mercoledì 28 ottobre 2009

Nasce in Bolivia il primo Tribunale per la Giustizia Climatica

In occasione della Giornata Internazionale per la Riduzione dei Disastri Naturali, il 14 ottobre in Bolivia si è riunita la piattaforma che lavora per ridurre i rischi dei disastri naturali su impulso degli articoli del Protocollo di Kyoto.
Il degrado ambientale colpisce soprattutto i paesi del Sud del mondo e, nel solo 2008, fenomeni come le inondazioni, gli uragani, ma anche i terremoti e la siccità hanno tolto la vita a oltre 235mila persone.
La piattaforma riunitasi in Bolivia, composta da istanze municipali, dipartimentali e nazionali, ha lo scopo di articolare le istanze nazionali, gli organismi e le agenzie di cooperazione tecnica e finanziaria al fine di sviluppare azioni di prevenzione al rischio, rispondendo in maniera tempestiva ai disastri e favorendo una politica di prevenzione e mitigazione.
Ma il protocollo di Kyoto, tra le sue buone intenzioni, non contempla sanzioni contro chi provoca crimini ambientali che affliggono il pianeta.

Per questo il 12 ottobre, durante la Giornata delle Resistenza Indigena, i rappresentanti di organizzazioni sociali e per la difesa dei diritti umani si sono riuniti in Bolivia per dibattere casi di inquinamento ambientale in America latina e formare il primo Tribunale Internazionale della Giustizia Climatica. Un tribunale etico pronto a giudicare e penalizzare imprese e governi che contaminano l'ambiente, in risposta ad ambientalisti e gruppi indigeni che chiedono di frenare la distruzione dei paesi in via di sviluppo, i cui abitanti hanno il diritto di esigere e ricevere riparazioni per i saccheggi e i danni subiti. Da qui la necessità di analizzare il cambio climatico in una prospettiva di giustizia ambientale che i paesi del nord devono ai paesi del sud.
La prima sessione del Tribunale Internazionale della Giustizia Climatica, promossa dalla piattaforma boliviana sui rischi dei disastri ambientali, si è tenuta in Cochabamba, il 13 e 14 ottobre, negli ambienti dell’Università “Mayor de San Simon” e ha analizzato e condannato moralmente otto casi presenti in Ecuador, due in Bolivia e Perù e altri in Colombia, San Salvador e Brasile.

Qualche giorno dopo, il 16 e il 17 di ottobre, i Paesi per l’Alternativa Bolivariana per i popoli d’America (ALBA) si sono riuniti sempre a Cochabamba per dare forza e peso al nuovo Tribunale, con l’obiettivo di far pagare ai paesi sviluppati il “debito ecologico” per danni causati all’ambiente. I presidenti dei 9 paesi riuniti nel settimo vertice dell’Alba hanno deciso di creare un gruppo di lavoro per studiare la costituzione del Tribunale. Tra le altre cose, hanno anche sottoscritto una dichiarazione sui Diritti della Madre Terra e gli impatti dovuti al cambio climatico che presenteranno in occasione del Conferenza sul Cambio Climatico che si svolgerà a Copenaghen a fine anno. Nella dichiarazione, ai paesi sviluppati è chiesto di approvare meccanismi di compensazione per i paesi che preservano, proteggono e conservano le loro foreste.

ANNA ALLIOD, cooperante ProgettoMondo Mlal Bolivia

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