomissione, ma di reale rispetto dell’altro”, conclude Emilia Ceolan.

Il destino di una terra, da sempre maltrattata dalla natura e dagli uomini, è stato ulteriormente segnato dal terremoto del 12 gennaio. In quest’ennesima catastrofe sono infatti ancora una volta in prima fila le donne, nel loro triplice ruolo di compagne forti, madre generose e figlie responsabili.

Un’occasione per partecipare direttamente al concorso, e alla raccolta fondi “Una maglietta per Haiti”, è offerta nel giornate del 6 e 7 marzo, fine settimana in cui ProgettoMondo Mlal, tra le 15 e le 18 aprirà le porte della sua sede di via Palladio, 16 per una vendita straordinaria di magliette offerte dall’azienda Fix Design, il cui ricavato andrà a sostenere il progetto "Scuole per la rinascita di Haiti".

Per partecipare al concorso scrivere a sostegno@mlal.org, o inviare un fax a 045.8103181. Per maggiori informazioni www.progettomondomlal.org

lunedì 1 marzo 2010

Haiti: Un paese parallelo in un paese distrutto.

La testimonianza del nostro cooperante rientrato ad Haiti

Qualche notizia veloce del mio rientro ad Haiti. Vi scrivo dalla base dell’ONU di fianco all’aeroporto, che ormai pare un mondo parallelo rispetto al resto del Paese. Durante la settimana, brulica di gente, di ogni genere, raggruppati per vari settore di lavoro. Architetti, umanitari, specialisti in post-sisma, psicologi, Organizzazioni non governative, responsabili haitiani. .. E’ uno dei pochi posti rimasto operativo..
Sono rientrato nel Paese mercoledì sera, dopo un breve passaggio nella Repubblica Dominicana per coordinarmi con i partner e per avviare gli aiuti.
A Port au Prince ho la fortuna di essere stato accolto nel terreno della residenza dell’ambasciatore francese, grazie ai miei amici francesi … Si tratta di un grande accampamento di militari e di diverse missioni di aiuto. Rimarrò qui soltanto per qualche settimana, poi vedremo come evolverà la situazione. Dormirò in tenda per ancora parecchio tempo, ma comunque per me non è un problema.

Ritrovo dunque questa città, lasciata pochi giorni dopo il terremoto, quasi così come l’ho lasciata: completamente distrutta. E questo resta impressionante e ci si abitua con difficoltà.
I ritmi di vita e le abitudini sono tutti cambiati da allora.
Sono partiti i lavori di sgombero ma il lavoro è gigantesco. E’ spaventoso vedere le migliaia di edifici, case, scuole, ridotti in briciole.
Le tendopoli sono innumerevoli e gigantesche. Immaginate una città densamente costruita di casette. Tutte queste case sono oggi a terra, e lasciano ben poco spazio libero per montare le tende. Tende che ora si ammassano una sull’altra in pochi spazi disponibili, tutti occupati da centinaia di tende, e soprattutto da ripari fatti da lenzuola, attaccati uno all’altro senza alcuno spazio vitale.
Escluse le arterie principali, moltissime strade sono chiuse dalle tendopoli montate dovunque fosse rimasto un metro di terreno senza macerie.
Alcuni miei colleghi vivono in questi campi intorno alla città e impiegano ore per venire al lavoro. Ieri sera (domenica 28 febbraio, ndr.) abbiamo avuto una grande pioggia…. E ho avuto la pelle d’oca pensando a tutte quelle povere persone stipate sotto lenzuola di cotone, ai bambini e ai neonati in quei ripari di fortuna. Stanno sotto l’acqua, e presto sarà così ogni sera, perché la stagione delle piogge è vicina.

Sono in partenza per Léogane. Qui ci aspetta un sacco di lavoro. La città sembra sia stata letteralmente rasa al suolo. Si conta di pianificare la ricostruzione di scuole e il rilancio dell’agricoltura. Ne avranno per mesi e per anni…

Speriamo che i danni in Cile e in Giappone siano più ridotti, malgrado la loro ampiezza impressionante. Perché tanti morti qui, e meno laggiù? Per la densità della popolazione, a causa di una pianificazione impossibile per mancanza di risorse, per la fuga dalle campagne e la ricerca di nuovi sbocchi in città, perché qui le costruzioni a basso costo si accumulano, ecc…

Una nota positiva: siamo tutti molto motivati. Personalmente sono contento di essere rientrato. Le persone sono straordinarie, sono unite tra loro. Per il momento sono tutti ancora molto fieri e ottimisti, ma non so fino a quando resisteranno..
Sul fronte delle piccole cose piacevoli della vita in capitale: restano ancora poche casse di birra haitiana “Prestige”, il cui prezzo non è aumentato nonostante sia diventata così rara, dopo di che bisognerà passare alla birra domenicana “Presidente”: un altro piccolo dispiacere…

Nicolas Derenne, ProgettoMondo Mlal Haiti

Foto di Ilaria Di Biagio
www.ilariadibiagio.blogspot.com

Léogane, oggi cittadina fatta di lenzuola

Léogane si trova a un'ora da Port au Prince, il 95% delle case sono distrutte, 60 scuole su 61 sono inagibili. Siamo nell'epicentro del terremoto, a destra e a sinistra della strada si succedono ora tendopoli di tutti i tipi. Chi è riuscito a ottenerle, dorme nelle tende (per lo più sono donne con bambini piccoli; anche se quasi tutte le donne haitiane hanno tra i propri figli, almeno uno al di sotto dei 5 anni, e non tutte sono state così "fortunate").
La maggioranza delle persone rimaste senza casa, che qui raggiunge percentuali altissime, per ora è sistemata in accampamenti di fortuna, perlopiù fatti di assi di legno e lenzuola che, con il vento, lasciano intravedere il piccolo rifugio molto provvisorio.
In questa zona operano soprattutto i canadesi, il che permette alla popolazione uno scambio diretto, vista la lingua comune, il francese.
La comunità di Mathieu, dove ProgettoMondo Mlal stava portando avanti il suo ProgettoPiatto di Sicurezza”, si trova qualche chilometro all'interno della strada principale. Tra alberi di banani e coltivazioni di fagioli, un verde insolito per una terra arida come quella haitiana, si nascondono ora infiniti lenzuoli semi trasparenti.
Le case multicolori, che si trovano qua e là tra la vegetazione, sono state tutte duramente colpite dal terremoto . Qui gli aiuti non sono quasi arrivati, i teli cerati che piano piano affluiscono nella capitale, qui li stanno ancora aspettando, e intanto fanno la prova della prossima stagione delle piogge con qualche primo acquazzone. E' una situazione davvero precaria che stona con il verde splendente tutto intorno. Le persone con cui ho avuto modo di parlare, mi portano a vedere le loro nuove sistemazioni in cui non c'è niente di più che 2 metri quadrati di terra e qualche utensile da cucina.
Parlando con loro sembrano meno preoccupate di quanto si possa immaginare. La loro forza di reazione è decisamente fortissima. Le piogge sono "lontane" nonostante loro stessi siano ben consapevoli dei grandi pericoli che porteranno. Ma –paiono dirti- è inutile pensarci con troppo anticipo. Inutile soprattutto se per il momento non si hanno alternative.
Il fatto di essersi ritrovati all'improvviso in una situazione del genere, porta a cambiare anche il modo di vedere le cose, e ora la preoccupazione maggiore è procurarsi il cibo necessario per la giornata, e a sfamare tutta la famiglia. Non da meno è pensare in questo momento a come potersi reinventare un lavoro, ora che quasi tutte le attività sono crollate e soprattutto, a quando riapriranno di nuovo le scuole.
In città, chi se lo può permettere manda i propri figli da maestri privati, ma è inutile dire che è una possibilità davvero remota per il 99% della popolazione, che aspetta metà marzo per vedere se realmente le promesse del governo sulla riapertura delle scuole siano vere, ma in pochi ci credono.
Per questo adesso sono di fondamentale importanza le associazioni di vario tipo che si stanno occupando di organizzare scuole anche di fortuna pur di non far perdere mesi di istruzione a migliaia di bambini.
Ho visitato queste comunità di Léogane un sabato, giorno di mercato e di messa. Un modo per rendersi conto di quanto, in questo momento, serva la spiritualità, di quanto sia importante concentrarsi su uno stare insieme collettivo. Ed è proprio questa l'impressione più forte che si ha andando in giro, ciò che si tocca proprio con mano è la grande volontà di aiutarsi a vicenda, poiché tutti in questo momento, forse come non mai, si trovano nella stessa situazione.
C'è tantissimo da fare, ma soprattutto c'è bisogno che gli aiuti arrivino e che permettano agli haitiani di rendersi indipendenti in tempo breve. Qui e là si sentono progetti interessanti da sviluppare. Progetti che sarebbe stato importante promuovere anche prima del terremoto, ma che adesso diventano di necessità primaria poiché di primaria importanza è tornare oggi a una vita quotidiana, e tornarci consapevoli di quello che si può fare.

Ilaria Di Biagio, fotoreporter
http://www.ilariadibiagio.blogspot.com/