martedì 29 giugno 2010

Bolivia: Il primo giorno di (altro) carcere!

Manca poco all’inaugurazione ufficiale però le attività nel centro Qalauma continuano. Dopo tante difficoltà burocratiche, i primi 30 ragazzi, i “pionieri” di Qalauma, hanno fatto il loro primo ingresso nel nuovo carcere. Staranno nel nuovo Centro per due giornate consecutive (quasi in una sorta di “gita scolastica”) con l’obbligo a rientrare per la notte nel penitenziario di San Pedro.
Così martedì 22 giugno Qaluama si è finalmente popolata del primo gruppo di 10 ragazzi e l’esperienza è stata molto formativa e davvero divertente.
Grazie alla collaborazione dei giudici del Regimen Penitenziario (l’organo nazionale che si occupa della gestione dei centri penitenziari in Bolivia), al placet del ministro di Giustizia e dell’avvocato del carcere, più il consenso scritto dei ragazzi, sono state ottenute le autorizzazioni a portare fuori 10 giovani.
Purtroppo ogni trafila burocratica è un’Odissea: la grande disorganizzazione del sistema giuridico boliviano complica le cose. Basti pensare che, per ogni caso di imputazione, è responsabile un tribunale differente. E chi è fortunato è al corrente della propria situazione legale, mentre il più sfortunato... resta un fantasma degli archivi, privo di documenti che dichiarino il capo d’accusa. E tutto questo si riferisce a ragazzi che stanno già vivendo un regime penitenziario, nel carcere di San Pedro, per i quali dovrebbero in teoria essere già chiare le situazioni legali, il motivo e il periodo della pena.
Nonostante ciò i giudici hanno comunque accettato la temeraria richiesta fatta dall’equipe di Qaluama, e così il 22 e il 23 di giugno si è vissuta un’esperienza completamente nuova.
Tutto è stato organizzato bene: i 10 ragazzi sono arrivati a Qalauma verso le 11 di mattina di martedì, accompagnati da 7 poliziotti. Appena dentro il portone, si è notata negli occhi la loro meraviglia per uno spazio tanto immenso e le nuove possibilità!
Dopo una breve colazione, e un discorso di benvenuto di Riccardo Giavarini, i ragazzi hanno visitato con tutto comodo il Centro Qalauma: la funzione e i servizi di ogni ambiente, ed è stato un tempo necessario: i ragazzi hanno vissuto di continuo curiosità e paura, poi la grande novità ha preso il sopravvento sulle loro emozioni negative.
A ciascun ragazzo è stata assegnata una stanza (il corrispettivo di cella... ma in realtà ogni camera ha un bagno e un letto a castello con materassi, coperte, cuscini e lenzuola). Ciascuno ha quindi spazzato il pavimento, spolverato, messo la cera al parquet e preparato il letto! Il tutto con grande entusiasmo da parte dei ragazzi che, in questo modo, hanno sentito l’ambiente come proprio, con finalmente uno spazio davvero LORO, senza la preoccupazione di dovere pagarne l’affitto a fine mese.
Un semplice pasto ci ha uniti in un momento di preghiera: era presente tutta l’equipe di Qalauma e i poliziotti erano seduti allo stesso tavolo con i ragazzi (normalmente succede che poliziotti e detenuti non condividano niente che non sia legato all’esecuzione della pena).
Anche il pasto in sé ha sorpreso i ragazzi: “siamo abituati a cibo insapore”, “i tranquillanti nel rancio di San Pedro tolgono consistenza alle pietanze”, “il cibo non è così nutriente!”.
Nel pomeriggio, c’è stato un momento di sport: tutti nel campo da calcio per una partita e una sana digestione.
Dopo aver sudato e riso insieme, c’è stata anche l’occasione per un momento di riflessione sulla giornata e per valutare gli stati d’animo di ciascuno.
E, alla fine, dopo la merenda (un panino e un bicchiere di tè) i 10 ragazzi sono rientrati a San Pedro per la notte.
E più o meno così si è svolta anche la giornata del 23 giugno: i ragazzi hanno ultimato le pulizie delle loro stanze e, prima di pranzo, si è ragionato un po’ insieme sui temi di “giustizia e ingiustizia”, sul rispetto o meno dei diritti e dei doveri. E alle 5 di pomeriggio, i giovani, sono tornati a San Pedro contenti e tranquilli.
Anche per noi sono state giornate davvero importanti: come equipe ci siamo messi alla prova rendendoci conto di pregi e difetti della nostra lunga programmazione. Ci siamo anche resi conto che non sarà facile il trasferimento definitivo dei ragazzi, né il cambiamento di abitudini, compreso quello del consumo di droga, le comodità, la disciplina e il rispetto di responsabilità...
Li attendono insomma ancora delle dure “battaglie” che almeno non affronteranno soli. La settimana prossima sarà la volta, a Qalauma, di altri 15 ragazzi. E noi, come equipe, saremo più preparati ad accoglierli!

ESTER BIANCHINI
casco Bianco Bolivia
ProgettoMondo Mlal

lunedì 28 giugno 2010

L'Argentina di Diego può vincere: è nel sangue dei tifosi

Cordoba - Maradona oltre ad essere stato, a detta di molti, il più grande calciatore della storia, è stato spesso accompagnato anche dalla sua “buona stella”: un po' di fortuna che non guasta mai.
Come dimenticare la “mano de dios” che permise all’Argentina (effettivamente la migliore comunque) di battere gli inglesi e continuare il cammino verso la storica vittoria dell’86!?
O i vari errori commessi dagli arbitri a Italia '90 che permisero a una squadra, in quel caso pessima, di arrivare in finale.
Anche domenica (il 27 giugno), per la seconda volta nel mondiale, una svista del nostro caro Rosetti ha concesso all’Argentina del Diego di segnare in fuorigioco il gol che la farà poi dilagare contro un Messico comunque da applausi.
Intendiamoci, sarebbe stata ugualmente superiore, ma ai poveri messicani, già colpiti dal senso di inferiorità, non è rimasto altro che cercare di riaggiustare una partita oramai decisa. Se ci piazziamo poi le genialità del pipa Higuain e del buon Tevez...non c’era davvero speranza.
Córdoba esplode come se l'Argentina avesse vinto i mondiali. Ad ogni gol è un terremoto nel palazzo, le trombe da stadio riecheggiano per le strade ricoperte di coriandoli. Si sente che non è un mondiale qualsiasi, è il mondiale del Diego e la tensione è più alta che mai.
Tra i cordobesi di questo gol fantasma, nello stesso giorno in cui gli inglesi restituiscono alla Germania il torto subito nel mondiale del '66, non si parla molto, si fa finta di non averlo visto, al massimo si parla dell’ ”offside de dios” e probabilmente è giusto così.
L’Argentina è davvero potente e finalmente i suoi tifosi lo sentono nel sangue!
Diego può vincere
, adesso tocca ai tedeschi decidere.

Nicola Bellin,
ProgettoMondo Mlal Argentina

venerdì 25 giugno 2010

Que paso’ con Italia?

Asuncìon - Fa davvero impressione seguire una partita dell’Italia proprio nel Paese che ne è anche il primo avversario! E poi i paraguayani si erano presentati all’appuntamento molto, molto carichi, viste le ottime prestazioni della loro squadra nelle fasi di qualificazioni ai Mondiali.
Perciò da parte dei tifosi non mancava la speranza di poterci anche battere anche se dicevano di rispettarci molto in quanto campioni del mondo (non più) in carica.
Così, lunedì 14, ho deciso di guardare la partita Italia - Paraguay con amici e colleghi di lavoro. Davanti alla tv eravamo misti, un po’ paraguayani un po’ italiani. E anche per questo motivo il risultato di pareggio alla fine ha soddisfatto tutti. E con una birra e un’ottima cena tutto in fondo è andato per il meglio.
Poi la sconfitta dell’Italia, e l’uscita dal Mondiale, e qui tutti a chiedermi “Que paso’ con italia???” ... Ora davvero non mi rimane che fare il tifo per il Paraguay!!

Marco De Gaetanto
ProgettoMondo Mlal Paraguay

Los catrachos non mollano

L’Honduras ha preso con rassegnazione la sconfitta con la Spagna e l’ormai quasi certa esclusione dai Mondiali. Rassegnazione senza tristezza, però, visto che, già la presenza della “Bicolor” alla massima manifestazione calcistica del mondo era stato considerato, e continua ad esserlo, un grande motivo di orgoglio nazionale.
Piuttosto, all’interno del gruppo di giocatori c’é un pò di malumore: subito dopo la partita con la Spagna alcuni di loro hanno infatti criticato apertamente le scelte fatte dall’allenatore, il colombiano, naturalizzato, Reynaldo Rueda.
In particolar modo, mercoledì scorso, Víctor Bernárdez aveva definito dei muñecos (dei bambolotti, ndr.) un gruppo di giocatori che il tecnico si ostinerebbe a fare giocare, a dispetto di altri che, secondo Bernardez, avrebbero invece migliori capacità in quanto “giocano in Europa”.
Per questo l’Honduras deve vincere la sua ultima partita di oggi, con almeno 3 gol di differenza contro la Svizzera, se vuole passare agli ottavi di finale. E gli svizzeri, da parte loro, devono vincere a ogni costo e sperare che il Cile vinca contro la Spagna.
Los catrachos (nomignolo caratteristico riferito agli honduregni) alle 20.30 (12 e 30 in Honduras) suderanno ancora una volta freddo affinché il sogno continui.

Pino De Seta
ProgettoMondo Mlal Honduras

giovedì 24 giugno 2010

Bolivia, felice anno nuovo a tutti!

La Bolivia conserva vive le tradizioni e la sua gente le custodisce gelosamente….Uno smacco al sistema culturale globale!
Per la prima volta nella Repubblica plurinazionale boliviana, il 21 giugno è stata ora anche ufficialmente riconosciuta festività nazionale, come segno di conservazione e rinnovamento delle culture che non si vogliono dimenticare.
Infatti, a sud dell’equatore, il 21 giugno inizia l’inverno. E quella del solstizio d’inverno è la notte più lunga e più fredda dell’anno! Per le culture antiche delle Ande (Inka, Aymara etc) questa data rappresenta la magia e la protezione per il nuovo anno alle porte, ma rappresenta specialmente il nuovo anno Aymara!
Così in tutto il Paese sono in programma festeggiamenti, e moltitudini di persone si spostano dai propri luoghi di origine sulle rovine Inka, aspettando i raggi del sole…Quelli che saranno i primi raggi del nuovo anno.
A La Paz molti si sono radunati sulle rovine di Tiawanaku o al Valle de las Animas, mentre a Cochabamba l’appuntamento era per tutti sulle rovine di Inka-rakay, a Santa Cruz sulle rovine di Samaipata, a Potosì sulla cima del Cerro Rico (montagna ricca, ndr.), a Sucre sulle rovine di Inkamachay, sul Lago Titicaca, nella parte settentrionale dell’Isola del Sole si aspetta l’anno nuovo sulla montagna a strapiombo sull’acqua, perché considerato un luogo sacro. L’arrivo del nuovo anno si è insomma celebrato in ogni parte del Paese.
Siamo quindi entrati nel 5.518 anno Aymarà e, la notte del 20 giugno, è stato tutto magico. Ben diversamente dal clima del nostro San Silvestro, nell’altopiano boliviano (e non solo) si respira spiritualità, rispetto dei valori, cultura, tradizione, preghiera e comunità.
Già dal giorno prima, il 19 giugno, la gente si mette in cammino per raggiungere in tempo questi luoghi di culto e di antichità. Si arriva poi alle rovine per passarvi la notte e lì si aspetta l’alba, l’ingresso del Sole. Durante la notte si balla e si beve cercando di contenere il freddo pungente che spezza le ossa. Si fanno fuochi e banchetti di offerta alla Pachamama (la Coa).
C’è chi dorme, chi canta, chi suona, chi si prende una sbronza, chi prega e chi vive nel timore di essere arrivato tardi…. Il tutto decorato da un meraviglioso cielo stellato in cui lo sguardo si perde nella bellezza dell’infinito e nella sorpresa delle stelle cadenti.
La notte è lunga e il freddo sempre più rigido. Il cielo inizia a cambiare colore… tutti sono impazienti fino a quando il Sole spunta dalle montagne ed entra dalla sua porta (la Puerta del Sol, una porta inka dove solo in questo giorno dell’anno i raggi del sole coincidono perfettamente. A quel punto si fa silenzio. Mentre ognuno osserva la meraviglia della natura, e impone le proprie mani sul Sole, così da ricevere l’energia necessaria per tutto l’anno nuovo.
E’ un momento di preghiera, buone intenzioni, domande mute e spiritualità. Poi i saggi della comunità sacrificano 3 lama alla Pachamama (la Madre Terra, ndr) che, con il loro sangue, macchiano le antiche rovine. I saggi stregoni leggono le foglie di coca come buono auspicio per il nuovo anno. Quindi, colmi di spiritualità e stanchezza, si torna a casa.
Tutti partecipano a questo evento, senza distinzione di classe: dal presidente Evo Morales al campesino del villaggio più sperduto. Si tratta di un momento che unisce tutto il Paese.
Nelle culture antiche andine, gli elementi naturali vengono sommamente rispettati e ciascuno di loro trova spazio nell’essenza umana.
Tutto questo a poche ore dal mio compleanno (il 18 giugno). Quale maggiore onore per me?

Ester Bianchini
Casco Bianco Bolivia ProgettoMondo Mlal

ProgettoMondo Mlal a Madrid su giovani marocchini e migrazione

Il 24 e 25 giugno a Madrid si parla di migrazione, giovani e della comunità marocchina in Europa. Protagonista il nostro Progetto Migrazione, Tutti in Rete, giunto al suo terzo anno. A promuovere lì occasione di scambio internazionale con l’organizzazione di una due giorni di seminario (dal titolo “Encuentro sobre juventud, educaciòn y emigraciòn en marueccos”), il nostro partner spagnolo Acpp (Asamblea de Cooperaciòn por la Paz). Tra i relatori anche due ospiti marocchini, Mohamed Ouagague (supervisore del Progetto per l’attività delle mediateche) e Wissam Khouya della controparte Tanmia.
Ad aprire i lavori, giovedì 24 giugno, la vicepresidente ProgettoMondo Mlal, Ivana Borsotto. Modera la tavola rotonda, in programma nel pomeriggio, Giuseppe Cocco, referente per il Marocco nell’ufficio Progetti della nostra Ong.
Per l’Italia partecipa anche la cooperativa Orso di Torino che collabora al progetto Migrazione, Tutti in Rete grazie alla propria esperienza di lavoro con le comunità dei marocchini residenti in Piemonte.

Per scaricare il programma del Seminario: www.progettomondomlal.org

Raccontando l'integrazione... il 27 a Negrar!

Una giornata di incontri e approfondimenti per parlare di integrazione, cosa significa e come promuoverla.
Domenica 27 giugno Negrar di Valpolicella ospiterà l’iniziativa “Raccontando l'Integrazione...Strada Facendo". Anche ProgettoMondo Mlal parteciperà alla tavola rotonda in programma dalle 9.30 alle 12 al teatro parrocchiale di Negrar (via Vittorio Emanuele, di fronte la chiesa). Un evento aperto alla cittadinanza, che potrà incontrare associazioni italiane e straniere che si propongono di favorire l'integrazione, la partecipazione, la coesione sociale. Saranno presenti anche rappresentanti di altri enti pubblici (scuola, servizi territoriali) e del privato sociale a testimonianza che i soggetti impegnati nel promuovere questo dibattito sono attivi nei contesti dove si sviluppa cultura, educazione e dove si promuove partecipazione e cittadinanza attiva. In un'epoca percorsa da tensioni e scontri è quanto mai necessario incontrarsi e confrontarsi, per conoscersi e imparare a convivere nel reciproco rispetto. Per il benessere di tutti.
Nel pomeriggio, poi, dopo un pranzo offerto dall’organizzazione, musica, danze, canti e giochi dal mondo, con danze dal Perù, musica dal Marocco, canti e danze dall'Ucraina.
Per maggiori informazioni e il programma completo: http://www.facebook.com/event.php?eid=132210993464737&ref=mf

Cile, occhi rossi fino a venerdì

Andare ai Mondiali è il sogno di un Paese intero”. Che detta da uno dei giocatori più famosi della Nazionale, riassume bene lo spirito con cui il Cile sta vivendo questo mese in cui il calcio è il pensiero fisso di tutto il mondo.
Per i piccoli Paesi del Sudamerica, arrivare in Sudafrica è già un grande successo, visto che devono scontrarsi con giganti come Brasile, Argentina e Uruguay, per potersi qualificare.
In particolare il Cile è tornato ai Mondiali dopo 12 anni, ma questa volta ci è arrivato con grandi aspettative. Durante le eliminatorie ha giocato molto bene, battendo per la prima volta nella sua storia l’Argentina e arrivando nel suo girone alle spalle del solo inarrivabile Brasile.
Tutto il Paese ha festeggiato la classificazione: l’allenatore (argentino) è diventato un idolo popolare e riconosciuto, gli sono state dedicate canzoni e gli è stata offerta la nazionalità cilena.
Nei cinema è in programmazione la proiezione di un documentario che racconta il cammino fatto dalla nazionale per qualificarsi. Il titolo, “Occhi rossi”, è un gioco di parole tra il colore rosso della maglietta della nazionale e le emozioni provate dal popolo cileno.
L’avventura in Sudafrica è iniziata benissimo: 2 partite e 2 vittorie. Ed era da 48 anni che la Nazionale non vinceva una partita ai mondiali, ecco perché la felicità è stata enorme.
Dai paesini più piccoli, sperduti lungo le coste o sulle montagne, alle grandi città come Santiago e Valparaiso, tutto il Paese vive sospeso ed esplode nei festeggiamenti.
Dopo il terremoto di febbraio, le imprese di questa squadra, immune dalla retorica e dal business in cui è invece immerso il calcio in Europa, costituiscono un momento di gioia pura e di passione di cui si ha tutti davvero bisogno. E aspettando venerdì, quando toccherà giocarci il passaggio del turno contro la fortissima Spagna…, Vamos Chile!

Francesco Pulejo
cooperante

mercoledì 23 giugno 2010

78 minuti col fiato sospeso…poi esplode la città!

Questa volta la partita non l’ho vista con gli amici, né con i colleghi… ma da solo, in compagnia dei rumori del quartiere dove abito. Già alle 15 (parliamo del 22 giugno) sono infatti stato “costretto” ad abbandonare la sede di lavoro, come tutti, dai tecnici al custode. Una fuga massiva di un’intera città verso casa. Mezz’ora di grande confusione per le strade, poi… è calato il silenzio.
Udivo solo il rumore dei televisori, tutti ovviamente sintonizzati sulla stessa trasmissione… la gente completamente sparita, la città ferma.
La partita l’ho seguita con l’audio spento, ascoltando i commenti, l’incitamento e i boati della città. Così ho avvertito la tensione che saliva più alta fino al primo gol, quando dai condomini circostanti è esploso l’urlo liberatorio. Dai balconi venivano giù coriandoli e su tutto risuonavano le trombe da stadio.
Ma è stato il secondo gol il più celebrato. Con il “vecchio” Martin Palermo, uno dei pochi giocatori della Nazionale che gioca anche nel campionato argentino che, fortemente voluto dal suo mister, è entrato in campo e dopo pochi minuti, come spesso gli accade, si è ritrovato al posto giusto nel momento giusto, rifinendo in rete una risposta della strenua difesa greca.
Le immagini di Maradona impazzito, a celebrare in panchina il gol dell’idolo del Boca Juniors, hanno aperto anche ufficialmente la festa del popolo argentino che si è riversato in piazza a festeggiare per ore.

Nicola Bellin
capoprogetto Habitando

Capoeira e tamburi per i cittadini di domani

Siamo nel comune di Lauro de Freitas, nell'estrema periferia di Salvador de Bahia, dove bambini e adolescenti vivono in strada, scarseggiano strutture igienico-sanitarie di base, la violenza detta legge, la disoccupazione raggiunge livelli elevati e la scuola è carente.
Qui l'equipe di Casa Encantada (programma di interscambio culturale e sociale e di solidarietà internazionale di ProgettoMondo Mlal) sostiene le attività del gruppo "Axè Lata" - che letteralmente significa “energia positiva con le latte" - per coinvolgere bambini e adolescenti di periferia nel riciclare bidoni di latta per farne tamburi e percussioni.
Zhino, cantante, musicista e insegnante di capoeria, oltre che tra gli educatori responsabili di Axè Lata, nel video qui sotto - realizzato da Enrico Ostuni in visita al gruppo - ci racconta di "Vivendo Imparando", il progetto nato per garantire un futuro agli oltre 80 ragazzi che partecipano alle attività sportive e culturali proposte.
Qui i turisti ospiti di Casa Encantada hanno l'opportunità di visitare un Brasile diverso da quello impacchettato nei classici percorsi turistici. Dove con la capoeria e la danza si formano i cittadini di domani.
Dal 1995 Casa Encantada, affacciata sul litorale di Salvador, accoglie i visitatori in un'atmosfera ricca di emozioni e di nuova consapevolezza, anche grazie ai rapporti di partnership avviati negli anni con alcune iniziative sociali. Tra queste, appunto, “Vivendo Imparando” del gruppo Axè Lata, che coniuga cultura, sport e tempo libero, per offrire un'alternativa ai giovani della zona e accompagnarli in un percorso che sia di vera crescita.

lunedì 21 giugno 2010

Sport e diritti umani, il Brasile si prepara al 2014

Rio de Janeiro - Nei prossimi sei anni, il Brasile ospiterà due dei più importanti eventi sportivi mondiali: la Coppa del Mondo di Calcio nel 2014 e le Olimpiadi e Paraolimpiadi di Rio de Janeiro nel 2016.
Secondo le stime del Ministero del Turismo, la Coppa del Mondo porterà in Brasile tra i 500 ed i 600 mila turisti. Le Olimpiadi di Rio il 15% in più.
Dietro a tanta euforia, però, c’è una seria preoccupazione del governo e delle organizzazioni impegnate nella difesa dei diritti dell’infanzia per quanto l’immenso movimento finanziario, e la grande concentrazione di persone nel Paese, possano costituire un nuovo rischio per i bambini e gli adolescenti in situazioni di vulnerabilità. Preoccupazione che, peraltro, ha motivo d’essere, visto che le precedenti edizioni dei 2 eventi mondiali hanno registrato un preoccupante aumento di casi di violazioni dei diritti dell’infanzia. L’Unicef, ad esempio, calcola in circa 38 mila bambini e adolescenti le potenziali vittime dei diversi tipi di violenza e abuso: dal lavoro minorile allo sfruttamento sessuale.
La Coppa del Mondo 2010, in svolgimento in questi giorni, rappresenta in questo senso un banco di prova fondamentale. Il Brasile può infatti imparare molto dall’esperienza del Sud Africa, soprattutto in tema di sfruttamento sessuale e di traffico di persone. Importante ed esemplare si è rivelato il caso delle circa 200 donne mozambicane, trafficate e ridotte in schiavitù, vittime proprio delle dinamiche venutesi a creare a ridosso dell’evento sportivo.
Ora basti pensare che, fino al 2014, ben 12 capitali brasiliane, saranno protagoniste di grandi opere: Belo Horizonte, Brasília, Cuiabá, Curitiba, Fortaleza, Manaus, Natal, Porto Alegre, Recife, Rio de Janeiro, Salvador e São Paolo. E che, tradizionalmente i cantieri - dato il grande flusso di mano d’opera maschile - diventano centri attrattivi per l’industria del sesso. Così, anche se questo fenomeno è più comune in città di piccole e medie dimensioni, è imprescindibile considerare il rischio che questa situazione può rappresentare per bambini ed adolescenti anche nelle grandi città.
In questi mesi, a Rio, si moltiplicano gli appuntamenti di approfondimento su questi temi, come per il Seminario, dedicato allo scambio di esperienze sulle Olimpiadi e sulla promozione internazionale, tenutosi il 6 maggio scorso.
Per queste ragioni, nell’ambito del Programma Nazionale di Lotta alla Violenza Sessuale contro Bambini e Adolescenti, il governo sta elaborando un vero e proprio Piano di prevenzione, assegnando la realizzazione di studi e mobilitando le reti locali del “Programma di Azioni Integrate e Referenziali di Lotta allo Sfruttamento Sessuale sul Territorio Brasiliano” (Pair).
Naturalmente, queste iniziative, devono essere varate e riportate nella vita di ogni giorno, al più presto. Perché valore ed efficacia di queste misure preventive sono necessariamente legate alla partecipazione attiva della società civile, e soprattutto del settore privato.
Un passo in questa direzione può esser costituito dallo sviluppo di un vero e proprio “patto di cooperazione” tra governo e le imprese già incaricate della realizzazione delle grandi opere.
Un’altra proposta è rappresentata dalla creazione, all’interno delle imprese, di Commissioni “ad hoc” per la tutela e il monitoraggio dei diritti umani e con il compito di elaborare un codice interno di condotta etica.
L’iniziativa di maggior rilievo, fino ad ora, appare quella messa in campo dal Progetto di formazione “Turismo e Prevenzione allo Sfruttamento Sessuale di Bambini ed Adolescenti“, presentato lo scorso 30 marzo, e nato da una collaborazione tra Ministero del Turismo e Università di Brasilia. Il Ministero investirà 3,7 milioni di reais (circa 1.600.000 €) per sensibilizzare, attraverso 480 professionisti del settore turistico, la popolazione di 17 stati, nel tentativo di incentivare attenzione e denuncia rispetto ai casi di sfruttamento.
Da parte delle istituzioni, e della popolazione in generale, è palpabile la volontà di giocarsi queste due grandi opportunità sportive, per cancellare nell’opinione pubblica internazionale l’immagine di Paese arretrato, meta di turismo sessuale, lavoro minorile e violenza urbana.
La buona attività di comunicazione è risultata decisiva nella scelta del Brasile come sede dei due eventi. Vinta perciò la prima tappa, nella quale si è saputo approfittare delle condizioni storiche, politiche ed economiche per esaltare, convincere e vendere il Paese come luogo “ideale”, ecco adesso delinearsi una sfida ben più grande: sapere affrontare tutte le prossime questioni sociali, urbanistiche, ambientali e politiche, e saperne approfittare per realizzare, in un lasso di tempo relativamente ridotto, cambiamenti monumentali in tema di infrastrutture, trasporto, sicurezza e servizi. Sempre nella speranza –s’intende- che, queste mutazioni, sopravvivano alla Coppa del Mondo e alle Olimpiadi. Per contribuire davvero a quando recita lo slogan della Campagna 2010 del governo federale, ovvero a “un Brasile migliore per tutti”.

Sarah Reggianini
Casco Bianco ProgettoMondo Mlal Brasile

venerdì 18 giugno 2010

Dopo 28 anni... per l'Honduras è di nuovo mondiale!

L’Honduras ritorna a giocare in un campionato del mondo. Dopo 28 anni – l'ultimo mondiale a cui aveva partecipato è stato quello dell'82 – il Pese torna in campo, più motivato che mai.
È festa totale. Le strade di Tegucigalpa e di San Pedro Sula ricevono migliaia e migliaia di persone: giovani, anziani, uomini e donne. Quest'ultime – che seguono il calcio almeno quanto gli uomini – si mostrano di certo più agguerrite e coinvolte di quelle italiane. E anche il nostro progetto ha sostenuto attività sportive calcistiche, che hanno portato alla formazione di ben 4 squadre di calcio femminili.
Il calcio è sempre stato lo sport nazionale di questo paese centro americano. Un po' come in Italia, le discussioni per strada o nei bar dopo una partita del campionato nazionale sono frequenti e vivaci. L'importante è praticarlo con spensieratezza, senza esasperazioni di alcun genere.
Purtroppo qualche volta la situazione precipita. In Honduras il fanatismo nel calcio ha infatti lasciato anche una scia di morti e feriti: las barras, i tifosi organizzati, all'interno dei quali sono spesso infiltrati gruppi di criminalità organizzata (las maras), non danno scampo a chi sostiene una squadra diversa dalla loro.
Ma non è il caso dei mondiali. Quest'anno, anche nella fase delle selezioni ci sono state manifestazioni di giubilo. Ogni partita vinta, ogni risultato positivo è stato sottolineato con feste grandiose per le strade. E anche se il 16 giugno a segnare vincendo il match è stato il Cile, l'Honduras ha dato prova di fermezza e grande determinazione. Aspettiamo di rivederlo in campo lunedì prossimo, a sfidare questa volta la temutissima Spagna.

Pino De Seta
ProgettoMondo Mlal Honduras

giovedì 17 giugno 2010

El pibe de oro a due passi dall’eternità

Alla fine è sempre lui il grande protagonista, Maradona.
Non bastano le cavalcate di Messi, che apre spazi nel campo, né i goal di Higuain su cui sfoga libera la tensione dei tifosi, né tantomeno i morsi velenosi dei coreani che perforano la barriera argentina anche quando meno te lo aspetti.
Ma poi, è sufficiente che un pallone, lanciato in un traiettoria casuale, tagli lo sguardo di Diego Armando Maradona seduto serio e concentrato in panchina, che subito, el pibe de oro, esce dal ruolo di allenatore e torna il calciatore più grande del mondo. Così, quasi senza accorgersene, senza abbassare nemmeno lo sguardo alza dolcemente il tacco e colpisce il pallone con una precisione incredibile, facendolo tornare in campo. Quasi a volere dire “Torna da dove sei venuto, il tuo posto è in campo!”.
Il re del calcio mondiale fa sempre parlare di sé, molto più che dei suoi giocatori, anche in questo mondiale. L’Argentina da oggi è anche a tutti gli effetti “el equipo del Diego”, non la squadra di Messi.
La sensazione è che se quest’uomo -artista del pallone e creatore di emozioni- dovesse vincere i Mondiali anche da allenatore, non potrebbe esserci per anni in Argentina altro leader così forte e riconosciuto, tanto da superare la propria immagine e, in un colpo, surclassare San Martín il liberatore, il presidente Perón con la moglie Evita, e, perché no, il mito dei miti, Ernesto Che Guevara.
In questo caso Maradona, già leggenda vivente, verrebbe definitivamente consacrato dalla storia.
Stamattina (17 giugno) avevo preso l’autobus alle 7.30, per poter arrivare al lavoro prima delle 8. Perché, dalle 8 in avanti, i taxi si sono fermati, le strade svuotate e molti autobus hanno cancellato la loro corsa.
L’Argentina ha vinto 4 a 1, soffrendo un pò ma mai barcollando. Ora l’Argentina fa paura davvero, Diego fa paura.
Quella tremenda Corea del Sud che eliminò l’Italia dai Mondiali 8 anni fa, oggi si è piegata ed è un grande giorno di festa per tutti.

Nicola Bellin
ProgettoMondo Mlal Argentina

mercoledì 16 giugno 2010

Come in un grande rutilante Maracanà

Rio de Janeiro - Non puoi non accorgerti che sono iniziati i Mondiali. In Brasile –e l’apoteosi è qui a Rio de Janeiro- anche chi non è appassionato di calcio ne respira da settimane l’aria a pieni polmoni. Semplicemente si è tutti, da giorni e giorni e 24 ore su 24, in un grande rutilante Maracanà. Ovunque spiccano offerte e promozioni speciali legate ai Mondiali, bandierine sulle auto, bandiere alle finestre, sui chioschi, per strada. Tutti i locali sono addobbati come gli spalti del mitico stadio brasiliano, persino i cartelli stradali sono stati ridipinti di gialloverde.
Ed è arrivato il giorno di Brasile-Corea (15 giugno). Fin dalle prime ore, si sono moltiplicate le bancarelle di magliette del Brasile, trombette da stadio risuonano senza sosta, tutti hanno indossato qualcosa di gialloverde, molti la maglia della nazionale con, a piacere, ornamenti cappellini e fischietti. La febbre contagia anche le persone di una certa età. Pare anche a noi che non avere addosso qualcosa di gialloverde porti male.
Dappertutto ci sono avvisi ufficiali e cartelli posticci che avvisano che, nel pomeriggio a partire da un’ora prima dell’inizio della partita e ben oltre un’ora dopo, banche, negozi supermercati e uffici saranno chiusi.
E arriva anche il fischio d’inizio: il traffico rallenta, gli autobus spariscono,la metro funziona a singhiozzo, i taxi non rallentano alla chiamata dei clienti e tirano dritto, le saracinesche vengono abbassate, i pedoni accelerano il passo ….
Il clima di attesa si avverte dal rumore da stadio che cresce. Avenida da Copacabana (arteria a 4 corsie percorsa contemporaneamente da decine di autobus) sembra colpita da una calamità. E’ tutto silenzioso …. A Copacabana rimane esclusivamente l’andirivieni dei turisti sul lungomare, i brasiliani ancora a piedi si affollano davanti al maxischermo da 20 mila posti allestito in spiaggia.
Il gioco è cominciato. Dopo una giornata di suoni e rumori, un nuovo silenzio irreale viene rotto solo dalla risacca delle onde, le strade sono deserte e a parlare sono solo decine e decine di teleschermi e, dove non c’è una TV in funzione, sono sufficienti le scale di un qualsiasi condominio per seguire comunque la telecronaca a tutto volume.
Arriva il gol del Brasile. Scoppia un interminabile urlo collettivo. Salti, petardi e fuochi d’artificio, ovunque. Niente è più stabile e fermo. Come se fossimo tutti –ma proprio tutti- dentro al Maracanà.
La partita è finita e il Brasile ha vinto e si festeggia con danze e musica. Ma anche ore dopo non tutto torna alla normalità, non tutti i negozi riaprono, e solo molto lentamente la metro riprende il ritmo normale.
Intorno a noi ci sono molte meno persone che si muovono. Sembra di assistere al lento risveglio di una città in un giorno festivo. L’impressione è proprio che, dopo un piccolo grande sogno, si sia tornati alla realtà.

Massimo Mengalli
ProgettoMondo Mlal Italia

martedì 15 giugno 2010

Brasile – Korea del Nord 2 a 1. Tutta un'altra atmosfera a bordo

Per problemi di visto ho dovuto programmare un rapido rientro in Italia.
Parlandone con amici, questi mi chiedevano: “Che giorno devi rientrare?”
Il 15 giugno” rispondevo.
La loro espressione si incupiva e mi dicevano: “Ma come? Quel giorno il Brasile giocherà la sua prima partita del mondiale!?”.
Spiegazioni riguardanti il fatto che dovevo uscire dal paese se no sarei diventata clandestina non sembravano essere esaurienti... alla fine capisco, ci sono delle priorità!
Beh, il fatidico giorno della mia partenza, o meglio, della prima partita del Brasile, è arrivato. La partita sarà alle 15.30. Già dalla mattinata si sentono i clacson delle auto suonare all'impazzata.
É da qualche mese che la città si prepara. I palazzi e i condomini si sono organizzati ognuno con le proprie decorazioni, i bar, le strade, le auto Rio de Janeiro è tutta verde, gialla e blu.
Io non ami particolarmente il calcio, ma con piacere mi lascio travolgere dall'atmosfera dei mondiali.
Mi avvertono che se devo raggiungere l´aeroporto proprio all'ora in cui comincia la partita è meglio partire prima almeno un´ora prima perché “...non puoi capire, la città si paralizzerà!”.
Ma lo capisco immediatamente quando esco di casa: tutti, dico tutti, indossano la maglietta della nazionale, dal signore in giacca e cravatta, alla donna con gonna e tacchi, alla vecchietta con la bandana in testa. Tutti i negozi sono chiusi, banche, supermercati.
Mi avventuro verso l´aeroporto, fermo un taxi e avverto l´autista che devo andare “fino all'aeroporto Galeão”. Guarda l´orologio e mi risponde “salta su, veloce, che ce la facciamo”. Quello che intende è che se mi sbrigo lui ce la farà ad andare e tornare in tempo per il fischio d´inizio.
Perfetto. Arrivo in aeroporto vengo scaraventata davanti alle porte d´entrata e un “ciao” viene accompagnato da una sgommata.
La partita ha inizio. Davanti alla porta d´imbarco c´è un negozio Duty-Free, dove trovo un folto agglomerato di persone, uomini, donne, anziani e bambini, tutti in silenzio con gli occhi incollati all'unico televisore.
Il Brasile sta giocando male, gli spettatori sono frustrati. L´inizio dell'imbarco del mio volo è annunciato. Nessuno si muove.
E´solo quando l´arbitro fischia la fine del primo tempo che il gruppo, sfiduciato si avvia velocemente verso l´aereo
. Ci si sistema e ascolto i commenti:
“Non si fa così, non si punta tutto su Kaká.”
“Ci buttano fuori dalla coppa perché Kaká ha la febbre...”
“...Sì, e poi anche a quello li che gli viene la febbre proprio il giorno della prima partita... insomma!”.
L´aereo decolla, c'è chi chiacchiera, legge, chi guarda un film, chi ha l'occhio sbarrato.
Dopo circa un´ora il pilota fa una comunicazione: “Signore e signori, volevo comunicarvi che pochi minuti fa si è conclusa la partita Brasile-Korea del Nord con la vincita del Brasile per 2 a 1”.
Si leva un unico grido di gioia, misto sollievo.
La pace interiore è ristabilita e il viaggio può procedere con tutta un´altra atmosfera a bordo.

Sarah Reggianini, casco bianco Brasile
ProgettoMondo Mlal

Ombre nella notte a Marrakech

Miriadi di pedoni, motorini di piccola cilindrata e ciclisti. E nessuna luce, nessun catarifrangente, né giubbetti di sicurezza per essere più visibili. Sulle strade di Marrakech, specie di notte, manca il senso del pericolo. La gente sfreccia, spesso vestita di nero e, se in motorino, senza casco. E, per chi non è abituato, dalla visione notturna alle allucinazioni, anche collettive, il passo è breve: le sagome di viandanti iniziano a materializzarsi e moltiplicarsi per poi rarefarsi a distanze ravvicinate, con la continua ansia di dover sterzare all’ultimo secondo.
All’iniziale terrore di investire qualcuno, con tutto quello che comporterebbe (comprese anche una o più notti notte di carcere), si sostituisce una visione notturna degna di un felino: si iniziano a riconoscere sagome pedalanti o camminanti a distanze sempre più consistenti.
Ma con l’esperienza si comincia a capire anche come mai in questo Paese sia davvero fondamentale rallentare in maniera consistente in prossimità dei centri abitati, e come questo spesso non sia sufficiente: si possono incontrare giovani a passeggio a piedi o in bici in piena statale, a svariati km dai paesini più vicini. Ma cosa faranno, dove staranno andando o da dove staranno tornando questi marocchini amanti del footing?
E non si rendono conto del pericolo? non hanno paura di morire o di provocare un incidente? La risposta a queste domande sarebbe probabilmente sempre la stessa: “incha’Allah!” Se Dio decide che è giunto il tuo momento per morire, sarà così, giubbotto catarifrangente o meno.

Maria Grazia Depalmas, casco bianco di ProgettoMondo Mlal in Marocco

lunedì 14 giugno 2010

... Sotto il cielo di un inverno Argentino

Córdoba - Calcio e cibo sono binomio indissolubile anche qui in Argentina. Tutti riuniti davanti alla tv, mangiando qualcosa di tipico, a emozionarsi per i propri beniamini.
Sabato12 giugno, in occasione di Argentina–Nigeria (a Córdoba tensione già alta da ormai 15 giorni), sono stato invitato a casa di un amico, dove abbiamo visto la partita pranzando.
La prima cosa interessante è che, contrariamente a quanto mi aspettavo, le strade non erano deserte già prima del fischio d’inizio, anzi, vi erano molte persone che gironzolavano probabilmente alla ricerca degli ultimi ingredienti necessari per preparare un buon locro da gustare guardando la partita.
Il locro è un piatto tipico di Córdoba, uno spezzatino di manzo con trippa, salsicce, fagioli, mais e peperoni. Una portata “leggerina” insomma, tanto per accompagnare l’inverno argentino!
La partita è stata molto emozionante, con il buon Messi che regolarmente faceva saltare i miei amici sulla sedia. Ma dopo l’incredibile boato che festeggiava il gol di Heinze la parte migliore è stato il festeggiare tutti assieme la vittoria (loro) seduti a tavola.
Vivere un Mondiale da qui è molto diverso. Innanzitutto si tratta di un Mondiale con il freddo fuori dalla finestra e con le partite che cominciano alle 8.30 di mattina. E poi, anche la passione per i nostri azzurri, se non condivisa con altri italiani, ti pare meno forte... Ma il Mondiale “evento sportivo” è sempre un’emozione, in particolare in un Paese come l’Argentina in cui la passione per il calcio rimane uno dei punti centrali della vita sociale!
La cosa buffa è che qui cantano ancora tutti “Un’estate italiana”, la famosa canzone di Gianna Nannini ed Edoardo Bennato che è stata sigla officiale del Mondiale di Italia 90’. In Argentina è considerata un mito, un capolavoro, e tutti la cantano con passione. Molti dicono che per loro rappresenta l’inno di tutti i mondiali! E così tutti sperano di vivere molte “Notti magiche, sotto il cielo di un inverno Argentino!”.

Nicola Bellin
Argentina ProgettoMondo Mlal

venerdì 11 giugno 2010

Alle porte dell’Amazzonia in una selva piena di stranezze

Un’escursione sperimentale di due giorni in compagnia di chi, attraverso il turismo, cerca di sostenere il territorio e la collettività dei suoi abitanti.
A organizzarla, qualche giorno fa, è stata TUSOCO, la rete di turismo solidale comunitario che ProgettoMondo Mlal sta appoggiando nell’ambito del progetto “Bienvenidos!”, avviato lo scorso febbraio proprio nell'ottica di rafforzare 18 centri turistici locali nell’area rurale di 4 dipartimenti boliviani. Leonardo Buffa, il nostro casco bianco sul luogo, ha partecipato all'iniziativa e racconta:
“Per tutto il percorso siamo stati accompagnati da una piccola troupe televisiva intenta a documentare il tutto a fini promozionali.
Il centro turistico che ci ha ospitati è Kawsay Wasi (la casa della vita in lingua quechua), ubicato a pochi kilometri da Villa Tunari (300 metri s.l.m.), cittadina della zona del Chapare, parte tropicale della regione di Cochabamba all’ingresso settentrionale del Parco Nazionale Carrasco, uno dei parchi più estesi in Bolivia (il 16% della superficie boliviana è area protetta!). Il centro si avvale di giovani e motivate guide locali, e parte degli introiti sono investiti per la realizzazione di piccole opere nelle diverse comunità della zona. Il primo giorno ci siamo inoltrati nella foresta, un ecosistema molto simile a quello del bacino amazzonico, alla scoperta di curiose forme di vita animali e vegetali... Per me che provengo dall’Europa dove la natura è “a misura d’uomo”, è stato davvero interessante entrare in contatto, seppur brevemente, con questa selva estremamente vitale, sfarzosa e competitiva, piena di stranezze.
Nel pomeriggio abbiamo visitato un piccolo appezzamento di coca, coltura per la quale è conosciuta l’area del Chapare e che rappresenta un tema scottante e irrisolto per le sue ambiguità. Il secondo giorno invece è stato all’insegna del divertimento, caratterizzato da una discesa in gommone di un tratto del fiume Espiritu Santo, uno dei principali della zona. Una bella occasione di scoprire un angolo di Bolivia meno conosciuto, radicalmente diverso dagli ambienti generalmente associati a questo Paese”.

mercoledì 9 giugno 2010

La prigione si fa scuola e i detenuti insegnanti

Detenuti che apprendono e che allo stesso tempo insegnano. E una nuova “Prigione Scuola”, unico carcere minorile a nord del Mozambico. La struttura penitenziaria di Nampula fa passi da gigante e i primi risultati sono già tangibili.
Grazie al programma appena concluso “Diritti in carcere” - e a una direzione particolarmente attenta e motivata - negli ultimi anni ProgettoMondo Mlal è riuscito a dare un contributo davvero significativo – oltre che nella formazione professionale e in laboratori artistici - nel campo dell'istruzione. Nel penitenziario di Nampula, dove sono reclusi circa mille detenuti maschi tra adulti e minori, insieme alla scuola primaria adesso c'è anche la secondaria. Una realtà che fa invidia alla popolazione esterna, tanto che il sindaco della zona ha già chiesto alla direzione del carcere di valutare la possibilità di rendere accessibile la secondaria anche ai ragazzini del territorio, altrimenti costretti a macinare chilometri per raggiungere quella a loro più vicina.
E se ciò dovesse realmente avvenire, tra gli insegnanti a loro disposizione, i bambini troverebbero – oltre a educatori esterni e agenti qualificati – anche gli stessi detenuti. Quelli con un'alta scolarizzazione, si capisce, che possono mettere in campo le loro risorse anche nell'ottica di un risparmio della spesa pubblica.
Nell'immediato è infatti al via anche la creazione di una scuola d'arte, con la sperimentazione in qualità di docenti degli stessi detenuti adulti che in questi anni sono stati formati nei settori della poesia, del teatro, della pittura, della fotografia, della musica e della danza, dando anche vita al centro Culturale “Anamawavenchia”. La loro formazione continua, con l'apprendimento della didattica dell’insegnamento, per poter poi trasmettere quanto appreso ai giovani della “Prigione Scuola”, i minori cui presto sarà riservata un'area del carcere.
A Nampula i detenuti hanno pene che vanno da un minimo di 2 anni fino all'ergastolo. Tra questi anche molti minorenni per i quali, finora, nonostante siano previsti dalla legge, nel Paese non esistono ancora carceri riservate. Ecco allora la prossima grande novità in fase di realizzazione con il nuovo programma di ProgettoMondo Mlal avviato a marzo “Vita dentro”. Un padiglione a parte, recentemente ristrutturato, da dedicare ai soli ragazzi, che potranno usufruire di percorsi formativi specifici. E, oltre all'istruzione primaria e secondaria e alla scuola d'arte accennata, il direttore della struttura già sogna di portare in carcere, in un futuro non troppo lontano, anche alcuni corsi universitari.

Chiara Bazzanella, ufficio comunicazione ProgettoMondo Mlal

lunedì 7 giugno 2010

Un ufficio per la casa popolare: prima conquista per Santo Tomè

La provincia di Santa Fe, in passato una delle più interessate dalla migrazione dei coloni italiani che hanno occupato l’immensa pampa argentina, risulta oggi una terra dalle forti contraddizioni. Una zona agricola in cui, se molte persone hanno tutto ciò di cui un essere umano necessita per vivere dignitosamente, molte altre si trovano invece in condizioni precarie, senza acqua potabile né luce, costrette a occupare insediamenti illegali che fanno aumentare prepotentemente il deficit abitazionale della zona: famiglie che vivono in strutture improvvisate, in baraccopoli costruite da sé, e affollano i municipi chiedendo aiuto per cambiare la loro condizione abitativa.
È quanto accade nella cittadina di Santo Tomé, realtà agricola vicina alla città di Santa Fe, da cui è separata da un piccolo fiume. Qui molti dei settantamila abitanti in continuo aumento hanno bisogno di nuove abitazioni. E l’equipe del municipio che si occupa di edilizia - formata da persone volenterose ma con poche risorse ed esperienza - non è sempre in grado di fornire loro il sostegno adeguato. Spesso anche a causa di uno scarso interesse dei governanti, concentrati su altre tematiche che ritengono “più urgenti”.
Da circa sei mesi, il programma Habitando – promosso dal ProgettoMondo Mlal insieme al partner locale Ave e finanziato dal Ministero degli Affari Esteri Italiano per implementare modelli partecipativi di edilizia popolare in 31 municipi delle due province di Cordoba e Santa Fe - ha firmato una convenzione con il municipio di Santo Tomé per dare il via a una serie di incontri di appoggio e formazione che contribuiscano a rafforzare l'equipe comunale sia a livello tecnico che di “vocazione”, perché promuova il tema delle condizioni abitative come una delle priorità di sindaco e assessori.
Il percorso è ancora lungo e c'è molto da costruire i primi risultati già si vedono. L'intervento poco a poco sta infatti contribuendo a cambiare le cose nella cittadina. Lo scorso 28 maggio il municipio ha dato vita per la prima volta a una “Oficina de vivienda social” (Ufficio per la casa popolare) il cui obiettivo - citando le parole di chi né è prmotore – è di “garantire la creazione e lo studio di politiche sociali, che garantiscano l’accesso di tutte le famiglie a una casa degna. L’ufficio per la casa popolare, che farà parte della Direzione di Azione Sociale del Municipio, rappresenta una priorità fondamentale all’interno di una prospettiva di integrazione sociale”.
Un grande primo risultato e una piccola vittoria per le famiglie di Santo Tomè che, con la sua equipe di tecnici continuerà a collaborare con il progetto Habitando fino alla sua conclusione e riceverà assistenza tecnica nella scrittura di progetti di edilizia popolare, regolazione di terreni e miglioramento abitativo.

Nicola Bellin, capoprogetto Habitando per ProgettoMondo Mlal

venerdì 4 giugno 2010

La solidarietà che fa goal


Il calcio accomuna e la solidarietà fa goal. Grande successo per la prima giornata di sport e solidarietà che si è svolta il 29 maggio a San Siro. Junior Cup for Africa il nome dell'evento, con protagonisti ragazzi e bambini di tutta Italia. Davanti a tanti giovani e appassionati il primo trofeo Junior Cup è andato alla squadra dell’Inter, che ha battuto il Milan ai calci di rigore per 3 a 2, premiando come miglior giocatore Mbaye Ibrahima, centrocampista dell’Inter di soli 16 anni.

Un’iniziativa con un grande valore sociale che ha avuto il sostegno dal Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca e il Patrocinio del Consiglio della Regione Lombardia, e che è stata condivisa anche da ProgettoMondo Mlal impegnata, oltre che in America latina, anche in una serie di programmi di cooperazione allo sviluppo in Africa.

E se in campo quindi i giochi sono stati fatti e i risultati ormai sanciti, nel mondo della solidarietà non ci si ferma certo qui. Continuano infatti le iniziative di raccolta fondi per sostenere i nostri progetti in Africa, continente che, non a caso, a giugno ospiterà i prossimi mondiali di calcio.
Magliette colorate e firmate fixdesign e il libro fotografico “Footballtherapy (quando il calcio non fa bene solo alle ossa)” continueranno a rappresentare veicoli privilegiati per garantire una detenzione più umana e validi percorsi di reinserimento sociale ai detenuti che affollano le carceri mozambicane. O per essere al fianco delle donne del Burkina Faso, perchè acquisiscano una maggiore consapevolezza dei loro diritti e di quelli dei loro figli, primo fra tutti quello alla salute.

Una serie di iniziative che hanno bisogno del contributo di tutti. Di chi, oggi, vorrà seguire la traiettoria di quel pallone ben tirato, per fermare una volta tanto lo sguardo anche su chi necessita di una mano in più per realizzare progetti e sogni futuri.

Per maggiori informazioni: www.juniorsoccerfactory.it - www.progettomondomlal.org -

Magliette e libro fotografico sono disponibile nella nostra sede, contattando sostegno@mlal.org

giovedì 3 giugno 2010

Arcadio, contadino boliviano esperto di Singani

Arcadio è un contadino di San Josè, per due settimane al mese lavora ad AIPAI, una delle associazioni che collaborano con ProgettoMondo Mlal nel progetto “Vita Campesina”.
Arcadio è silenzioso e i suoi movimenti sono lenti ma energici, come solo quelli dei contadini sanno essere. Ha una mente imprenditoriale, è molto attento al mercato della frutta e capta bene le tendenze. L’anno scorso, per esempio, visto l’aumento del prezzo dei fichi d’india, ha piantato un centinaio di cactus.
Arcadio ha cinquant’anni ma ne dimostra una settantina, e la prima cosa che mi ha colpito di lui è l’esiguo numero di denti che gli restano in bocca. In certi momento si diverte come un bambino, ride tanto da lacrimare e ha fa una faccia furba da monello.
Arcadio ha sette figli, tre femmine e quattro maschi. Vivono tutti in Argentina, tranne il più piccolo che ha sedici anni. Secondo Arcadio appena finito il liceo anche l’ultimo raggiungerà i fratelli. In Argentina si guadagna meglio e poi lì non è che ci sia molto da fare per un ragazzo di vent’anni.
Arcadio ha lavorato in Argentina per quindici anni. Lo prendevano come manovale le grandi imprese di produzione agricola. Si faceva la stagione del raccolto e quella della semina. Partiva a fine gennaio e tornava a settembre poi, il resto dell’anno, lo passava a curare il suo di campo, lui faceva l’aratura e la semina e, quando ripartiva, la moglie e il figli pensavano alla raccolta.
Arcadio è un esperto produttore di Singani. Il Singani è una specie di grappa, la differenza è che mentre la grappa si fa con la vinaccia, il Singani invece è un distillato di uva. Arcadio il Singani lo fa nel suo cortile e poi lo vende in tutto il Comune: tutti pensano che il suo Singani sia il migliore della zona.
In AIPAI invece Arcadio è il tecnico agrario addetto a seguire la produzione dei soci. Non ha la patente e per visitare le comunità in cui ci sono dei soci va sempre a piedi. Viste le distanze quasi sempre, per essere puntuale agli appuntamenti, si sveglia prima delle tre. A quelli della sua camerata la cosa dà piuttosto noia, Arcadio infatti non ha l’orologio e per sapere l’ora deve sempre chiederla a qualcuno.

Martino Bonato, casco bianco in Bolivia di ProgettoMondo Mlal

martedì 1 giugno 2010

Lezioni, formazione e assistenza psicologica: la ripresa di Lèogane


Finalmente riprendono le lezioni anche a Lèogane. Sui luoghi ancora coperti dalle macerie di 5 scuole andate distrutte, è infatti stato possibile montare i tendoni in cui ProgettoMondo Mlal ha avviato il suo intervento di emergenza subito dopo il terremoto del 12 gennaio. Dalla settimana scorsa le scuole "Agneau de Dieu" e "Deslandes" possono quindi offrire un po’ di riparo e un briciolo di normalità in più –seppur ancora provvisorio – ai piccoli studenti della zona. E intanto lo psicologo dell’equipe ha fatto il suo primo intervento di gruppo, per individuare quali siano i disagi più urgenti da affrontare con studenti e insegnanti.
Si riparte davvero. Con tutte le risorse a disposizione. E anche il Cefecacc, il centro di formazione e assistenza comunitaria dell’area, verrà al più presto risistemato per poter tornare a svolgere il ruolo di punto di riferimento della comunità proprio nel campo della formazione. Quella sulla prevenzione dei rischi e la gestione delle crisi in casi di disastri naturali, per esempio. Già iniziata nei giorni scorsi per ben 36 insegnanti. Ma anche quella per tornare a rendere produttiva la terra, mentre al più presto saranno avviate nuove coltivazioni per almeno 50 agricoltori. Anche per questo, lunedì scorso, ha preso il via il corso di formazione sulla trasformazione dei cereali con l’agronomo Edna, che è arrivato a coinvolgere 35 persone della comunità.

Ci si dà da fare insomma. In mezzo a mille difficoltà, ma determinati più che mai a ricostruire un Paese devastato e che – ora più che mai - non può essere lasciato solo. Come chiede fiducioso il Pastore André Romulus della Chiesa Pentecostale Calvado, che in quel terribile terremoto ha perso anche una delle sue figlie. In mezzo alla devastazione più grande, qualche settimana fa, lo ha intervistato il nostro capoprogetto ad Haiti, Nicolas Derenne.