mercoledì 26 agosto 2009

Circo sociale a Rio: un antidoto alla violenza di tutti i giorni

“Lavoriamo in parti del Brasile che contribuiscono a sostenere tristi statistiche. Con giovani il cui profilo socioeconomico è uguale o simile a quello della popolazione carceraria, in maggioranza formata da neri, poveri, con bassa scolarizzazione e un'età compresa tra i 18 e i 25 anni. Lavoriamo in contesti che confermano i numeri della PNAD (ricerca realizzata annualmente dall’Istituto Brasiliano di Geografia e Statistica) e l’indice di sviluppo giovanile dell’Unesco, che collocano lo Stato di Rio de Janeiro in cima alla classifica delle unità federali con il maggior numero di giovani morti per cause esterne (come assassini con armi da fuoco) e dove il 21% dei giovani di un’età compresa tra i 15 e i 24 anni non studia”. A pronunciare queste parole è Junior Perim, coordinatore dell'ong Crescer e Viver, impegnata a Rio de Janeiro in un progetto di circo sociale.
Ilaria Bessone si trova a Rio come casco bianco di ProgettoMondo Mlal nel progetto “La Strada della Bambine”, nato per arginare lo sfruttamento della prostituzione minorile e prevenire le malattie sessuali. Ha voluto saperne di più su una realtà che fin dal 2000 offre un'alternativa e un futuro dignitoso ad alcuni ragazzi brasiliani che vivono in situazioni a rischio.
Spiega ancora Perim: “Il maggiore contributo che un progetto sociale può dare è la formazione di soggetti. Un progetto sociale non muta effettivamente la realtà. Può promuovere cambiamenti superficiali, ma in Brasile è necessario cambiare la concezione di società, costruire una visione dello Stato diversa. Un progetto sociale forma soggetti che abbiano questa coscienza”.
A Rio de Janeiro il numero di giovani in situazione a rischio sociale è altissimo. Praça Onze (situata tra il quartiere Cidade Nova e il Centro vero e proprio di Rio) è un luogo piuttosto degradato e considerato pericoloso. Qui il tendone ha occupato parzialmente il grande parcheggio di macchine dove traffico di droga, prostituzione e furti a mano armata erano all'ordine del giorno. Inoltre, nonostante la presenza nelle immediate vicinanze di diversi centri istituzionali (tra cui la sede della prefettura, tre università, il tribunale dell’infanzia e dell’adolescenza), di edifici commerciali e culturali (il celeberrimo Sambodromo è a pochi metri), accanto alla piazza è cresciuta una favela, espandendosi sulla vicina collina.
La presenza quotidiana della violenza (che si realizzi o resti una minaccia sempre presente) nella vita degli abitanti di Rio, e in particolare in quella delle comunidades povere, fa si che la vita umana perda gran parte del suo valore.
Renata ha 19 anni e abita a São Gonçalo, il secondo municipio più popoloso dello Stato di Rio de Janeiro, conosciuto come la più grande città-dormitorio del Brasile, dove servizi e infrastrutture sono generalmente carenti. Renata percorre tutti i giorni il lungo ponte di Niteroi per arrivare a Rio: “Mi sveglio al mattino e vado a scuola, poi vengo ad allenarmi o dare lezione. Alle 6 parto per andare a casa, studio, e vado a dormire. Sono qui da quando avevo 12 anni. Il circo mi ha insegnato a convivere con le persone”.
È molto importante imparare a rispettare e prendersi cura del proprio corpo, a relazionarsi con esso in modo sano e positivo, soprattutto in un contesto in cui moltissime ragazze rimangono incinte tra i 15 e i 19 anni, e i bambini passano la maggior parte del tempo in strada, luogo più avventuroso (e talvolta più piacevole) dello spazio domestico, ma dove spesso violenza e abuso di droga sono all’ordine del giorno.
Barbara, 18 anni, abitava nella vicina comunidade. “Ho cominciato nel 2004 – spiega - perché non avevo niente da fare. Eravamo 10 amiche e sono rimasta solo io. Una mia amica veniva solo per i soldi (ci davano una borsa), le altre sono uscite per lavorare, studiare, alcune sono rimaste incinte”. Oggi Barbara ha trasformato completamente la sua vita. “Facendo circo ho imparato a essere più umile, a parlare con le persone e a non trattarle male. La convivenza mi ha insegnato ad avere un altro comportamento. Qui le persone sono diverse, sempre unite”.
Barbara si rivede in molti dei bambini che oggi frequentano i suoi laboratori. Continua: “Molti bambini si comportano come mi comportavo io: è terribile e mi viene molta rabbia ma ricordo che le persone avevano pazienza con me. Il problema maggiore in Brasile è la violenza di tutti i giorni, da parte di persone, polizia, criminali”.

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