giovedì 1 aprile 2010

A Cotagaita si fa festa con la frutta


Un qualsiasi atlante di geografia, alla pagina alla Bolivia, elencherebbe, tra le sue principali produzioni agricole: soia (transgenica), canna da zucchero, cotone, girasole, maìs, quinoa, banane, altre colture tipiche del tropico e naturalmente patate.
Ma la ricchezza naturale della Bolivia, coi suoi tre famigerati “piani ecologici” (terre basse o tropicali, valli e altipiano) è incredibile. Si parla, a questo proposito, di megabiodiversità.
Dall’abbondanza delle aree amazzoniche, all’altipiano secco e freddo, passando per le miti valli, si trovano infatti climi e coltivi di tutti i tipi. In ognuno di questi angoli, i boliviani di ieri e di oggi sono riusciti a ricavare di che sfamarsi, selezionando le piante migliori (ad esempio quelle più resistenti al difficile clima altiplanico), ingegnandosi, trovando numerosi metodi di conservazione degli alimenti, e organizzando sistemi di scambi tra i diversi piani ecologici.
Ma la Bolivia riserva anche alcune piacevoli sorprese, che sembrano uscire, a prima vista, da questi schemi. Infatti, in angoli remoti, apparentemente aridi e avari, ci sono nicchie in cui si coltiva frutta a volontà!
È il caso di Cotagaita, capitale frutticola del dipartamento di Potosì, e delle sue valli. A vedere il paesaggio non ci sarebbe da scommetterci un soldo. Colline brulle con arbusti radi, suoli poveri, chili di polvere.. Lungo i fiumi le cose vanno meglio: è stupefacente il contrasto del verde del mais e delle altre colture, la ricchezza della natura in quei pochi ettari, in confronto al circondario, vero scenario da film western. Nelle mille valli e vallette della zona ci sono climi adatti alla coltivazione della vite (tra i vigneti da vino più alti al mondo, a circa 2.600-2.700 m slm), delle pesche, del melograno, della mela cotogna e, un poco, delle mele..
È qui che, a marzo, si è svolta la 12° fiera frutticola, arrivata quest’anno in anticipo rispetto gli anni scorsi per la precoce maturazione della frutta. Alla fiera ha partecipato anche A.I.P.A.I., l’associazione di produttori che appoggiamo tramite il progetto “Vita campesina”, presente con un banchetto per vendere i suoi prodotti, frutto del recentissimo primo ciclo di trasformazione.
La fiera, l’evento più importante della cittadina, il sabato ha visto sfilare le consuete bande in costume delle diverse comunità locali, che suonano e ballano al ritmo dell’anatta.


La domenica è invece il giorno in cui si espone e si vende la frutta, e i migliori produttori vengono premiati: quest’anno il primo premio è stato una coppia di bidoni da spalla per fumigare i coltivi.
La quasi totalità degli agricoltori della zona sono piccoli produttori, che naturalmente producono per il consumo famigliare, e la grande fetta di frutta eccedente viene venduta nei mercati locali o nei centri più grandi come Potosì e Tupiza. La stessa istituzione della festa testimonia quanto sia importante quest’attività economica per le famiglie delle valli di Cotagaita, e gli espositori che vi partecipano posano fieri, nei loro banchetti coloratissimi e addobbati a festa. Anche le autorità sono tirate a lucido. I visitatori provengono da ogni parte, alcuni emigrati in Argentina hanno colto l’occasione per una rimpatriata.
Il sole delle 6 scotta ancora quando ci rimettiamo in cammino per tornare alla base. Dalla capitale potosina della frutta, rientriamo a quello che, invece,è stato un tempo (e sarebbe ancora, se il Paese non fosse invaso da farine argentine o americane) il granaio della Bolivia: Cochabamba.

Leonardo Buffa, casco bianco ProgettoMondo Mlal in Bolivia

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