venerdì 12 giugno 2009

Dalle Ong italiane in Perù, un appello per riaprire il dialogo

“La confusione più totale si abbatte sull’intero Perù.[...] Circa 2 mila persone delle comunità indigene, si trovano tutt’ora (9 giugno) bloccate nella zona degli scontri senza la possibilità di ritornare alle proprie abitazioni, in una sospensione dei diritti civili inaccettabile”. A dichiararlo sono le Ong italiane che lavorano in Perù – tra cui ProgettoMondo Mlal - in un appello rivolto “alle proprie sedi in Italia, all’Assemblea delle Ong italiane, al Ministero degli Affari Esteri e al Governo Italiano perché facciano sentire la loro voce per facilitare la riapertura, fra gli interlocutori peruviani, a tutti i livelli, di tutti i possibili canali di dialogo tra le parti”.
Si legge nella comunicazione: “Il tragico bilancio di questo fine settimana in Perù è di decine di morti, centinaia di feriti, migliaia di persone che si sono trovate senza protezione, braccate dalle forze dell’ordine; le organizzazioni indigene, screditate e azzerate; i vecchi pregiudizi verso le popolazioni originarie dell’Amazzonia rinvigoriti direttamente da alti esponenti dello Stato. Un dialogo politico che, pur tra posizioni diverse e contrastanti doveva essere portato avanti il più possibile, è diventato un’azione militare, con drammatici risultati. Purtroppo, ad oggi non si registra una volontà chiara da parte del Governo, del Parlamento, dello Stato in generale di riaprire il dialogo così vitale non solo per gli indigeni, ma per la democrazia e per il Perù”.
Nel dettagliato comunicato che fa luce sulle premesse alla base di tali tragici scontri e sulla gravità degli stessi, il coordinamento delle Ong intaliane in Perù ribadisce che – oltre a chiarire la dinamica di tutti gli avvenimenti sfociati nelle terribili giornate del 5, 6 e 7 giugno - “è indispensabile da subito ripristinare i diritti alla popolazione indigena bloccata a Bagua Chica, Bagua Grande e Jaen perché possano ritornare alle loro comunità d’origine con la dovuta protezione. Senza il riconoscimento e il rispetto, innanzitutto da parte dello Stato e di tutti i cittadini, delle molteplici identità presenti in un Paese come il Perù, non sarà possibile né sviluppo né democrazia”.

Sul nostro sito il comunicato completo

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