venerdì 27 novembre 2009

Da Rio: la fotografia come dialogo, oltre lo spaccio e gli scontri

Complexo do Alemão, area situata a Nord della città di Rio: ufficialmente vi vivono 62 mila persone, ma le stime più realistiche indicano almeno 180 mila abitanti. L’intera zona è controllata dal Comando Vermelho, uno dei protagonisti della guerra tra gruppi antagonisti di narcotrafficanti, milizia e Policía Militar.
La polizia interviene raramente, ma quando lo fa le tecniche e le strategie sono quelle di vere e proprie operazioni militari: elicotteri, blindati e armi pesanti. I narcotrafficanti rispondono con fucili mitragliatori e granate.
Come in tutte le guerre, a pagare il prezzo più alto è la popolazione civile, che a Rio de Janeiro ha il volto del morador de comunidade, vittima di una violenza doppia: quella della polizia e quella dei trafficanti.
Esiste il business dei poliziotti corrotti che procurano armi ai trafficanti in cambio di denaro o cocaina, ma per la maggior parte di loro vale l’equazione che chi vive in favela è automaticamente bandido traficante.
Non c’è spazio per mediazioni in questa guerra che conta circa 1.500 morti l’anno. Per i trafficanti, che oltre al mercato della droga controllano indirettamente anche il redditizio mercato informale (distribuzione del gas, pay-tv pirata, trasporti in mototaxi e combi), i moradores sono nel migliore dei casi consumatori e nel peggiore, sudditi da tassare.
Entrambi i mercati, controllati da poche persone, riproducono anche in favela la caratteristica principale della metropoli brasiliana: enorme concentrazione del reddito ed estrema diseguaglianza sociale.
La storia dei media ufficiali è una storia di parte: si raccontano solo lo spaccio di droga, le armi pesanti e gli scontri con la polizia.

Oggi si prova a invertire questa tendenza: l'idea è che sia Maycom, un giovane fotografo dell’ong Raízes em movimento, a raccontare l’altro Complexo do Alemão, quello della scuola di fotografia sociale e dei laboratori di street art.
Incontriamo Maycom alla fine di una lezione del corso di fotografia gestito da Raízes, che offre la possibilità ai ragazzi di formarsi come fotografi e contemporaneamente contribuire alla documentazione sul Complexo do Alemão prima, durante e dopo i lavori del Pac.
Insieme a Maycom, attraversiamo una delle frontiere sorvegliate: le mura della strada sono una vera e propria galleria a cielo aperto che ospita sia i lavori dei ragazzi della favela sia quelli di artisti di altri quartieri o di altre città. Entriamo con lui nella sede di Raízes dove Alan, uno dei fondatori della ong, ci racconta la storia dell’associazione, il cui obiettivo principale è favorire il dialogo e lo scambio culturale tra la favela e gli altri quartieri della città.
Sempre nella sede di Raízes abbiamo la possibilità di vedere la mostra di Maycom sui diritti violati e gli splendidi lavori di Sadraque che, con la tecnica fotografica pinhole e con la digitalizzazione delle foto antiche contribuisce a creare una memoria visiva del Complexo do Alemão.

Diego Striano, ex Casco Bianco ProgettoMondo Mlal in Brasile
(La foto è di un’alunna della scuola di fotografia e utilizza la tecnica pinhole)

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