lunedì 6 luglio 2009

Honduras: togliere il passaporto italiano a Micheletti?

“Un pensiero mi è venuto in questi giorni orribili, un pensiero ossessivo. Perché non togliere il passaporto italiano al Sig. Micheletti, che si è appropriato della presidenza per smania di potere personale e con il sostegno dell’oligarchia imprenditoriale e militare?” Pino De Seta, cooperante di ProgettoMondo Mlal in Honduras, non accetta quanto sta accadendo nel Paese e scrive: “Vorrei solo ricordare che Micheletti, pochi mesi fa, presentandosi alle elezioni primarie per il suo partito (Partito Liberale) era stato sonoramente sconfitto dagli altri due aspiranti candidati alla presidenza, piazzandosi al terzo posto con un misero 19%. Il popolo, la gente, che secondo lui adesso lo sostiene, non gli ha neanche riconosciuto l’autorità morale per presentarsi alle prossime elezioni”.
Domenica 5 luglio 2009 era il giorno tanto atteso per il rientro del presidente deposto Manuel Zelaya, dopo una prima ipotesi di rientrare il giovedì precedente. Continua il nostro cooperante: “Decine di migliaia di honduregni - secondo un canale televisivo erano almeno 50 mila - si sono riversate per le strade marciando verso l’aeroporto in attesa del loro presidente, sperando di potere riavere la tranquillità e la pace dopo una settimana di menzogne enunciate dal governo golpista che ha messo in atto un coprifuoco durante cui sono stati soppressi i più elementari diritti civili. Un golpe sostenuto anche dalla gerarchia della chiesa cattolica nella persona del Cardinale Oscar Andrés Rodriguez che, dopo 4 giorni di silenzio, si è distinto per uno spot a favore del nuovo governo.
Mentre le TV nazionali - a eccezione del Canale 36, TELE SUR e la CNN - rimanevano mute (per imposizione del governo, o per sostegno ad esso) dinanzi alla moltitudine di cittadini che chiedevano il rientro di Zelaya, il governo golpista ordinava il divieto di atterraggio dell’aereo del Presidente esiliato, adducendo la giustificazione che la sua presenza avrebbe scatenato scontri e guerriglie. Questo mentre nei giorni precedenti, contraddicendosi, il Presidente Micheletti nominato dal congresso, gridava ad alta voce che lo avrebbero arrestato se avesse messo piede in Honduras, in quanto accusato di diversi reati.
La marcia si stava svolgendo in maniera pacifica. La polizia ha permesso ai cittadini di avvicinarsi al recinto dell’aeroporto ma, a un certo punto, i militari da dentro l’aeroporto hanno iniziato a sparare contro i manifestanti, lasciando per terra almeno due morti e circa 20 feriti.
Il popolo del presidente ha atteso invano. L’aereo che trasportava il presidente Zelaya - accompagnato dal presidente dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite Manuel D’Escoto - non è potuto atterrare, in quanto i militari hanno messo di traverso diversi automezzi, costringendo l’aereo a rientrare in El Salvador.
Zelaya intervistato dalla CNN mentre volava nei cieli dell’Honduras, ha dichiarato che lui rientrerà nel suo paese, sia quel che sia, per ristabilire la democrazia, la pace e far uscire l'Honduras dall’era delle caverne Honduras. Era nella quale è stata gettata dall’attuale governo del Sig.Micheletti”.

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