mercoledì 24 marzo 2010

La cultura cresce anche in carcere

Un intero spazio dedicato ai detenuti, perché possano esprimersi attraverso varie forme artistiche. Un vero e proprio centro culturale, quello inaugurato all'inizio di marzo all'interno del carcere di Nampula in Mozambico, per essere gestito dagli stessi reclusi nei loro momenti di “libertà”. Davvero emozionante la cerimonia ufficiale, aperta dal direttore del carcere alla presenza del rappresentante del Ministro della Giustizia, del sindaco e di una nostra folta rappresentanza ProgettoMondo Mlal: Stefano Fontana, Flavia Zecchin, Cristiano Bolzoni, Fabio Berselli, e io (Angela Magnino) in qualità di esperta penitenziaria inviata del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria italiana.
L’evento era stato preparato con cura dal Gruppo Amanavenchia che, in lingua macua, significa “i riabilitati/rigenerati/recuperati”, gruppo composto da 56 detenuti distribuiti nelle diverse attività promosse all’interno del carcere.
Il Gruppo teatrale ha allora presentato alcune scene, dal registro drammatico o comico, sui momenti di vita quotidiana in carcere, cogliendo comunque l’occasione per denunciare anche quei soprusi e quelle lentezze della giustizia che spesso si trasformano in vere e proprie violazioni dei diritti individuali. Come per esempio accade per la scarcerazione: se la persona non ha denaro per pagare un avvocato può rimanere anche molto a lungo in carcere in attesa del decreto di scarcerazione.
Una piece teatrale particolarmente ‘toccante’ è stata recitata da un attore detenuto disabile che, nel mostrare tutti i propri limiti fisici, ha rivendicato il diritto di appartenenza alla società anche per coloro che facilmente ne vengono invece lasciati ai margini.
Il Gruppo di poesia, col ‘mestre’ Clesio, da alcuni mesi produce un opuscolo settimanale di poesie scritte dai detenuti, che viene redatto in carcere e poi fotocopiato in 500 copie e distribuito nelle scuole e nei luoghi pubblici. L’opuscolo ha ormai raggiunto la ventottesima edizione ed è stato distribuito durante l’evento.
Tra le altre iniziative positive, nate dalla nostra esperienza progettuale in carcere, anche la mostra fotografica inaugurata in dicembre a Maputo, frutto dello stage di fotografia realizzato con i detenuti da un importante fotografo mozambicano.
Un recluso che aveva fatto parte del gruppo, al momento della scarcerazione ha infatti ottenuto dal progetto un microcredito per aprire un proprio studio di fotografia. Si tratta di un risultato tangibile e molto apprezzato dai reclusi che, in questo modo, vedono in questo esempio riuscito una speranza anche per il proprio futuro.
Grazie alla possibilità per gli ex detenuti, che hanno dimostrato un ravvedimento, di rientrare organizzare a loro volta attività con i detenuti, il neofotografo che ha beneficiato del programma di microcredito ha fatto da fotografo ufficiale della cerimonia di apertura del Centro culturale. Nel cortile, invece, è stata allestita una mostra con le fotografie artistiche degli altri detenuti.
Sempre nell’ambito del Progetto, si è costituito anche un Gruppo musicale che sta facendo grandi progressi e che, grazie al contributo di un tecnico audio, sta ora incidendo addirittura un disco registrato all’interno della struttura penitenziaria. Gli strumenti suonati dai detenuti sono diversi: chitarre, percussioni e ambira, uno strumento a corde tradizionale.
La cerimonia, conclusasi con un semplice rinfresco, ha rinnovato in tutti i presenti la motivazione a proseguire nel miglioramento delle carceri mozambicane. E ha confermato come la cultura, intesa nelle sue varie forme espressive, sia un mezzo che arriva dritta all’anima delle persone consentendo a ogni uomo, anche se in situazione di reclusione, di esprimere il meglio di sé.

Angela Magnino, cooperante ProgettoMondo Mlal per il progetto Vita Dentro

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