mercoledì 19 agosto 2009

Traffico di persone: le leggi sono inefficaci

Fermati, guarda, ascolta. Queste le tre parole chiave della campagna dell’Alleanza Globale contro il Traffico di Persone (GAATW) che mira a promuovere urgentemente un meccanismo di revisione del Protocollo di Palermo, il “Protocollo delle Nazioni Unite sulla prevenzione, soppressione e persecuzione del traffico di esseri umani, in particolar modo donne e bambini”. Si tratta di uno dei tre documenti addizionali alla Convenzione contro il Crimine Transnazionale Organizzato: adottato nel 2000 ed entrato in vigore nel dicembre del 2003, finora è stato ratificato da 130 stati. Oltre ad essere il primo strumento internazionale a contenere una definizione condivisa di “traffico di persone” e a riconoscerne i vari tipi, anche a scopi diversi dallo sfruttamento sessuale, il protocollo intende spronare la cooperazione internazionale perché si attivi nelle indagini e nei processi riguardanti casi di traffico di persone, e informi le legislazioni nazionali in materia, nel pieno rispetto dei diritti umani delle persone trafficate.
Secondo la GAATW e le organizzazioni membro (tra cui anche Projeto Trama, partner di Progetto Mondo Mlal a Rio de Janeiro nel programma “La strada delle bambine”) non sempre questo avviene. Spesso i diritti delle persone trafficate sono violati e i governi utilizzano il Protocollo per soddisfare i propri obiettivi politici: la lotta al traffico di persone diventa una scusa per chiudere le frontiere, reprimere l’immigrazione clandestina e ridurre quella regolare. Il documento “Danno Collaterale” della GAATW denuncia l’inefficacia delle leggi contro il traffico di persone che non sono riuscite a contenere il fenomeno, né a migliorare la situazione per le persone trafficate. Le violazioni più gravi riguardano l’impossibilità di accedere alla giustizia in modo effettivo e tutelato, le condizioni igienico-sanitarie inadeguate e le scarse informazioni ricevute circa i propri diritti politici e civili.
Per istituire un meccanismo di revisione imparziale e trasparente, gli stati dovrebbero appunto “fermarsi, guardare e ascoltare”: chiedersi cosa sia stato realmente fatto finora per fermare il traffico delle persone; riflettere sui progressi realizzati e le lacune ancora esistenti; valutare le leggi e le politiche volte a combattere il traffico di persone; prestare attenzione alle voci delle persone trafficate e della società civile, implementando un meccanismo di consulta e tenendo conto delle opinioni non governative.
Dal 28 al 30 settembre i rappresentanti di alcuni governi chiave si riuniranno a Vienna per decidere se un meccanismo di revisione della Convenzione contro il Crimine Transnazionale Organizzato è effettivamente necessario. Si tratta di un’occasione fondamentale per far sentire la propria voce.
Per firmare la petizione diretta ai paesi che hanno ratificato il Protocollo di Palermo: http://www.gopetition.com/online/28934.html

ILARIA BESSONE, casco bianco nel progetto “La strada delle bambine

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