martedì 12 gennaio 2010

Argentina: l'altra faccia del boom immobiliare

In Argentina si parla spesso di accesso alla terra e delle nuove leggi necessarie a regolamentarne il possesso all’interno delle città. Si tratta di preoccupazioni sempre più al centro della discussione pubblica. Un ampio settore della popolazione non può comprare un terreno al prezzo che impone il mercato, motivo per cui, senza nessun’altra alternativa, molte famiglie ricorrono a diverse modalità di insediamenti urbani, precari e informali (in una parola abusivi), la cui conseguenza è un aumento della “lista dei poveri” oltre che dei proprietari di terreni irregolari.
Negli ultimi anni, la questione si è aggravata ulteriormente, a causa della forte crescita economica del paese che, anche se di recente è andata rallentandosi, ha portato a un aumento esponenziale dei prezzi dei terreni urbani. Tuttavia, la nascita degli insediamenti informali è il prodotto di molti fattori e variabili locali, comprese la demografia e la macroeconomia che colpiscono la povertà urbana.
Ogni comune presenta delle caratteristiche socio-economiche diverse, che influenzano il livello e il tipo di povertà a cui sono soggette alcune fasce della popolazione. Molto può quindi essere fatto proprio partendo direttamente da loro, più ancora che reclamando politiche pubbliche a livello nazionale che rimangono comunque importanti. Non promuovendo precise politiche di edilizia pubblica, i municipi finiscono col fomentare lo sviluppo del fenomeno di insediamenti abusivi. Ad esempio privilegiando l’assegnazione dell’investimento pubblico esclusivamente a zone residenziali di classe media e alta o applicando politiche fiscali inadeguate di tipo locale. Il che non può che portare a un inevitabile peggioramento delle zone povere.
Purtroppo non esiste una chiara coscienza sociale sulle conseguenze generate dall’indifferenza verso gli insediamenti informali. Conseguenze che rappresentano un vero o proprio pericolo per gli abitanti che risiedono in zone a rischio ambientale, lungo i bacini dei fiumi o in zone inquinate delle città, nocive soprattutto per la salute dei bambini.

L’occupazione di un terreno, regolare o meno che sia, dopo molto tempo genera inoltre diritti, di cui sarà lo stato a doversi fare garante in un futuro più o meno lontano. E ciò che è grave è che non si conoscono nemmeno gli altissimi costi delle politiche di regolazione demaniale e urbana che, se attuate per tempo, offrirebbero a molte persone povere, la possibilità di accedere subito a case vere e dignitose.
I costi si valutano soprattutto in termini di aumento della povertà considerando che, molto spesso, in passato le zone povere non venivano sanate ma si procedeva piuttosto a spostarne gli abitanti in zone lontane. Queste concetto di esclusione, del “portare lontano dalla vista”, ha generato condizioni di spostamento violente, prive di qualsiasi politica sociale, che spesso hanno significato la perdita del lavoro per molte persone, oltre che a un generale disorientamento sociale e a enormi tensioni generate dalla convivenza nello stesso quartiere di famiglie che non avevano mai convissuto prima. Come accade nel film “Ciudad de Dios”, dove lo spostamento di un quartiere povero nella zona di Rio de Janeiro, in Brasile, ha come conseguenza la nascita, negli anni seguenti, di una favela con condizioni di vita per i suoi abitanti ben peggiori delle precedenti.

È necessario quindi creare proposte per affrontare i due lati del problema: la creazione di misure “curative” per portare avanti il processo di regolazione demaniale e urbana degli insediamenti informali, e la pianificazione della città a lungo e breve termine, una città che dia a tutti il diritto di vivere dignitosamente.
I nuovi disegni di politiche pubbliche su scala locale, segnalano la necessità di incidere sul mercato della terra: ciò implica la necessità di conoscere e capire il funzionamento di questo mercato in Argentina, per poi formulare le corrispondenti politiche e i rispettivi strumenti.

Esempi arrivano da altri paesi dell'America Latina, come il Brasile e la Colombia, che hanno lavorato molto sul tema, creando un quadro normativo generale a livello nazionale, a cui si rifanno le indicazioni locali. È il caso dell' “Estatuto de la ciudad” (Statuto delle città del 2001 in Brasile) che contiene strumenti innovativi per la gestione delle politiche locali: tasse su terre e immobili passivi per combattere la speculazione, separazione tra diritto di costruire, diritto di proprietà e la correlativa possibilità di trasferimento del diritto di costruzione, edificazione e parcellazione obbligatoria, ecc. Così come altri strumenti che, senza la pretesa di incidere direttamente sul mercato, propendono allo sviluppo urbano di scala sostenibile, come le zone speciali di interesse sociale.
Proprio in Brasile, a Recife, ProgettoMondo Mlal ha appena concluso il progetto “Favelas più vivibili”. In tre anni si è instaurato un processo di cambiamento reale, che tutto lascia sperare continuerà negli anni per restituire una vita vera a sempre più famiglie della zona.
In Argentina, uno dei ruoli che il progetto Habitando vuole ricoprire con il suo intervento, è proprio quello di accompagnare un processo di sensibilizzazione e appoggiare uno sviluppo abitativo sostenibile. Uno sviluppo che tenga conto delle famiglie disagiate e delle loro necessità di partecipazione e inclusione nel cammino verso il miglioramento della propria qualità di vita e che metta in atto la creazione di lavoro per microimprese del settore edilizio, dando l’opportunità ai settori più poveri di lavorare e promuovere il cambio socio-economico. Un processo infine che permetta ai municipi di ricevere un'adeguata formazione, dando loro la capacità di attuare politiche di edilizia popolare che favoriscano, con il proprio intervento, quella fascia della popolazione che vive sotto la soglia di povertà.

Florencia Pasquale di Ave e Nicola Bellin, capoprogetto Habitando per ProgettoMondo Mlal

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